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La grande (e rischiosa) scommessa di Wall Street: un taglio dei tassi da 300 punti base

I titoli tecnologici quotano 25 volte gli utili, un multiplo che esibivano quando il costo del denaro stabilito dalla Fed era inferiore al 2%. Mentre il 3 maggio con ogni probabilità questo sarà portato al 5,25%. Anche i future sui tassi proiettano uno scenario inferiore al 3% a fine 2024

di Vito Lops

(peshkova - stock.adobe.com)

4' di lettura

«Non taglieremo i tassi nel 2023». Lo ha detto più volte nel corso di quest’anno il governatore della Federal Reserve Jerome Powell. Non è l’unico a pensarla così perché nelle proiezioni economiche di marzo elaborate dalla banca centrale statunitense, che accorpa le previsioni sui tassi di tutti i membri del consiglio direttivo, spunta un tasso terminale per fine anno medio al 5,1%.

Il mercato già “vede” il taglio dei tassi

Il mercato però non la pensa così. Il Nasdaq quota già adesso con multipli corrispondenti a un taglio dei tassi da 300 punti base. I future sui tassi prevedono una “mannaia” di tagli da 225 punti da qui a fine 2024. Il 27 aprile sono arrivati una serie di dati macro che sembrano dare più ragione al mercato che a Powell. Perché nel primo trimestre il Pil Usa è cresciuto dell’1,1% annualizzato, molto meno del 2,6% del trimestre precedente e molto meno delle attese (1,9%). Anche il mercato immobiliare - spesso spia di quello che cova il ciclo economico - ha fatto scattare l’allarme.

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L’INVERSIONE DELLA FED
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A marzo il numero di compromessi per la vendita di case è sceso del 5,2%, contro attese per un +0,5%. Rispetto al marzo 2022, il dato è in ribasso del 23,2%. Si vendono meno case perché le banche stanno elevando gli standard per la concessione del credito anche a seguito dei problemi di liquidità innescati lo scorso mese dai fallimenti di Signature, Silvergate, Silicon Valley Bank a cui potrebbe presto aggiungersi First Republic Bank.

Se sarà davvero recessione - il Conference board si aspetta una contrazione del Pil Usa a partire dalla metà dell’anno - con ogni probabilità assisteremo nei prossimi mesi a un deterioramento del mercato del lavoro, l’ultimo a cadere dopo Pmi e real estate. Su questo fronte il mercato dimostra ancora resilienza, per quanto all’interno di un trend di indebolimento. Sempre il 27 aprile è stato pubblicato l’aggiornamento delle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione: 230mila, meno dei dei 246mila della settimana precedente e delle attese (240mila).

La sorvegliata speciale resta sempre l’inflazione

Sorvegliata speciale poi resta sempre l’inflazione dopo che il dato trimestrale dell’indice pce (personal consumption expenditure) è tornato a rialzare la testa su base trimestrale tanto nella versione generale (dal 3,7% al 4,2%) quanto in quella”core”, depurata per i prezzi dei bene alimentari ed energetici (dal 4,4% al 4,9% contro attese al 4,7%).

La resilienza di occupazione e inflazione -che per natura offrono dati ritardati rispetto all’andamento del ciclo economico - con ogni probabilità non fermerà la Fed dal compiere un’ulteriore stretta a inizio maggio, da 25 punti base con un tasso che potrebbe arrivare al 5,25%. Il punto è però che il mercato sta già visualizzando un futuro a tassi molto più bassi. Lo spiega il +20% da inizio anno dell’indice tecnologico Nasdaq. Si tratta, tra i grandi panieri, della migliore performance azionaria al mondo.

A questi livelli le tech stocks statunitense quotano 25 volte gli utili, un multiplo che esibivano quando i tassi della Fed erano sotto al 2%. A conti fatti chi sta comprando Nasdaq oggi sta incamerando l’opzione che la Fed sia piuttosto lesta nel tagliare i tassi di circa 300 punti base. Anche se osserviamo i future sui tassi si scopre una stima del mercato piuttosto aggressiva da parte della riserva federale perché le proiezioni vedono un costo del denaro planare al 2,9% entro fine 2024, con già tre tagli dei tassi da 25 punti base tra settembre e dicembre di quest’anno.

Smentendo difatti le dichiarazioni guardinghe di Powell che, memore di quanto accaduto negli anni ’70 - quando l’allora presidente Volcker tagliò subito i tassi ai primi segnali di disinflazione salvo poi subire altre due ondate inflazionistiche - in ogni caso valuterà con molta attenzione le prossime mosse. Il mercato sta già esprimendo il suo verdetto.

Per questo motivo sarà molto importante il meeting del 2-3 maggio dove Powell sarà chiamato ad aggiornare la rotta. A quel punto i mercati potrebbero restare delusi o trovare conferma nel loro movimento d’anticipo perpetrato in questa prima fetta del 2023. C’è però una grande incognita che espone al rischio tutti gli investitori in questo momento.

L’incognita sull’inflazione: tecnica, leggera o dura

Se recessione sarà nessuno può dire se questa sarà tecnica (due trimestri e poi si riparte), leggera (non troppo pesante da digerire) o dura (con un pesante deterioramento degli utili delle società). Le quotazioni del Nasdaq ad oggi sono sbilanciate più su uno scenario da soft landing (Pil cal ma non va sottozero) o recessione tecnica. In caso di “hard landing” gli attuali multipli sarebbero rivisti al ribasso.

«I valori raggiunti dagli indici azionari già scontano scenari che non sono confermati dai dati fondamentali - spiega Paolo Nardovino, analista finanziario specializzato nelle tecniche di Gann -. Anche se molte delle trimestrali rilasciate dalle aziende principali in questi giorni sono state superiori alle attese degli analisti (che continuano a mantenersi prudenti, ndr) le prospettive per i prossimi trimestri non sono così rosee come il mercato sconta, e l'equity risk premium a Wall Street è ora ai livelli più bassi degli ultimi 15 anni, siamo intorno all1.5%.

Quindi investire sul mercato Usa in questi prossimi mesi porta ad avere un rendimento atteso che è molto meno attraente rispetto agli anni precedenti.Da un punto di vista ciclico si può ipotizzare un primo picco annuale da registrare prima dell'estate e poi nei mesi di luglio ed agosto potrebbero arrivare al pettine i nodi che adesso si vedono all'orizzonte e che sono stati solo rimandati ma non risolti».

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