La frenesia digitale contagia il nuovo pubblico delle aste
di Chiara Beghelli
3' di lettura
«Nel marzo 2020 ho pensato che fosse tutto finito, che avrei dovuto cambiare mestiere»: se a dirlo è Aurel Bacs, consulente con la moglie Livia Rysso della sezione orologeria di Phillips, colui che nel 2017 ha battuto all’asta l’orologio più pagato al mondo, il Rolex Daytona Paul Newman, venduto per 17,7 milioni di dollari, significa che un anno fa il mondo delle aste ha tremato dalle fondamenta. «Mi chiedevo come avremmo fatto senza la parte fisica dei nostri eventi, necessaria per studiare, capire, toccare un oggetto. Eppure, abbiamo investito moltissimo nel digitale, sempre in nome dell’eccellenza, e proprio quel 2020 lo abbiamo chiuso con un fatturato cresciuto del 50% e clienti triplicati – continua –. La pandemia ha dato al nostro settore una spinta incredibile: non potendo spendere in barche, case o viaggi, molti investimenti si sono rivolti agli orologi, un bene che si è potuto godere anche chiusi in casa propria. E il mese scorso a Ginevra abbiamo condotto l’asta più importante della storia dell’orologeria, con un fatturato di quasi 35 milioni di euro», prosegue.
Phillips sta per aprire la sua nuova sede a Manhattan, pensata con approccio phygital, perché la rivoluzione è iniziata e va abbracciata, pur restando saldi sui propri principi: «Come in ogni periodo si crisi i clienti preferiscono investire su marchi solidi come Patek Philippe e Rolex. Ma c’è anche molto interesse per gli orologi delle manifatture indipendenti, come F.P. Journe, Philippe Dufor e Roger Smith.»
Il 2020 è stato un anno eccezionale anche per Sotheby’s: «Un anno da record: il totale delle nostre aste è stato di 97,5 milioni di dollari, sono quadruplicate per valore, e le vendite private sono raddoppiate rispetto al 2019 – spiega Sam Hines, al vertice del dipartimento orologi della casa d’aste –. Questo perché i collezionisti hanno avuto più tempo per valutare e anche perché il digitale ci ha permesso di intercettare una clientela più ampia e più giovane». A Manhattan Sotheby’s ha anche aperto di recente The Emporium, un negozio dove i lotti si possono acquistare subito: «Orologi e gioielli stanno andando benissimo – prosegue –, come nella nostra piattaforma online Buy Now, lanciata a settembre».
Ora la sfida è capire se questa frenesia digitale resterà anche dopo la fine della pandemia, quando si potrà tornare alle aste con centinaia di persone in sala: «Fra ottobre e dicembre 2020 abbiamo battuto tre record per le aste online – spiega Remi Guillemin, specialista del dipartimento orologi di Christie’s – e abbiamo visto aumentare del 211% il valore dei lotti offerti online. La globalizzazione del mercato con aste online più curate è il trend più importante del 2020. Abbiamo anche imparato a farne su misura, e il successo delle aste online si sta ripercuotendo anche sugli eventi fisici. Certamente ogni mercato mantiene le sue peculiarità: a Dubai, per esempio, piacciono gli orologi più grandi, i colorati e i pezzi unici; Ginevra è il mercato per gli orologi da taschino e gli Stati Uniti per i pezzi vintage più sofisticati. Per questo cerchiamo anche di orientare i nostri clienti a vendere sulla piazza giusta».
E sono ben 90 le aste offerte ogni settimana solo online da Catawiki, piattaforma specializzata presente in 60 Paesi, che attraggono sempre più giovani alla ricerca di pezzi vintage dai prezzi “democratici”: il 25% degli utenti sono Millennial, ma quelli della Gen Z (18-24 anni) sono aumentati quest’anno del 45%. A proposito di avanguardie digitali, su un aspetto tutti concordano: gli Nft, i Non Fungible Token, si espanderanno velocemente anche nelle aste di orologi. Anche grazie a questo nuovo popolo di giovani, appassionati e curiosi collezionisti.
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