La Francia chiede sanzioni Onu contro i trafficanti di schiavi in Libia
di Riccardo Sorrentino
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Parigi chiederà sanzioni Onu per il traffico di esseri umani in Libia. «La Francia proporrà di assistere il comitato per le sanzioni nell’individuare le persone e le organizzazioni che hanno compiuto traffici di esseri umani nel territorio libico»■ ha detto al consiglio di sicurezza l’ambasciatore François Delattre. «Contiamo sul sostegno dei membri del consiglio perché si facciano progressi verso questo obiettivo».
La Francia starebbe anche elaborando un documento insieme alla Gran Bretagna e alla Svezia perché si blocchino gli assets e si vietino i viaggi alle persone coinvolte in questi traffici. La scorsa settimana, su iniziativa italiana, il Consiglio di sicurezza ha già adottato una risoluzione che chiede azioni più dure contro il traffico e la schiavitù.
Il problema libico è molto grave e chiama direttamente in causa l’Unione europea. Qualche giorno fa, un video della Cnn ha documentato un’asta di essere umani realizzata da trafficanti in Libia, con la vendita di alcuni ragazzi, in condizioni di schiavitù, a qualche centinaio di dollari. Un rapporto dell’Onu ha intanto parlato di «migliaia di uomini, donne, bambini emaciati e traumatizzati, ammucchiati l’uno sull’altro». Questi tragici eventi sarebbero il risultato della politica europea di collaborazione con le autorità pubbliche, e l’Unione europea è stata chiamata ad affrontare le proprie responsabilità.
L’iniziativa francese all’Onu segue di poche ore la proposta lanciata dal presidente Emmanuel Macron, che intende aiutare gli africani in pericolo di schiavitù ad abbandonare la Libia. «Proporrò che l’Africa e l’Europa corrano in salvataggio delle persone intrappolate in Libia e portino un sostegno massiccio per l’evacuazione delle persone in pericolo», ha detto Macron un discorso agli studenti universitari a Ouagadougou in Burkina Faso.
Il presidente francese intende proporre questa «iniziativa euro africana» al vertice Ue-Africa di Abdijan, in Costa d’Avorio, domani, per colpire «le organizzazioni criminali e le reti di trafficanti», tornando a considerare la tratta dei migranti come schiavi «crimine contro l’umanità».
La proposta di Macron punta evidentemente anche a rilanciare la leadership francese sulla Libia, sulla quale insistono anche Stati Uniti e l’Italia. Su un piano solo leggermente diverso ha anche giudicato troppo lento il lavoro della iniziativa G-5 Sahel, animata da Burkina Faso, Chad, Mali, Mauritania e Niger che avrebbe l’obiettivo di garantire la sicurezza, sia contro la violenza jihadista sia contro il traffico di persone. «È indispensabile vincere questa guerra il più rapidamente possibile».
L’area non è certo tranquilla e il presidente ha potuto immediatamente rendersene conto. Poco prima dell’arrivo di Macron nella capitale del Burkina Faso una granata lanciata contro i soldati francesi ha infatto ferito tre civili. La stessa delegazione del presidente sarebbe stata oggetto di un lancio di sassi che avrebbero distrutto il finestrino di un pulmino che ospitava politici e imprenditori al seguito del presidente.
Macron è in viaggio in Africa - visiterà anche il Ghana, paese non appartenente all’area di influenza francese - con l’intenzione dichiarata di aprire una nuova stagione delle relazioni diplomatiche con le ex colonie e gli altri paesi del continente. «Se vuole saperlo - ha risposto a una studentessa - io da presidente non avrei ordinato» l’intervento in Libia. «Non serve a niente prendersela con Gheddafi senza avere un progetto. Io sono contrario ad interventi dall’esterno che non siano portatori di una soluzione politica».
Il presidente ha una lunga frequentazione dell’Africa. È stato stagiaire in Nigeria quando frequentava l’Ena, l’Alta scuola della pubblica amministrazione, e ha poi visitato più volte il Mali. «Appartengo a una generazione - ha quindi potuto dire - che non viene qui a dire agli africani cosa fare. Appartengo a una generazione - ha poi aggiunto - per la quale la vittoria di Nelson Mandela è uno dei migliori ricordi politici». «Non appartengo - ha inoltre detto - a coloro che dicono che il continente africano è pieno di crisi e di miseria. Sarò al fianco di coloro che credono che l’Africa non è né un continente perduto né ha bisogno di essere salvato».
Durante il G20 a luglio, però, le sue parole aveva creato qualche scandalo.
«La sfida dell’Africa è una sfida di civiltà, aveva detto, aggiungendo: «Quando alcuni paesi, ancora oggi, hanno 7-8 bambini per donna, anche se deciderete di donare miliardi di euro, non riuscirete a stabilizzare nulla».
Ieri, parlando a un pubblico di studenti africani, è stato più attento, anche affrontando temi sociali tipicamente moderni, come quelli della condizione femminile: «In nessun paese dell’Africa una ragazza di 13 o 14 anni deve essere più costretta a sposarsi e fare figli», ha detto aggiungendo: «Sarò al fianco di tutti i capi di Stato e di governo africani che faranno la scelta della scolarizzazione obbligatoria delle ragazze».
È immediato mettere in relazione la visita di Macron con le dichiarazioni di Washington che, dopo un attacco in Niger che ha ucciso otto tra soldati locali e Usa, ha annunciato un maggior coinvolgimento in una regione, non a caso chiamata la Francafrica, dove Parigi ha tradizionalmente esercitato una forte influenza.
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