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La Lehman Brothers cinese? Ecco perché le Borse restano caute

l caos immobiliare cinese è solo una delle cause della debolezza delle Borse: investitori preoccupati più per i tassi Fed. Ecco perché

di Morya Longo

La Borsa, gli indici del 18 agosto 2023

2' di lettura

Se si guarda l’indice delle Borse globali, l’Msci global, si direbbe che le preoccupazioni siano alle stelle: ha infatti registrato la maggiore perdita settimanale dallo scorso marzo. Eppure se si guardano con maggiore profondità le performance effettive delle singole Borse, e soprattutto le motivazioni del calo, si scopre che il caos cinese non è la maggiore preoccupazione sui mercati occidentali. Le Borse temono più il rialzo dei tassi da parte della Fed e la questione cinese è vista - per ora - solo come una potenziale aggravante del rallentamento economico globale.

La storia che arriva dai listini

Lo dimostrano innanzitutto le performance delle Borse: escludendo quelle asiatiche (con Hong Kong in calo del 2,05% ieri e del 5,89% in settimana), quelle europee e statunitensi non hanno perso così tanto. Milano ha ceduto lo 0,42% e nell’ultima settimana l’1,81%, Francoforte lo 0,62% e l’1,59% e Parigi lo 0,39% e il 2,40%. Un po’ peggio le Borse statunitensi, ma per via dei timori sui tassi. Se si guardano le spiegazioni che girano tra gli investitori e le agenzie di stampa, si scopre infatti che a pesare maggiormente sui listini è l’inflazione che potrebbe spingere le banche centrali (anche la Federal Reserve Usa) ad alzare ancora i tassi d’interesse. La Cina, un po’ in tutti i commenti, appare più come un rumore di fondo.

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La storia che arriva dal sondaggio

Anche se si guarda l’ultimo sondaggio tra i gestori globali realizzato da Bank of America e pubblicato proprio in questi giorni, si nota tutto tranne che preoccupazione. Gli investitori ribassisti e pessimisti (bearish in inglese) sono ai minimi da febbraio 2022, la quantità di cash nei portafogli è scesa al 4,8% al minimo da 21 mesi (questo indica bassa paura), gli investitori che sottopesano le azioni nei loro portafogli sono al minimo dall’aprile 2022.

E soprattutto, se si chiede agli investitori quali siano i maggiori rischi attualmente, la Cina compare solo alle ultime posizioni: vengono prima l’inflazione alta e le banche centrali aggressive (45% delle risposte del sondaggio), la geopolitica (14%), il credit crunch e la recessione globale (14%) e solo al quarto posto con il 12% viene un generico «evento di credito sistemico». Approfondendo con una specifica domanda cosa si intenda, solo il 15% degli intervistati punta il dito sul settore immobiliare cinese. È vero che il sondaggio è stato realizzato tra il 4 e il 10 agosto e pubblicato ora, ma anche ora i commenti generali mostrano solo una cauta preoccupazione sulla Cina.

Le ragioni della cautela

I motivi sono due. Uno: il mercato finanziario cinese è relativamente chiuso e isolato dal mondo occidentale, dunque tanti pensano che un eventuale contagio possa essere limitato in occidente. Due: le Autorità e il Governo in Cina hanno la possibilità di intervenire se la situazione precipitasse. Il problema è però più economico: la Cina sarà anche isolata sui mercati finanziari, ma non lo è affatto dal punto di vista economico. Un suo rallentamento non farebbe altro che pesare ulteriormente sulla debole congiuntura europea e statunitense.

Riproduzione riservata ©
  • Morya LongoVicecaposervizio

    Luogo: Milano

    Lingue parlate: Italiano, inglese

    Argomenti: Finanza, mercati azionari e obbligazionari

    Premi: Vincitore del premio State Street 2018 – Giornalista dell’anno, autore del miglior scoop

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