La guerra non convenzionale che la Russia combatte con le armi della «disinformatia»
di Giuseppe Chiellino
3' di lettura
Prendi un briciolo di verità e dopo averlo gonfiato e distorto a dovere diffondilo sui media attraverso i cosiddetti “official outlets” e con il turboventilatore dei social. È la ricetta perfetta della disinformazione che dal 2014 la Russia sta utilizzando come arma non convenzionale nei confronti dei “potenziali nemici”, in particolare Unione europea e Stati Uniti, con effetti sempre più evidenti nella politica interna dei due blocchi.
L’obiettivo è chiaro: destabilizzare i nemici potenziali con l’impiego integrato di forze militari e misure politiche, economiche, informative e altri interventi “non-militari”, facendo leva sulla protesta latente delle opinioni pubbliche. È la “Dottrina militare russa 2014” descritta in un breve report della “EU East StratCom Task Force”, l’unità di comunicazione strategica del Servizio esterno della Commissione europea messa in piedi dall’Alto rappresentante per la sicurezza dell’Ue su richiesta del Consiglio europeo di marzo 2015.
Il rapporto, presentato in un seminario nei giorni scorsi, descrive i dati raccolti in questo primo anno di monitoraggio della «guerra di nuova generazione» come l’hanno definita i vertici militari russi, un intreccio ben calibrato di dati e informazioni false, discredito dei vertici politici e militari dei paesi-obiettivo e propaganda destabilizzante. Alla luce di alcune vicende, come quella del candidato alla presidenza francese Fillon, viene da pensare che destabilizzante è anche l’ingenuità di alcuni di questi leader. Ma in molti altri casi le “fake news” si sono dimostrate efficaci quanto artificiose.
Gli esempi citati nel rapporto e nelle newsletter che l’unità pubblica ogni settimana sono i più disparati: dai banchi dei supermercati europei vuoti (con tanto di foto) dopo le settimane di gelo di inizio anno al dispiegamento di forze Nato nei Paesi dell’Est di cui ampiamente si era parlato nel 2016. Le notizie pro-Cremlino, ricorda il rapporto, raccontavano di 3.600 carri armati Nato dispiegati a ridosso dei confini con la Russia. Migliaia furono i commenti e le condivisioni su Facebook e Twitter ma in realtà si trattava di soli 87 tank in Paesi del patto per esercitazioni previste da tempo. Uno dei bersagli preferiti è la Germania, di volta in volta accusata dalla tv di Stato di voler invadere l’Ucraina, di cercare il conflitto con la Russia, di sostenere i neo-nazisti sempre in Ucraina o di aver deciso di uscire dall’euro entro fine anno.
L’idea di fondo nella strategia bellica non-militare di Mosca, secondo il rapporto europeo che cita un’affermazione del ministro della Difesa russo Sergey Shoygu di marzo 2015, è che «parole, fotocamere, fotografie, internet e informazione in generale sono già diventate un altro tipo di armi, un nuovo tipo di esercito». Che richiede risorse e investimenti: ogni anno la Russia spende tra i 600 milioni e un miliardo di dollari per foraggiare gli “official outlets”. Solo a Rossiya segodnya e a Russia Today (presente in 100 Paesi) arrivano 300 milioni di euro. Tra i beneficiari anche Sputnik, disponibile in 33 lingue diverse, italiano compreso. Cifre importanti, certo, ma infinitesime rispetto alle spese per armamenti tradizionali.
Il Centro di giornalismo investigativo Re:Baltica ha censito più di una decina di Ong in Estonia, Lettonia e Lituania che in tre anni avrebbero ricevuto 1,5 milioni di euro: in comune hanno i nomi dei fondatori e dei membri del board. Edward Lucas, senior editor dell’Economist, ha censito per Disinfo Review (newsletter dell’unità europea) più di 2500 casi settimanali di inquinamento delle informazioni in Europa occidentale attraverso più di 100 newsletter che raggiungono 18mila lettori e vengono regolarmente riprese dai media locali, dai governi e dai servizi di sicurezza.
Il rapporto ricorda anche la recente inchiesta dell’Economist sulle relazioni tra i partiti nazionali dei Paesi dell’Unione e la Russia, con un “rating” per ciascun partito in base al livello di approvazione dei rispettivi militanti nei confronti della leadership russa. Si va dal Front National in Francia all’Ukip in Uk, passando per Podemos in Spagna e tre partiti greci, Syriza compreso. Per l’Italia figurano la Lega Nord e Forza Italia.
Gli Stati Ue finora sono apparsi impreparati a questo nuovo scenario che non poco ha contribuito a disegnare un’immagine dell’Unione e dell’intera società europea decadente e disperata, che di sicuro contiene alcuni semi di verità, come prevede il “protocollo”. Le contromisure si stanno costruendo sullo stesso terreno: EUvsDisinfo sono le pagine su Twitter e Facebook.
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