La formazione non solo per i formatori
Oggi sembra che la soluzione di tanti problemi sociali debba essere cercata nella formazione
di Bernardino Casadei*
3' di lettura
Oggi sembra che la soluzione di tanti problemi sociali debba essere cercata nella formazione. Effettivamente la nostra società è estremamente complessa e lo sviluppo dell'informatica non ha portato la semplificazione che ci si poteva attendere. Per poter operare con efficacia in questo contesto sono necessarie competenze sempre più sofisticate, competenze che la formazione afferma di poter sviluppare.
Se però confrontiamo gli importanti investimenti che vengono fatti nel settore e il suo effettivo impatto, è lecito domandarsi se la formazione, così come è oggi concepita, possa realmente contribuire a risolvere i problemi sociali con cui ci confrontiamo. A volte si ha addirittura l'impressione che gli unici veri beneficiari delle attività di formazione siano i formatori, che vengono retribuiti per il loro lavoro.
Nella formazione, così come nella comunicazione, non è importante quello che uno dice, ma quello che l'interlocutore apprende. Il compito del formatore non è più quello di insegnare, ma quello di far sì che chi partecipa impari. Non esiste la lezione da ripetere all'infinito. Ogni lezione deve essere pensata in funzione delle caratteristiche delle persone che l'ascolteranno. Purtroppo questo può rivelarsi estremamente difficile se non impossibile quando il docente non abbia la possibilità di conoscere i propri studenti, problema che si è acutizzato con le lezioni online, quando è spesso impossibile capire dal linguaggio corporeo dei partecipanti, se il messaggio sta effettivamente passando. Malgrado ciò è possibile seguire alcuni accorgimenti per rendere le proprie lezioni efficaci.
Il primo passo consiste nel ridurre al minimo i concetti che si vogliono presentare. Le lezioni in cui il docente parla come una mitragliatrice e magari presenta delle diapositive che possono essere lette solo con la lente di ingrandimento sono chiaramente inutili, ma sono ancora molto diffuse. Le capacità di assorbimento dei nostri interlocutori sono limitate e, grazie a internet, le possibilità di approfondimento sono praticamente infinite. Per questo il compito del docente non può essere quello di esaurire il tema, ma individuare quei due o tre concetti fondamentali e assicurarsi che questi vengano compresi, magari presentandoli da una pluralità di punti di vista e integrandoli con tanti esempi.
L'altro grosso rischio in cui può incappare il formatore è quello della ricerca dell'esattezza. Ora l'epistemologia moderna ci insegna che l'errore è parte integrante della conoscenza e che, quindi, ogni nostra rappresentazione del reale è necessariamente viziata da un qualche errore. Più il docente conosce la sua materia e più è consapevole di quanto ci siano distingui ed eccezioni e di quanto ogni sua affermazione si porti con sé delle imprecisioni. Il suo compito è quello di individuare il livello di errore che è adatto alle esigenze dei propri interlocutori. È per questo probabile che le sue affermazioni saranno, da un punto di vista formale e astratto, imprecise, ma questo non deve essere un problema. Non occorre il bilancino del farmacista per pesare sacchi di farina. Solo così la comunicazione potrà essere effettivamente appresa.
Infine una formazione per essere efficace deve essere tempestiva ossia deve possibilmente avvenire quando il discente ne ha effettivamente bisogno. In caso contrario verrà probabilmente dimenticata e quindi non servirà a nulla. Oggi siamo sottoposti ad un continuo bombardamento di informazioni, nozioni, concetti e, a meno di non trasformarli immediatamente in esperienza di vita, magari anche solo attraverso delle esercitazioni, essi sono destinati a scivolare via senza lasciare traccia.
Detto ciò è però necessario chiedersi se la formazione di cui la nostra società ha veramente bisogno sia lo sviluppo di sempre nuove competenze o non sia invece quella volta a formare la persona umana. In fondo che importanza ha avere tante competenze se poi non si è in grado di stabilire il fine e il significato della propria esistenza?
* Presidente Associazione Promotori del Dono
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