Milano, la Gdf acquisisce atti sull’ospedale in Fiera: sotto la lente spese e consulenze
La struttura, costata 21 milioni, è sorta in piena emergenza a marzo, con 220 posti di terapia intensiva. La Regione intende prolungarne l’esistenza per due anni, con 7 milioni in più. I punti critici: distanza dagli ospedali e personale
di Sara Monaci
2' di lettura
L’ospedale negli ex padiglioni della Fiera di Milano - realizzato in 20 giorni per ospitare 220 posti di terapia intensiva e inaugurato il 31 marzo in piena emergenza coronavirus - è ancora sotto la lente della procura di Milano. Dopo l’apertura di un fascicolo modello 45, quindi senza reati né indagati al momento, in seguito all'esposto del sindacato Adl Cobas Lombardia, il nucleo tributario della Gdf di Milano ha fatto acquisizioni di documenti.
Gli uomini della Guardia di finanza non sono entrati nella sede della Fondazione Fiera Milano, che ha gestito i lavori e, almeno dal punto di vista comunicativo, promosso la raccolta di fondi, arrivati a 22 milioni; bensì in Via Manin dove ha sede la fondazione di Comunità di Milano Città, Sud Est, Sud Ovest e Adda Martesana. È questo ente ad aver concretamente raccolto i fondi, con donazioni molto generose, fino a 10 milioni (quelli di Silvio Berlusconi e di un ramo della famiglia Caprotti, per esempio).
L'inchiesta è coordinata dal pm Cristiana Roveda e dall’aggiunto Maurizio Romanelli. Nella denuncia, firmata dal portavoce del sindacato Riccardo Germani e depositata tramite l’avvocato Vincenzo Barbarisi, si segnala che l’operazione della costruzione della struttura modulare in Fiera «presenta delle criticità già dal giorno successivo alla decisione di pubblicizzazione da parte di Regione Lombardia della Fondazione Fiera Milano per la lotta al Coronavirus».
L’ospedale è stato costruito con risorse private, per quanto promosso da una fondazione partecipata sia da Regione Lombardia che da Comune di Milano (in cui la prassi vuole che il presidente sia scelto dalla Regione), e quindi teoricamente non sono sprechi di finanziamenti pubblici. Inoltre è stato costruito senza gare ma con la partecipazione di tante aziende, essendo una fase di emergenza, in cui la Lombardia ha avuto bisogno di arrivare a “inventarsi” in un solo mese quasi mille posti di terapia intensiva in più rispetto ai circa 720 disponibili in condizioni normali. Poi la gestione è stata affidata al Policinico di Milano, quindi ad una struttura di esperti del settore.
Tuttavia le criticità sono emerse per varie ragioni: la distanza dagli ospedali e la difficoltà a reperire dottori e infermieri (che evidentemente farebbero fatica ad andare e venire dall’ospedale in Fiera). Il risultato al momento è che non è stato praticamente usato, se non per una ventina di pazienti. Rimarrà aperto per due anni secondo la volontà della Regione Lombardia, con un finanziamento di ulteriori 7 milioni chiesti al governo.
Inoltre è possibile che sotto la lente degli inquirenti ci siano possibili consulenze o utilizzi impropri di denaro. Tutto da verificare.
Intanto in Regione sono arrivati altri 25 milioni di donazioni, con la scritta “Ospedale in Fiera”, ma i vertici regionali hanno deciso di destinarli ad altro.
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