ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùRespinta la richiesta di Roma

La Francia nega l’estradizione degli ex terroristi rossi in Italia

La Corte d’Appello di Parigi ha deciso di negare l’estradizione richiesta dall’Italia per i 10 ex terroristi arrestati nell’ambito dell’operazione “Ombre rosse” nell’aprile 2021

L’ex membro delle Brigate Rosse, Maurizio di Marzio (Epa)

5' di lettura

La Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi ha deciso di negare l’estradizione richiesta dall’Italia per i 10 ex terroristi rossi arrestati nell’ambito dell’operazione “Ombre rosse” nell’aprile 2021.

La decisione della Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi - ha spiegato il presidente - si è basata, a sostegno della sua decisione, sugli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sul rispetto della vita privata e familiare e sul giudizio in contumacia.

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Si conosceranno nei prossimi giorni le motivazioni dettagliate della decisione con la quale è stata negata l’estradizione. La decisione, secondo quanto riferisce l’Ansa, può essere impugnata dalla procura generale francese.

«Rispetto le decisioni della magistratura francese, che agisce in piena indipendenza. Aspetto di conoscere le motivazioni di una sentenza che nega indistintamente tutte le estradizioni. Si tratta di una sentenza a lungo attesa dalle vittime e dall’intero Paese, che riguarda una pagina drammatica e tuttora dolorosa della nostra storia», è stato il commento a caldo della Ministra della giustizia, Marta Cartabia.

In serata il ministro della Giustizia francese Eric Dupond-Moretti ha chiamato la Guardasigilli italiana. Tra i due, si apprende, c’è un buon rapporto. E fu proprio un loro colloquio, più di un anno fa, all’origine della svolta che portò il governo francese alla storica decisione di inoltrare le richieste di estradizione ai giudici, superando un blocco politico che durava da decenni.

Lacrime e abbracci alla lettura della sentenza

In aula a Parigi sono scoppiate grida di gioia, abbracci e lacrime alla lettura della sentenza che potrebbe aver messo fine alla quarantennale vicenda degli ex terroristi italiani degli anni di piombo. Dopo un anno e 3 mesi dall’operazione “Ombre Rosse”, con la quale i governi di Italia e Francia avevano sbloccato la vicenda dando il via alla richiesta di estradizioni, la giustizia francese ha respinto in blocco tutte le richieste per i 10 ex terroristi. In aula, ci sono stati abbracci dei protagonisti con mariti, mogli, figli e qualche nipote: molti hanno pianto. Altri, rimasti fuori, hanno esultato quando hanno capito che per tutti c’era stata la non accettazione della richiesta italiana.

I terroristi coinvolti

Le domande di estradizioni riguardavano:
1) Giorgio Pietrostefani: 78 anni. Da tempo malato, per le conseguenze di un trapianto è spesso in ospedale e in condizioni che non gli hanno consentito finora di essere presente alla altre udienze che lo riguardavano. È stato uno dei fondatori di Lotta Continua, in Italia ha avuto una condanna a 22 anni come uno dei mandanti dell’omicidio Calabresi.

2) Enzo Calvitti, 67 anni, ex psicoterapeuta oggi in pensione ed ex Br condannato in contumacia a 18 anni di carcere per associazione a scopi terroristici e banda armata.

3) Narciso Manenti, 64 anni, 40 dei quali trascorsi in Francia, arredatore e gestore di una società di comunicazione. È sposato dal 1985 con una donna francese dalla quale ha avuto 3 figli ed è oggi nonno. Ex membro dei “Nuclei armati per il contropotere territoriale”, fu condannato nel 1983 all’ergastolo per l’omicidio dell’appuntato Giuseppe Gurrieri.

4) Giovanni Alimonti, 66 anni, padre di due figlie e oggi anche lui nonno, faceva invece parte delle Brigate rosse. È stato condannato nel 1992 a 19 anni di carcere per il tentato omicidio di un poliziotto nel 1982, Nicola Simone.

5) Roberta Cappelli, 66 anni, è stata condannata all’ergastolo in isolamento per tre omicidi avvenuti a Roma: quello del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, ucciso l’ultimo dell’anno del 1980, dell’agente di polizia Michele Granato (9 settembre 1979) e del vice questore Sebastiano Vinci (19 giugno 1981).

