Memorandum

La luce della Verna, il silenzio del bosco e il sorriso di padre Basilio

di Roberto Napoletano

Il santuario francescano La Verna (foto www.laverna.it)

4' di lettura

Caro direttore,

ho letto la sua bella pagina a commento della guida del Cai sui Sentieri Frassati e la sua domanda conclusiva mi ha colpito. Si può ridere oggi, come ieri il Beato Frassati, davanti ad un mondo di brutture? Credo di sì come cattolico perché i santi a questo ci invitano, come San Francesco o Santa Caterina, e poi altrettanto fa la madre chiesa: ci invitano a guardare il tesoro, l’oro nascosto sotto le crepe di ogni cosa, dalle quali fessure la Luce si irradia! A New York i giovani hanno realizzato il loro meeting (New York Encounter) proprio prendendo spunto da questa frase del grande cantautore Cohen, scomparso nello scorso novembre, nella sua canzone Anthem. Basta avere quello sguardo da bambino sulla realtà, come in lei traspira nel memorandum sull’Italia dei Sentieri di Frassati! Saluti e buona domenica.
Antonio Petrina

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Caro direttore,

ho letto con gioia il tuo ultimo Memorandum che mi colpisce per la sensibilità con la quale dai attenzione e spazio a persone, luoghi, memorie... il tutto sempre in funzione di trovare una direzione che ci porti se non lontano, almeno un tantino più in alto! Devo aggiungerti che l’articolo ha suscitato emozioni e consensi in tutte le “persone di buona volontà” che in tanti anni e in tante parti della nostra Italia hanno lavorato alla realizzazione di una vera e propria “rete” dei Sentieri Frassati. Un paio di sms desidero riportarteli per la diversa ma pur unitaria provenienza. Monsignor Angelo Spinillo, attuale vescovo di Aversa e vice presidente della CEI (che da parroco ebbe don Bruno come vescovo di Teggiano-Policastro, prima di diventarlo lui stesso nel 2000): «Ho letto... e grazie per aver dato a Roberto Napoletano e, attraverso di lui, ancora a noi la possibilità di ricomprendere il senso della gioia della fede». Roberto De Martin, Past Presidente del Cai e del Club Arc Alpin, e attuale Presidente del Trento Film Festival: «Ho letto con partecipazione e condivisione, ricordando la scritta letta su una scuola salesiana in Perù: “Nosotros hacemos consistir la Santidad... en estar siempre alegres”». Un caloroso abbraccio.

Antonello Sica

La forza della fede per me ha la luce e i colori del monte della Verna, nel Casentino, dove ha ricevuto le stimmate San Francesco, che è uno dei cammini dei Sentieri Frassati d’Italia, e dove sono salito per la prima volta in pullman a dieci anni, in una settimana di luglio, con Don Cesare e un gruppo di ragazze e ragazzi della mia età dell’Azione Cattolica della parrocchia di Cristo Re di Spezia. Mi sollevano le parole del grande Leonard Cohen cantate dai giovani a New York («C’è una crepa in ogni cosa, è così che entra la luce») e il richiamo al “nostro” San Francesco di Antonio Petrina con la gioia finale di uno sguardo da bambino sulla realtà. Che dire della scritta letta da Roberto De Martin in una scuola salesiana in Perù: «Nosotros hacemos consistir la Santidad...en estar siempre alegres»? Questi sono due dei tanti biglietti, mail, sms, arrivatimi dal “popolo” dell’Italia dei Sentieri Frassati, per non parlare delle telefonate personali, e si percepisce che il sorriso e l’allegria sono l’inizio e la fine di un percorso di fede fatto di piccole cose dove natura, intelligenza e sentimenti stanno insieme, dove si respira la pulizia dell’aria di montagna, la bellezza e la grandezza del Creato, lo spirito forte di una comunità di adolescenti e il “cemento” di uno stare insieme in armonia.

Alla Verna sono tornato ogni estate fino al quarto ginnasio, poi la mia famiglia lasciò Spezia e io il gruppo di amici, ma in realtà ogni giorno che passa mi accorgo di non essermene mai davvero andato da quel monte, è rimasto per fortuna dentro di me. Non c’è luglio che non mi torni in mente, “opera” come direbbe Don Cesare ogni volta che ho una difficoltà o quando la delusione prova a tramutarsi in rabbia, mi “aiuta” a essere più severo con me e più indulgente con gli altri. A volte mi fa il regalo di riportarmi davanti agli occhi il faccione allegro e le guance rosse di un “fratello maggiore” che non c’è più, Paolo Giuntella, e di risentire il suo “urlo” imperativo sul vespone bianco o intorno ai tavoli di un’osteria romana: «Ricordati, la morte non ha l’ultima parola, hai capito?». Avverto il sollievo intimo di tutto ciò, appartiene allo spirito ma si irradia nel corpo, si legge negli occhi, scopri improvvisamente di avere una forza tutta tua per sciogliere uno scatto d’ira in un sorriso. Ho detto e scritto tante volte, ma mi piace ripeterlo qui, che il dono della fede me lo hanno regalato i faggi e gli abeti del Casentino, i falò di sera in mezzo al bosco e l’Ave Maria cantata, il silenzio della chiesetta di Santa Maria degli Angeli, la croce di legno e le corse sul piazzale lastricato del quadrante.

Ricordo un episodio specifico, sempre nei giorni del ritiro estivo a La Verna, che ho appena accennato la settimana scorsa e che parte dal tumulto adolescenziale di un pomeriggio, una piccola delusione, e la voglia di scappare. Mi fermo in una celletta con padre Basilio, mi ascolta e non dice niente, fa solo un cenno con lo sguardo, sorride e mi indica la croce di legno. Quel sorriso entra dentro di me e mi placa all’istante. Sono passati più di quarant’anni, il carattere e l’umore sono stati messi tante volte a dura prova e non sono mancati periodi duri come la disoccupazione, errori miei e miserie altrui, tante piccole e grandi delusioni umane, ma la luce della Verna e il silenzio del “suo” bosco hanno fatto il miracolo e quel sorriso di fondo non mi ha mai davvero abbandonato, si è fatto strada magari il giorno dopo tra le “tenebre” della rabbia o dello sconforto. Mi piace credere che molti, tanti, abbiano avuto una “Verna” e un padre Basilio e facciano lo sforzo di non dimenticarselo. Sono i “miracoli” del Beato Pier Giorgio Frassati.

roberto.napoletano@ilsole24ore.com

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