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La green economy cambia il lavoro: oltre 500mila assunzioni in Italia nel 2019

Secondo il decimo Rapporto Unioncamere-Symbola l’approccio eco-sostenibile delle aziende ha fatto aumentare del 5,3% il numero degli addetti negli ultimi cinque anni, per la metà assunti con contratti a tempo indeterminato

di Francesca Barbieri

Oltre 3 milioni green jobs, investono 432 mila imprese

3' di lettura

Dal cuoco sostenibile all’esperto in gestione dell’energia. Dal meccanico industriale green al giurista ambientale. E ancora: installatore di reti elettriche a migliore efficienza, meccatronico green, installatore di impianti di condizionamento a basso impatto ambientale, promotore edile di materiale sostenibili, informatore ambientale, specialista in contabilità verde.
Dieci figure innovative
(o che hanno subito un processo di rinnovamento) sbocciate grazie alla crescita della green economy in Italia.

Oltre 3 milioni di green jobs
Nel 2018 il numero dei green jobs – in base ai dati Istat rielaborati all’interno del decimo Rapporto GreenItaly, realizzato da Unioncamere per la Fondazione Symbola – ha superato la soglia dei 3 milioni, l’equivalente del 13,4% del totale dell’occupazione complessiva, rispetto al 13% del 2017 (oltre 100mila addetti in più). E allargando l’obiettivo sugli ultimi cinque anni, la crescita complessiva è stata del +5,3 per cento. Guardando ai dati regionali, in Lombardia si concentra il 21,3% dei green jobs occupati in Italia, segue il Lazio, che ne somma un altro 10,3%: le due regioni da sole rappresentano un terzo delle professioni “eco-friendly” del Paese. Considerando, invece, l’incidenza relativa (percentuale sul totale degli occupati) sono Trentino-Alto Adige ed Emilia Romagna le regioni più “verdi”(15,2% e 15% di lavoratori).

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Anche nel 2019 la domanda di green jobs da parte del mondo produttivo continua a crescere: il numero di contratti di assunzione messi in cantiere dalle imprese che riguardano questo tipo di profili è pari a circa 521.747 unità. Il dato di flusso è superiore rispetto a quanto riscontrato nel precedente rapporto di Unioncamere e Anpal, in cui il valore era di 473.500 unità.

Più istruiti, formati, esperti e con il posto fisso assicurato in un caso su due. I profili green richiesti dalle aziende devono avere titoli di studio elevati: nel 35,2% dei casi si tratta di una laurea, rispetto al 9,8% registrato per le altre figure professionali. Forte è anche l’esigenza avvertita di formazione (interna ed esterna): 44,6% contro 36,4%.

Dai professionisti della green economy i futuri datori di lavoro si aspettano anche un’esperienza specifica nel settore, richiesta in un caso su tre (mentre la media generale è del 17,7 per cento).

Contratti stabili
A fronte di tutti questi requisiti, le assunzioni a tempo indeterminato rappresentano oltre il 49,2% dei casi, quasi il doppio rispetto al resto delle figure professionali (stabili nel 25,7% dei casi). I lavoratori che rispondono all’identikit appena descritto sono spesso introvabili, proprio perché devono soddisfare un mix di preparazione di base, competenze ed esperienza. La difficoltà di reperimento arriva al 41,1%, contro il 24,5% nel caso delle professioni non green.

Green economy e innovazione
Dalle previsioni di assunzione 2019 delle imprese emerge poi un legame a doppio filo tra green economy e innovazione. Dei nuovi contratti per dipendenti previsti nell’area progettazione e ricerca e sviluppo, infatti, oltre i due terzi (66,4%) sono green jobs.
Rilevante la presenza di green jobs anche nelle funzioni tecniche (48,2%) e in un’area strategica come quella del marketing e comunicazione (34,5%). È ben più alta rispetto alla media (pari al 10,4%), anche la presenza di figure “verdi” nell’area direzionale (23,9%). L’ingresso di figure green in azienda è spesso legata all’esigenza di sviluppare nuove aree di business e non a sostituire professionisti in uscita.
Se consideriamo le rilevazioni del sistema informativo Excelsior di Unioncamere, le imprese che nel 2019 hanno programmato di assumere attraverso nuovi contratti , per il 21,5% hanno richiesto di figure non in sostituzione e non già presenti in azienda (il valore relativo alle altre figure professionali è pari a 17,8%).

Parola d’ordine: flessibilità
La flessibilità e la capacità di adattamento sono attitudini ritenute molto importanti per il 77,4% dei nuovi contratti relativi a green jobs, contro il 61,2% relativo alle altre figure professionali. Un’altra competenza richiesta in modo marcato nel caso dei green jobs è la capacità di lavorare in gruppo (66,5% contro 48,7%). Al terzo posto per importanza si colloca la capacità di risolvere problemi (63,3% contro 35,7%), assieme alla capacità di lavorare in autonomia (59% contro 37,9%).
Infine, per circa il 47,5% delle professioni “verdi” programmate in entrata è importante il possesso della capacità comunicativa scritta e orale in italiano (contro 34,4% rilevato per i nuovi contratti non green), ma uno spread si rileva anche per la capacità comunicativa scritta e orale in lingue straniere (28,3% contro 15,6%).

Per approfondire
Imprese italiane più competitive grazie agli eco-investimenti
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Oltre 432mila imprese italiane negli ultimi 5 anni hanno investito nella green economy

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