La Juve in extremis agguanta il pari. Milan, Napoli e Inter con il fiatone
Quanta fatica le big! La Juve pareggia in extremis con la Salernitana
di Dario Ceccarelli
I punti chiave
5' di lettura
Sarà che si fa sentire la Champions. Sarà che ci sono troppi infortuni. Sarà che con il trionfo del volley azzurro ai mondiali iin Polonia tutto il resto sembra più meschino. Sarà tutto quello che volete, però questo weekend calcistico non è stato proprio esaltante, anzi. Certo non così disastroso come il finale del Gran Premio di Monza, con il surreale pasticcio della safety car che chiude la corsa davanti a Verstappen e Leclerc, ma lo spettacolo che in questo fine settimana hanno dato le big del campionato non è migliore di quello che ha offerto la Formula uno.
I «resti» della Juventus
Cominciamo dalla Juventus, o meglio dai resti della Juventus considerando il sovraffollamento della sua infermeria. Mentre il recupero di Chiesa si allontana, e quello Di Maria e Pogba è rinviato a giorni migliori, i bianconeri hanno rischiato con la Salernitana un pesante tonfo casalingo che avrebbe ulteriormente abbassato l'autostima di una squadra che da un pezzo è alla ricerca di sé stessa e del bel tempo perduto.
Sotto di due gol alla fine del primo tempo (Candreva al 18' e Piatek al 50 ‘ su rigore), la Juve nella ripresa è partita a testa bassa cercando di salvare il salvabile. E in qualche modo, con la forza della disperazione, c’è riuscita. Prima accorciando le distanze con una inzuccata di Bremer e poi, dopo una girandola di cambi e varie occasioni svanite per un soffio, con un rigore di Bonucci fischiato per un fallo su Alex Sandro al 92’. Anche il penalty del 2-2 però è stato col brivido perché il capitano della Juventus è riuscito a segnare solo dopo la respinta del portiere Sepe.
Nel parapiglia finale, i bianconeri trovano anche il gol del 3-2 con Milik. Ma il Var ha annullato tra mille proteste e accuse contro l’arbitraggio per una posizione probabilmente irregolare di Bonucci. Un finale con risse multiple e l’espulsione di Allegri, Milik, Fazio e Cuadrado. Che dire? Primo che è stato un finale imbarazzante. Poi che il Var lascia comunque molte zone d’ombra. Infine che alla Juve è andata bene così. Un ribaltone, dopo quel primo tempo inguardabile, sarebbe stato troppo. Allegri dice che «la stagione inizierà a gennaio» per via dei tanti infortuni. Discorsi abbastanza surreali per una società con le ambizioni della Juventus.
Ma anche le altre big hanno fatto una gran fatica. La stessa Atalanta, che avrebbe avuto la ghiotta opportunità di tornare da sola in testa alla classifica, ha rimediato uno sfuocato pareggio (1-1) casalingo con Cremonese.
Milan e Napoli, avanti col fiatone
E le altre? Pure il Milan e il Napoli sabato hanno sudato sette camicie. La squadra di Pioli, pur superando la Sampdoria a Genova (1-2), ha finito in sofferenza come se avesse affrontato il Real Madrid. Vero che l'espulsione di Leao, a inizio ripresa, ha riaperto una partita che i rossoneri avevano già in mano, vero che il pareggio di Djuricic arrivato poco dopo ha modificato tutto, resta comunque che il Milan ha chiuso in grande affanno.
Idem il Napoli, che pure veniva dal clamoroso successo con il Liverpool. Con lo Spezia, i partenopei sono passati nel finale grazie a una stoccata di Raspadori. I liguri si sono difesi con ordine, ma gli uomini di Spalletti sono stati poco concreti. Si è sentita l'assenza di cinque titolari, riconfermando una delle fragilità di questa squadra: che non ha dei ricambi all'altezza e una panchina in grado di reggere la pressione del doppio impegno.
Questo è il bicchiere mezzo vuoto. Se si guarda quello mezzo pieno, è invece confortante che le due capoliste, pur faticando, siano riuscite a centrare l'obiettivo prioritario: quello di portare a casa i tre punti. La “sciocchezza “ di Leao, una inutile rovesciata in gioco pericoloso, poteva costare cara ai rossoneri. Invece il Milan ha chiuso la partita proprio nel momento in cui stava rischiando di cadere. È un segno di crescita vincere a denti stretti. L'ingenuità viene invece dalla doppia ammonizione di Leao, il talento più rappresentativo dei rossoneri, che contro il Napoli, nella prossima sfida, non sarà iin campo. Probabile che Pioli a porte chiuse lo abbia giustamente strigliato. Anche il Napoli dovrà comunque fare a meno di Osimhen. Quindi il duello sarà ad armi pari. Un bel test per vedere chi ha le carte in regola per andare avanti a testa alta.
L’Inter ancora nel tunnel
Abbiamo parlato di “sofferenza” e di fiatone. Bisogna quindi ritornare sull'Inter che, dopo le batoste con Milan e Bayern Monaco, ha dovuto superare a San Siro uno scoglio pericoloso: quello del Torino, squadra tosta e aggressiva che infatti ha messo alle corde i nerazzurri per almeno settanta minuti. Diciamo la verità: si era messa male per Inzaghi. Già volavano i fischi. I granata però hanno avuto solo un demerito: di non affondare il colpo e di trovarsi davanti un super Handanovic che in almeno quattro occasioni ha negato il gol agli ospiti. Ecco proprio Handanovic e Barella, i più discussi, sono stati gli artefici di un successo in extremis che per l'Inter vale oro. Un altro passo falso sarebbe stato difficile da gestire. Ma i tre punti, e la buona volontà, non devono cancellare la realtà: e cioè che i nerazzurri sono opachi, impauriti, privi di un gioco apprezzabile. Inzaghi avrà parecchio da fare per ricompattare un ambiente facile alle depressioni e alle nostalgie (ogni riferimento a Conte non è casuale).
L’Udinese va, l’Atalanta frena
Male anche l'Atalanta. Anzi, peggio. La squadra di Gasperini, bloccata da una Cremonese che conquista il secondo punto di questo campionato, ha perso una grossa occasione per prendere il volo in solitaria. Magari sarebbe stata una fuga non decisiva, però un allungo avrebbe dato smalto ai bergamaschi. Perdere punti in casa, contro avversari non irresistibili, è un vecchio vizio dell'Atalanta. Urge rimediare per non ricascarci. Chi se la ride è invece l'Udinese che, battendo in trasferta il Sassuolo (1-3) vola in classifica portandosi a un punto dal trio di testa, Milan, Napoli e Atalanta (quota 14). I friulani, che hanno vinto in rimonta (Samardzic e doppietta di Beto) proseguono tranquilli nella loro scalata verso la vetta. E nel prossimo turno se la vedranno con l'Inte: un interessante crash test per entrambi.
Signori si nasce, il dito medio di Sarri
Chiudiamo con Maurizio Sarri, sempre saldamente in testa nella speciale classifica per il premio fair play di questo campionato. Il tecnico della Lazio, nonostante il successo (2-0) dei biancorossi sul Verona, a una ventina di minuti dalla fine ha perso le staffe rivolgendo il dito medio al direttore sportivo gialloblù, Francesco Marroccu. Sarri dopo la partita ha sdrammatizzato: «Credevo che mi avesse detto di sedermi, invece Francesco mi aveva detto solo di stare calmo. Ci abbiamo riso sopra», ha concluso Sarri con il suo consueto aplomb britannico.
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