La leva sviluppo per governare le migrazioni, al via il summit di Roma
Meloni e Tajani riuniscono oggi alla Farnesina 21 Paesi di Europa, Medioriente e Africa, primo stadio del Piano Mattei: obiettivo avviare una piattaforma pluriennale globale sul «modello Tunisia»
di Carlo Marroni
I punti chiave
3' di lettura
Stabilizzazione e sviluppo del Mediterraneo “allargato” e di una parte importante dell’Africa. La Conferenza Internazionale su sviluppo e migrazioni che si terrà oggi presso il palazzo della Farnesina è il primo stadio del “Roma Process”, un programma politico diplomatico a medio termine che il governo di Giorgia Meloni mette in atto che fino ad oggi era (e lo è ancora) conosciuto come Piano Mattei, termine destinato a cambiare nome e riempirsi di contenuti. A Roma arrivano i rappresentati di 21 paesi di Europa, Medio Oriente e Africa, organizzazioni internazionali del sistema Onu (Unhcr, Iom, Fao, Wfp), la Ue ai massimi livelli, con Ursula von der Leyen e Charles Michel, e poi da Washington Fmi e Banca Mondiale, oltre ad altre istituzioni finanziarie multilaterali. L’obiettivo è ambizioso, certamente: avviare una piattaforma pluriennale strategica globale e inclusiva che coinvolga tutti i protagonisti. La spinta iniziale è arrivata dal tema delle migrazioni crescenti verso l’Italia, primo porto di approdo mediterraneo – dall'inizio dell’anno gli sbarchi sono triplicati, 78.182 ad oggi – ma poi il progetto si è ampliato notevolmente.
Il progetto di sviluppo
Oggi quindi la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con il suo vice e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, incontrerà capi di Stato ed esponenti dei paesi interessati a questo progetto di sviluppo, paesi divisi si può dire in tre blocchi: quelli Ue del Mediterraneo (Spagna, Malta, Grecia e Cipro, oltre all'Italia), quelli che “sostengono” per varie ragioni i paesi africani, quindi del Medio Oriente (Kuwait, Arabia, Emirati, Qatar e Bahrein, Oman) e quelli dell’Africa direttamente interessata nel tema delle migrazioni e del Mediterraneo (Algeria, Egitto, Etiopia, Giordania, Libano, Libia, Mauritania, Marocco, Niger, Tunisia). Presente anche la Turchia, strategica su tutti i temi. Come si vede quindi lo sguardo è sulle rotte delle migrazioni sia dal Sahel che dal Corno d’Africa sia sui dossier specifici, a partire dalla Libia, sul cui quadrante, per l’Italia forse il più strategico, agiscono vari paesi, anche del Golfo. Il messaggio, e anche in qualche modo l’impegno, è quello di creare a regime soluzioni “su misura”, abbandonando aiuti a pioggia e isolati dagli paesi Ue (in questo si richiama il “modello-Tunisia” riferito al protocollo firmato a Tunisi pochi giorni fa), in coordinamento anche i paesi arabi e del Global South.
Parola d’ordine: stabilità politica
La parola d’ordine è: stabilità politica per creare sviluppo sociale ed economico (un ruolo forte lo dovrebbe avere l’assistenza nel campo dell’istruzione e della formazione per i giovani africani), prevenendo ulteriori ondate migratorie irregolari, nel rispetto dei diritti umani. Ma con un principio base: la responsabilità deve essere condivisa. Sulle migrazioni il summit di Roma lancerà alcuni temi di fondo che per l’Italia sono prioritari: rafforzare le misure contro le reti clandestine,in particolare con i pattugliamenti congiunti, misure per rintracciare e congelare i profitti dei trafficanti di esseri umani, azioni comuni tra forze di polizia per frenare le reti criminali di contrabbando, partenariati internazionali in materia di migrazione, anche nel campo del rimpatrio e della reintegrazione, coinvolgendo le organizzazioni internazionali.
Il precedente del Libano
Si tratta di un lavoro politico iniziato qualche mese fa – il pivot tecnico del progetto è lo sherpa di Palazzo Chigi, ambasciatore Luca Ferrari – che nel suo format forse rappresenta una prima volta nella nostra diplomazia: un osservatore fa notare che qualcosa di simile (per la modalità) accadde nel luglio 2006 sempre alla Farnesina per la Conferenza Internazionale sul Libano, governo Prodi e ministro D’Alema. Già da domani la gran parte dei partecipanti si trasferirà alla Fao per il vertice Onu sui sistemi alimentari: Roma quindi per quattro giorni sarà un crocevia politico-diplomatico.
La prossima tappa
La prossima tappa sarà il vertice Italia-Africa di ottobre, in cui l'Italia invita tutti i paesi africani. Si seguito la piattaforma internazionale del G20, dove la premier Meloni e il ministro Tajani hanno già chiesto al premier dell'India Modi di assicurare che il tema dello sviluppo per il Global South sia al centro dei lavori. Inoltre, in accordo col presidente emiratino Mohammed Bin Zayed, Meloni chiede che anche alla COP28 che si terrà negli Emirati in novembre dicembre il tema del cambiamento climatico sia affrontato in sintonia con il “Processo di Roma”, quindi in un’ottica di stabilizzazione sociale e quindi di sviluppo.
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