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La lettera degli scienziati all’Oms: «Il contagio aereo è più forte»

Un pool di 239 specialisti mette in guardia dai rischi di trasmissione del virus. Servono misure più stringenti, dalle mascherine all’aria condizionata

di R.D.R.

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3' di lettura

Un errore pensare che si possano attenuare le restrizioni sul Covid-19. Non solo, è probabile che il virus si propaghi nell’aria ben più di quanto immaginato finora. Sono queste le indicazioni che provengono da una lettera aperta firmata da 239 esperti di 32 Paesi. Lettera che ha suscitato clamore nella comunità medica e in quella scientifica. Il report è indirizzato all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) affinché riveda le proprie raccomandazioni sul coronavirus, includendo anche la trasmissione aerea del virus. La missiva dei ricercatori sarà pubblicata la settimana prossima su un giornale scientifico, ma è stata anticipata dal New York Times. Secondo gli esperti che l’hanno redatta ci sono prove del fatto che il Covid-19 si trasmetta nell’aria e questo, se verificato dall’Oms, potrebbe aver importanti conseguenze.

Mascherine ancora necessarie?

Se così fosse, riporta il New York Times, le mascherine sarebbero necessarie anche negli spazi al chiuso, a prescindere dal distanziamento sociale. Ma implicherebbe anche una revisione dei sistemi di ventilazione nelle scuole, negli ospizi, nelle case e negli uffici per minimizzare il ricircolo dell’aria. La lettera degli scienziati genera una certa preoccupazione. Fino a questo momento, infatti, l’Oms aveva ribadito a più riprese che il virus non è generalmente aerobico, sostenendo al contrario - come, da ultimo, in un documento del 29 giugno - che il Covid-19 si trasmette per via aerea solo in condizioni estreme, come ad esempio nel corso di una serie di procedure mediche nelle quali si generano degli aerosol. In altre parole la ricerca sembra destinata ad avere un impatto importante sulle raccomandazioni in materia di prevenzione.

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Situazione critica in India

Intanto la mappa dei contagi, che mostra le regioni più critiche e i Paesi più colpiti, si ricompone settimana dopo settimana: ora è l’India a risalire la lista nera. Sono stati accertati 697.413 casi di coronavirus, superando la Russia (680.283). L’India diventa così il terzo Paese al mondo per numero di contagi dietro a Stati Uniti (2.888.635) e Brasile (1.603.055). Lo rende noto il sito dell’università americana Johns Hopkins. Il numero dei decessi totali nel Paese asiatico è pari a 19.268. Le autorità indiane hanno revocato la decisione di riaprire il monumento del Taj Mahal, dopo che sono stati rilevati nuovi casi nell’area. Secondo i dati rilevati dalla Johns Hopkins sono 234 le vittime nelle ultime 24 ore; il numero totale dei decessi è di 129.891 persone.

Il caso Brasile

Il quadro allarmante del Brasile non accenna a modificarsi: oltre 1,6 milioni di casi e 65mila morti. Il totale dei contagi nel Paese, dall’inizio dell’epidemia, supera quota 1,6 milioni. I decessi complessivi sono stati 64.867. Il nuovo bilancio giunge mentre la città di San Paolo, una delle più colpite, si prepara alla riapertura di bar, ristoranti, parrucchieri e saloni di bellezza, seguendo l’esempio di quanto già avvenuto a Rio de Janeiro durante il week end. A San Paolo riapriranno per sei ore al giorno anche i piccoli negozi di strada e i centri commerciali, dopo avere operato per quattro ore giornaliere dall’11 giugno.

Australia, lockdown da record

Un’altra emergenza è scattata in Australia. Da oggi più di 6,6 milioni di persone saranno isolate a causa di un aumento dei casi di coronavirus a Melbourne. Lo riporta la Cnn. Lo Stato australiano di Victoria e il New South Wales saranno messi in lockdown per la prima volta dall’inizio della pandemia. Il Victoria ha registrato il picco giornaliero più alto con 127 nuovi casi, di cui 16 in un popolosissimo condominio popolare. In Australia, oltre 8.500 persone hanno contratto il coronavirus e 106 sono morte. Infine non si allenta la presa sulla Russia, che nelle ultime 24 ore ha registrato 6.611 nuovi casi di coronavirus, per un totale 687.862 contagi. I morti sono stati invece 135, per un totale di 10.296. 3579 invece i guariti, per un totale di 454.329.

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