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La fotografia computazionale non è più una esclusiva dei Big degli smartphone

L’introduzione di algoritmi e software di elaborazione grafica ha conquistato anche dispositivi più economici. Si allarga così il mercato della fotografia

di Gianni Rusconi

AI, multi-device e occhiali che traducono: il futuro per Google

3' di lettura

Scatti di altissima qualità, almeno in fatto di definizione, senza essere (o diventare) necessariamente degli esperti in fotografia. Lasciando quindi perdere composizione o espressività dell'immagine, vi sono smartphone che hanno dalla loro requisiti tecnici tali da poter sostituire in toto una fotocamera compatta ed offrire funzionalità e prestazioni non lontane da quelle delle macchine professionali di fascia media.

Telefonini con a bordo quattro obiettivi non sono più un'eccezione, e nemmeno sensori stabilizzati capaci di offrire fino a 108 megapixel di risoluzione. Dai primi cameraphone (primi anni 2000) a oggi, la tecnologia ha compiuto passi da gigante e raggiunto solo nell'ultimo decennio avanguardie considerate solo futuristiche. E non solo. Perché a favore dei telefonini c'è la praticità di portarseli sempre con sé e scattare in qualsiasi momento, prerogativa che viene meno con le macchine bridge e mirrorless (senza scomodare volutamente le reflex). La scelta fra i modelli con i requisiti giusti per tenere il passo con gli apparecchi fotografici tradizionali è abbastanza nutrita: volendo stilare una griglia di merito, si può pescare fra i top di gamma delle solite Apple e Samsung (iPhone 13 Pro e Galaxy S22), il meglio che offre Google (Pixel 6 Pro) e le ammiraglie dei vendor cinesi, da Xiaomi 12 Pro a Oppo Find X5 Pro, da OnePlus 10 Pro a Vivo X60 Pro 5G. Quali i parametri da tenere maggiormente in considerazione? Le funzionalità delle fotocamere e le caratteristiche delle ottiche sono ovviamente in cima alla lista ma altrettanto importanti sono lo spazio di archiviazione (che sia sufficientemente capace), il supporto per schede di memoria microSD (vitale per immagazzinare filmati 4K), la durata della batteria e ovviamente il software che governa l'usabilità dell'hardware a disposizione.

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Tecnologia europea per i brand cinesi

Oppo (e One Plus) a braccetto con la svedese Hasselblad, Vivo e il flirt prolungato con la tedesca Zeiss (con la quale lavora anche Sony) e da ultimo, in ordine di tempo, il sodalizio fra Xiaomi e Leica, che porterà a breve al battesimo del primo smartphone (la serie 12S o 12 Ultra) sviluppato congiuntamente dalle due aziende. Le alleanze fra i produttori cinesi e le aziende tech della fotografia europea sono un dato di fatto e riflettono l'intenzione dei primi di riaffermare il concetto che l'innovazione in campo mobile può essere coltivata nel lontano Oriente. Sul piatto non c'è solo il tentativo di rafforzare il marchio (strada che aveva seguito del resto con successo anche Huawei, adottando nel 2016 gli obiettivi di Leica) ma anche un prezioso tassello di uno sviluppo tecnologico che vuole aprire nuove frontiere del mobile imaging fra lenti, sensori e algoritmi. Prendiamo l'esempio di Oppo. Nel 2014, introduceva sul mercato la tecnologia “pixel binning”, grazie alla quale il segnale raccolto da più pixel del sensore veniva elaborato per ottenere immagini migliori in condizioni di scarsa illuminazione. Nell'estate del 2019 annunciava la tecnologia “under-screen camera” e con essa il supporto di un modulo fotografico personalizzato in grado di catturare più luce, sfruttando algoritmi di machine learning istruiti per migliorare la prestazione della fotocamera. Un mese fa, ha tolto i veli a MariSilicon X, tecnologia che apre le porte a una nuova era della fotografia computazionale. Cosa significa? Che grazie alla prima unità neurale (Neural Processing Unit) e alla sua capacità di eseguire fino a 18 trilioni di operazioni al secondo si sblocca la potenza di elaborazione necessaria all'imaging di nuova generazione e si alimentano ulteriormente gli algoritmi di visione computerizzata che permettono di capire come dovrebbe “pensare” la fotocamera di uno smartphone. Se oggi si può scattare (o riprendere video) anche in assenza di luce, e una gamma dinamica e dettagli paragonabili alle foto notturne, il merito è certamente dell'intelligenza artificiale ma a fare la differenza è spesso la qualità e le prestazioni di sensori e ottiche. E almeno queste ultime sono ancora stabilmente in mano ai produttori europei.


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