il libro dell’industriale

La lezione di Illy e il sogno di una «Italia Felix» (che torna a sorridere)

di Francesco Prisco

L'Italia Felix secondo Andrea Illy, un libro provocazione

4' di lettura

Andrea Illy alza l’asticella, vuole bene al nostro claudicante Paese, ne vede ricchezze e potenzialità. Soprattutto attraverso una narrazione positiva, ma non per questo ingenua o irreale.
E così il volume del «chimico umanista», presidente di illycaffè e della Fondazione Altagamma (Italia Felix. Uscire dalla crisi e tornare a sorridere, Piemme, euro 18,50, pp. 228), frutto di una conversazione con il giornalista Francesco Antonioli, diventa una sorta di manifesto politico ed economico nel senso più alto del termine.

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Il valore della felicità
Otto capitoli, uno dei quali dedicato ai Millennials, un ragionamento ad alta voce su economia, finanza, scuola e «mappe per il futuro», approfondimenti sulle scienze più avanzate e cultura classica. Con una innervazione civica costante: l’impegno per il bene comune. Innesco inedito è il tema della felicità: «Parlarne è importante», secondol’imprenditore triestino, impegnato da tempo a sostenere il World Happiness Report. «È sempre utile per me, può esserlo per chiunque. E il fine ultimo della felicità è l’altruismo: va condivisa. Troppo ottimista? No, tutt’altro. La felicità si declina in tante virtù. E deve diventare un buon ingrediente civile del nostro modo di vivere. È “utile” ciò che comporta la maggior felicità del maggior numero di individui».

I doveri dell’industria
Si tratta di un invito forte alla corresponsabilità: di tutti, dal semplice cittadino al decisore pubblico, per dire che la «la felicità è sia un diritto sia un dovere». Sprovveduto? Naïf? Fortunato? «No», insiste Andrea Illy. «Vuol dire, al contrario, essere consapevoli delle nostre capacità e delle nostre potenzialità. E l’Italia ne ha tantissime. Per uscire dalla crisi e tornare a sorridere». Il volume – passato tra l'altro al vaglio preventivo di docenti come Mario Noera, Domenico De Masi e del Governatore di Bankitalia Ignazio Visco – mette in primo piano i doveri dell’industria, che deve essere attenta allo sviluppo del territorio, all’impatto sociale, alla centralità delle relazioni. Quasi un appello alla formazione di classi dirigenti che sappiano guardare lungo, puntando alle nuove generazioni, al futuro e non all’avvitamento ideologico sulle questioni.

Scuola di cittadinanza
Interessanti gli spunti per ridare forza e redditività a turismo e ben-essere, con il made in Italy ambasciatore nel mondo (qui c’è tutta la strategia «olistica» lanciata recentemente proprio da Altagamma), ma soprattutto l’idea di una «scuola di cittadinanza» che possa consentire di recuperare un senso di appartenenza a noi italiani individualisti. Appartenenza, fa notare Illy, non certo sovranismo: cercando alcune parole chiave – lui propone «responsabilità», «orgoglio», «altruismo» così come i cugini transalpini hanno «liberté», «egalité», «fraternité» – quali mappe esistenziali per ridare sostanza al nostro senso dello Stato.

L’importanza di un no (oltre la cultura del no)
Guai, dunque, agli interessi particolari o alla cultura del no. «Intendiamoci», spiega l’mprenditore del caffè «Saper dire “no”, in campo educativo e non solo, è molto importante. È dannoso il no a prescindere che diventa egoismo: il no a un’opera pubblica utile, per esempio. Dobbiamo coltivare al meglio i nostri talenti e metterli a disposizione degli altri». Nel volume racconta ad Antonioli, nel dirsi contrario alla logica «nimby» (not in my backyard, non nel mio giardino), che preferisce tenere sul comodino il Candide di Voltaire, proprio perché invita – nel proprio giardino – a coltivare talenti da mettere a disposizione degli altri. E dunque: infrastrutture, via della seta, immigrati gestiti con buon senso e messi a risorsa.

Quelle frecciate a Renzi e la lezione dei Dire Straits
Ci vogliono sogno e visione per dare gambe a progetti ambiziosi. Non risparmia frecciate agli errori di Matteo Renzi (la gestione del referendum su tutto), invita all’ottimismo in particolare i giovani (riporta, per questo, anche il testo di Why Worry? scritta da Mark Knopfler ai tempi dei Dire Straits), dice chiaramente che gli imprenditori hanno il dovere di un impegno costante per crescere, ma che non si può fare a meno di una pubblica amministrazione illuminata e non burocratica e di una società civile meno individualist”. «Non ho ricette facili o a buon mercato – conclude Illy -, perché su tanti fronti non so rispondere. Però osservo. E, per prima cosa, dobbiamo smettere di parlare senza pensare, sempre e solo sul filo dell’emotività. Guai al fatalismo, ma un pensiero più strategico pertanto. E nessun approccio assistenzialistico: welfare e sostegno sì, ma se l’assistenzialismo diventa permanente diventa un tumore che assorbe energie e ci butta a terra».

Ritorno a Walt Disney: «Se puoi sognarlo, puoi farlo»
Osserva il governo giallo-verde, ma nel volume – chiuso a fine estate – non si esprime se non dicendo, appunto, che «osserva». La domanda rimane: potremo tornare a sorridere e uscire dalla crisi? «Noi adulti – conclude Illy - dobbiamo trovare buone motivazioni per dire soprattutto ai giovani, ai nostri figli e ai nostri nipoti: vi vogliamo bene, restate in Italia perché merita. S’inizia anche imparando a “raccontare” l’Italia delle eccellenze, della gente che fa bene. Ce n’è molta di più di quanto non immaginiamo. Si costruisce una «Italia Felix» partendo da qui: valorizzando il bello e il buono. Che cosa diceva un grande come Walt Disney? «Se puoi sognarlo, puoi farlo».

Andrea Illy con Francesco Antonioli
Italia Felix. Uscire dalla crisi e tornare a sorridere
Piemme
euro 18,50
pp. 228

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