Viaggio nella maliarda Macao, penisola del gioco e dei contrasti
La Fortezza di Guia, Piazza Senato e le repliche di Venezia
“Nella Macao vecchia in un’ora si fa tanta strada. I marciapiedi dai mosaici bianchi e neri da villa romana hanno le figure nere: conchiglie, aragoste, ippocampi, galeoni e stelle…”. Ancora la scrittura di Lawrence Osborne può guidare nel cuore lusitano di Macao dove le sirene rutilanti dei casinò giungono più attutite. Il pavimento in pietra delle stradine che salgono e scendono, gli austeri palazzi coloniali fanno compiere balzi indietro nel tempo, poi interrotti dalla presenza di altarini buddisti: alla trapezoidale Fortezza di Guia si è straniti dall’apparizione del primo faro in stile occidentale che sia sorto in Asia, mentre nella cappella affrescata delle clarisse, le piastrelle e il coro fanno venire alla mente i conventi della penisola iberica. Persino Largo do São Domingos e Avenida de Almeida Ribeiro, che si sfiorano in Piazza Senado, trasmettono questa sensazione di connessione col passato, subito spazzata via però dall’apparizione della replica del Colosseo e del Venetian. Del resto, il fascino unico di Macao è proprio questa continua e inafferrabile, concreta eppure impalpabile successione di stili e prospettive che compaiono e spariscono subito dopo come il rosso e il nero della roulette.