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La guerra Israele-Hamas spinge le azioni delle industrie della difesa

Dal 6 ottobre i titoli del settore hanno rialzi fino al 15,8% di Northrop Grumman e 13,2% di Leonardo Drs. Il boom di Rheinmetall

di Gianni Dragoni

(AFP)

3' di lettura

La guerra tra Israele e Hamas ha affossato le Borse ma i titoli delle aziende che producono armi stanno beneficiando di nuovi rialzi, come già era avvenuto con la guerra tra Russia e Ucraina nel 2022. Dal 7 ottobre, il giorno in cui Hamas ha ucciso 1.300 persone nel Sud di Israele ed è seguita un’azione di guerra di Israele contro la striscia di Gaza che ha fatto 3.785 vittime tra i palestinesi (fino al 19 ottobre), le azioni delle società del comparto difesa hanno ripreso slancio in tutto il mondo.

I rialzi maggiori negli Stati Uniti

I rialzi maggiori in questa fase sono quelli dei titoli delle aziende americane, evidentemente nella prospettiva che arrivino lucrose commesse con il nuovo pacchetto di aiuti fino a 100 miliardi di dollari presentato dal presidente Joe Biden a favore di Ucraina (60 miliardi), Israele e Taiwan (40 miliardi tra tutti e due). Lockheed Martin, il principale contractor del Pentagono, che costruisce i cacciabombardieri F-16 e F-35 e i missili a lunga gittata Atacms e i Javelin (in joint venture con l’ex Raytheon), ha visto salire le proprie azioni del 12,1% rispetto al 6 ottobre. Dall’inizio di quest’anno a oggi le azioni Lockheed hanno perso il 6,5%, mentre dalla fine del 2021 a oggi hanno avuto un rialzo del 25,6 per cento.

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Per Northrop +15,8%

Il rialzo maggiore però è quello dei titoli di Northrop Grumman, terza grande società americana del settore: +15,8% dal 6 ottobre a oggi, 20 ottobre. Rialzi anche per General Dynamics (+8,2%), che costruisce soprattutto armamenti terrestri tra cui i carri armati M1 Abrams e per Rtx, ex Raytheon (+5,9%), numero uno mondiale dei missili, produce gli Stinger e i Javelin, i primi due tipi di missili forniti dagli Stati Uniti all’Ucraina nel 2022.

Leonardo Drs cresciuta del 13,2%

Il boom degli stanziamenti americani per le armi ha toccato anche il gruppo italiano Leonardo, ex Finmeccanica. Non direttamente la casa-madre guidata da Roberto Cingolani, ma la controllata americana Leonardo Drs. Questa società alla fine dell’anno scorso si è fusa con l’israeliana Rada, è quotata a New York e a Tel Aviv, l’ex Finmeccanica ne controlla l’80% del capitale. Dal 6 ottobre le azioni di Leonardo Drs hanno guadagnato il 13,2 per cento. La casa madre italiana, a lungo depressa in Borsa prima che scoppiasse la guerra tra Russia e Ucraina, ha visto salire le azioni dai 6,30 euro di fine 2021 fino ai 13,86 euro della chiusura di oggi. Nell’intero arco di tempo da fine 2021 a oggi le azioni Leonardo hanno avuto un rialzo del 120% (di cui 67,2% dall’inizio di quest’anno). Dallo scoppio della guerra Israele-Hamas i titoli Leonardo hanno guadagnato il 7,1 per cento.

Dalla guerra in Ucraina boom di Rheinmetall

Ma l’azienda di armi che ha avuto i rialzi di Borsa più alti nel mondo è la tedesca Rheinmetall, che produce munizioni, blindati terrestri, carri armati tra cui i Leopard (insieme alla Kmw). Dalla fine del 2021 a oggi le azioni del gruppo di Duesseldorf sono più che triplicate, da 83,06 a 259,90 euro (+213%). Dal 6 ottobre a oggi hanno avuto un rialzo dell’11,5%, il più alto fra le società europee. Un’altra società tedesca, Hensoldt, specializzata in elettronica (fornisce anche l’Eurofighter), partecipata al 25,1% da Leonardo, ha guadagnato il 9,4 per cento.

Thales e Dassault

Sempre prendendo come riferimento il 6 ottobre, in Francia i titoli di Thales hanno guadagnato l’8,5%, quelli di Dassault Aviation (che costruisce i caccia Mirage e Rafale) il 5,4 per cento. La britannica Bae Systems, numero uno in Europa nel comparto delle armi e difesa, ha avuto un incremento del 7,5 per cento. La svedese Saab, che costruisce i caccia Gripen, dal 6 ottobre ha avuto rialzi del 6,1%, mentre rispetto alla fine del 2021 le sue azioni hanno fatto una corsa del 141,8 per cento.

Ribassi per Boeing, Airbus e Rolls-Royce

Al contrario, lo scoppio della nuova guerra ha portato nuovi timori per il trasporto aereo commerciale. Si spiega così il ribasso delle azioni di due giganti dell’aerospazio, Boeing (-4,6%) e Airbus (-0,1%), i due grandi produttori mondiali di jet per trasporto passeggeri e merci. In ribasso dal 6 ottobre anche le azioni della britannica Rolls-Royce (-3,4%), che produce motori per i jet commerciali e gli aerei da guerra e per navi. Ma dall’inizio di quest’anno il valore di Borsa è raddoppiato. Nei giorni scorsi la società ha annunciato che taglierà da 2.000 a 2.500 posti di lavoro (su 42.000) per essere più efficiente.

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  • Gianni DragoniCaporedattore, inviato

    Luogo: Roma

    Lingue parlate: italiano, inglese, francese

    Argomenti: economia, finanza, industria aerospazio, difesa, industria ferroviaria, trasporto aereo, grandi aziende pubbliche, privatizzazioni, bilanci società di calcio, stipendi manager, governance società quotate, conflitti d'interesse

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