6) Marina Petrella, 67 anni, ex Br come la Cappelli, condannata come lei per l’omicidio del generale Galvaligi, del sequestro del giudice Giovanni D’Urso, avvenuto a Roma il 12 dicembre del 1980, e dell’assessore regionale della Democrazia Cristiana Ciro Cirillo, avvenuto a Torre del Greco il 27 aprile del 1981 e nel quale furono uccisi due membri della scorta, per l’attentato al vice questore Nicola Simone (insieme a Cappelli e Alimonti).

7) Sergio Tornaghi, ex brigatista, 63 anni, anche lui condannato all’ergastolo, fra l’altro per l’omicidio di Renato Briano, direttore generale della “Ercole Marelli”.

8) Maurizio Di Marzio, 60 anni, sfuggito alla retata dell’aprile 2021 e arrestato in seguito, è al centro di una diatriba sulla prescrizione. Dovrebbe scontare in Italia un residuo di pena a 5 anni e 9 mesi di carcere per banda armata, associazione sovversiva, sequestro di persona e rapina. Di Marzio gestisce a Parigi da molti anni un noto ristorante, il ’Baraonda’.

9) Raffaele Ventura, 70 anni, ex Formazioni Comuniste Combattenti, dovrebbe scontare 20 anni di carcere in Italia dopo essere stato condannato per concorso morale nell’omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra, avvenuto il 14 maggio 1977, durante una manifestazione della sinistra extraparlamentare a Milano.

10) Luigi Bergamin, 72 anni, ex militante dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo), è anche lui al centro di una battaglia legale per la prescrizione. Deve scontare una pena a 16 anni e 11 mesi di reclusione come ideatore dell’omicidio del maresciallo Antonio Santoro, capo degli agenti di polizia penitenziaria ucciso a Udine il 6 giugno 1978 da Cesare Battisti

Le reazioni ala sentenza

Alla lettura nel tribunale di Parigi della sentenza che ha respinto le richieste di estradizione in Italia per i 10 ex terroristi, un gruppo di italiani guidato dal deputato della Lega Daniele Belotti, ha gridato “assassini!’. Del gruppo, che aveva srotolato uno striscione di protesta davanti al palazzo di Giustizia prima dell’udienza, fanno parte anche il sindaco di Telgate, in provincia di Bergamo, comune di origine di uno degli ex terroristi, Narciso Manenti, e il presidente e vicepresidente dell’associazione carabinieri di Bergamo intitolata a Giuseppe Gurrieri, l’appuntato ucciso nel 1979 da Manenti davanti al figlio di 11 anni.

Per Irène Terrel, storica legale degli ex terroristi italiani rifugiati in Francia, nella sentenza di oggi che nega l’estradizione «sono stati applicati i principi superiori del diritto», con riferimento al rispetto della vita personale, privata e della salute degli imputati e alle controverse norme del processo in contumacia.

L’avvocato Alessandro Gamberini, legale italiano dell’ex militante di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, condannato in Italia come uno dei mandanti dell’omicidio del commissario Calabresi, ha detto del suo assistito che «la Francia ha deciso 25 anni fa che l’avrebbe accolto e le persone non sono pacchi postali che possono essere rispediti indietro. È una decisione ragionevole presa per la tutela delle persone e del radicamento familiare ed esprimo soddisfazione, anche perché ho sempre pensato che lui sia innocente».

Deluso, invece, Mario Calabresi, giornalista e figlio del commissario di polizia ucciso 50 anni fa, che avverte nella sentenza della Corte d’Appello di Parigi «il sapore amaro del sistema francese, che per decenni ha garantito l’impunità a un gruppo di persone che si sono macchiate di reati di sangue».

«Negare l'estradizione da parte della Francia ad un gruppo di terroristi rossi è un atto gravissimo che non ha nulla a che vedere con il garantismo e la libertà di espressione sempre difesi da Parigi. Qui si tratta di partecipazione attiva ad un progetto criminale ed eversivo», ha commentato invece su Twitter il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani.

Anche il Pd esprime «delusione» per la decisione di Parigi di negare l’estradizione richiesta dall’Italia per i 10 ex terroristi rossi. «È una decisione grave» per le implicazioni che comporta rispetto alla sofferenza dei familiari delle vittime e alla memoria delle vittime stesse, dicono dal Nazareno.

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