La Fondazione Carla Fendi finanzia il Science Gateway del Cern
La presidente Maria Teresa Venturini Fendi racconta il sostegno al grandioso progetto di divulgazione del centro di ricerca di Ginevra: «Gli scienziati sono le nuove star»
di Chiara Beghelli
3' di lettura
Maria Teresa Venturini Fendi aveva nove anni quando Karl Lagerfeld arrivò a Roma per lavorare insieme a sua madre Anna e alle sue zie nell’azienda di famiglia. «Sono cresciuta con lui, i pionieri ti fanno diventare curiosa – racconta –. Ho passato anche io alcuni anni nella moda e chi lavora in questo settore impara a sentire prima, a immaginare quello che accadrà». Dopo una formazione umanistica, la curiosità l’ha spinta verso la scienza, proprio per l’alto tasso di creatività e la capacità di abbracciare e dare risposte alla complessità della vita umana.
«L’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata. L’immaginazione abbraccia il mondo», notava Albert Einstein nel 1929. E quando dopo la morte della zia Carla, nel 2017, le è succeduta come presidente della Fondazione Carla Fendi, la scienza è passata subito in cima alle sue priorità. Incontri con scienziati, talk, il premio annuale Carla Fendi S.t.e.m., la realizzazione di video e documentari, installazioni. Finché Fabiola Gianotti, direttrice del Cern di Ginevra e vincitrice del premio, le ha proposto di partecipare a un progetto molto più grande e ambizioso: il Science Gateway, il primo museo-laboratorio con cui il Cern, tra i più grandi centri di ricerca del pianeta, si apre alle visite del pubblico e che sarà inaugurato domani. L’architettura dei suoi 8mila metri quadri, firmata da Renzo Piano, si ispira alle installazioni e ai tunnel sotterranei del Cern: è formato da cinque edifici che ospiteranno mostre e laboratori, con un auditorium, un negozio e un ristorante. Tutto sarà collegato da un ponte e 2mila mq di pannelli solari e 400 alberi lo renderanno a emissioni zero. Il Gateway sarà aperto ai bambini sopra i 5 anni e si stima che lo visiteranno 400mila persone ogni anno.
«Ho abbracciato con entusiamo questo progetto di divulgazione, il più importante che abbiamo mai seguito – spiega Venturini Fendi –. Abbiamo finanziato la realizzazione e l’allestimento di “Back to the Big Bang”, un’area di circa 200 metri quadrati in uno dei due “tubi” del Science Gateway: condurrà i visitatori fra nebulose, galassie e supernove, attraverso la storia dell’Universo, con l’aiuto di una timeline e strumenti interattivi e immersivi. Siamo tutti interessati al mistero della vita, al di là delle implicazioni religiose e filosofiche: il progetto vuole abbattere la diffusione dell’analfabetismo scientifico, riconnettendo nello stesso tempo il mondo della ricerca e quello delle persone comuni, troppo spesso lontani».
A doversi riavvicinare sono anche le discipline scientifiche e quelle umanistiche, due aree di conoscenza che dopo essere state imprescindibili l’una per l’altra, un’unione di cui fu emblema Leonardo da Vinci, con la rivoluzione scientifica si sono progressivamente scisse, fino quasi a opporsi: «Sol LeWitt, artista al quale abbiamo dedicato dei progetti, adorava fare equazioni e suonare, come molti scienziati – nota ancora –. Abbiamo premiato con il Carla Fendi S.t.e.m. Jerome Lanier, che definirei un uomo rinascimentale contemporaneo: guru della Silicon Valley, celebre per il suo lavoro sulla realtà virtuale, è anche un musicista e colleziona strumenti antichi».
Queste figure così complesse e interessanti potrebbero essere dei potenti attrattori di giovani verso le discipline scientifiche, in un momento in cui i profili di laureati S.t.e.m. sono ricercatissimi ma ancora troppo scarsi. «Gli influencer scientifici esistono già, ma sono certa che nel prossimo futuro saranno gli scienziati le nuove star, anche perché tra l’altro alcuni sono giovani e bellissimi! – prosegue sorridendo Venturini Fendi –. Noi stessi abbiamo premiato vincitori del Nobel come Peter Higgs e François Englert, Fabiola Gianotti, ma anche giovani scienziate italiane comel’astrofisica Marika Branchesi e le esperte di robotica Barbara Mazzolai e Cecilia Laschi. Lavorano a scoperte che riguardano tutti noi, con l’obiettivo di farci stare meglio. Chi fa ricerca spesso è anche una persona molto positiva, che ama la vita, curiosa». D’altra parte, se gli esseri umani hanno iniziato a « filosofare (e a conoscere) – scrisse Aristotele nella sua Metafisica – è a causa della meraviglia».
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