La Lehman Brothers cinese? Ecco perché le Borse restano caute
l caos immobiliare cinese è solo una delle cause della debolezza delle Borse: investitori preoccupati più per i tassi Fed. Ecco perché
di Morya Longo
I punti chiave
2' di lettura
Se si guarda l’indice delle Borse globali, l’Msci global, si direbbe che le preoccupazioni siano alle stelle: ha infatti registrato la maggiore perdita settimanale dallo scorso marzo. Eppure se si guardano con maggiore profondità le performance effettive delle singole Borse, e soprattutto le motivazioni del calo, si scopre che il caos cinese non è la maggiore preoccupazione sui mercati occidentali. Le Borse temono più il rialzo dei tassi da parte della Fed e la questione cinese è vista - per ora - solo come una potenziale aggravante del rallentamento economico globale.
La storia che arriva dai listini
Lo dimostrano innanzitutto le performance delle Borse: escludendo quelle asiatiche (con Hong Kong in calo del 2,05% ieri e del 5,89% in settimana), quelle europee e statunitensi non hanno perso così tanto. Milano ha ceduto lo 0,42% e nell’ultima settimana l’1,81%, Francoforte lo 0,62% e l’1,59% e Parigi lo 0,39% e il 2,40%. Un po’ peggio le Borse statunitensi, ma per via dei timori sui tassi. Se si guardano le spiegazioni che girano tra gli investitori e le agenzie di stampa, si scopre infatti che a pesare maggiormente sui listini è l’inflazione che potrebbe spingere le banche centrali (anche la Federal Reserve Usa) ad alzare ancora i tassi d’interesse. La Cina, un po’ in tutti i commenti, appare più come un rumore di fondo.
La storia che arriva dal sondaggio
Anche se si guarda l’ultimo sondaggio tra i gestori globali realizzato da Bank of America e pubblicato proprio in questi giorni, si nota tutto tranne che preoccupazione. Gli investitori ribassisti e pessimisti (bearish in inglese) sono ai minimi da febbraio 2022, la quantità di cash nei portafogli è scesa al 4,8% al minimo da 21 mesi (questo indica bassa paura), gli investitori che sottopesano le azioni nei loro portafogli sono al minimo dall’aprile 2022.
E soprattutto, se si chiede agli investitori quali siano i maggiori rischi attualmente, la Cina compare solo alle ultime posizioni: vengono prima l’inflazione alta e le banche centrali aggressive (45% delle risposte del sondaggio), la geopolitica (14%), il credit crunch e la recessione globale (14%) e solo al quarto posto con il 12% viene un generico «evento di credito sistemico». Approfondendo con una specifica domanda cosa si intenda, solo il 15% degli intervistati punta il dito sul settore immobiliare cinese. È vero che il sondaggio è stato realizzato tra il 4 e il 10 agosto e pubblicato ora, ma anche ora i commenti generali mostrano solo una cauta preoccupazione sulla Cina.
Le ragioni della cautela
I motivi sono due. Uno: il mercato finanziario cinese è relativamente chiuso e isolato dal mondo occidentale, dunque tanti pensano che un eventuale contagio possa essere limitato in occidente. Due: le Autorità e il Governo in Cina hanno la possibilità di intervenire se la situazione precipitasse. Il problema è però più economico: la Cina sarà anche isolata sui mercati finanziari, ma non lo è affatto dal punto di vista economico. Un suo rallentamento non farebbe altro che pesare ulteriormente sulla debole congiuntura europea e statunitense.
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