Crisi Russia-Ucraina

La maggioranza divisa sulle riforme si compatta sulla difesa: sì a più spese militari

Mentre i partiti sono ancora alla ricerca di una difficile mediazione su fisco, concorrenza e giustizia, la Camera approva a stragrande maggioranza un ordine del giorno che impegna il governo a destinare fino al 2% del Pil alle spese militari. Due soli no: di Alternativa e Sinistra italiana

di Marco Rogari

3' di lettura

Divisi sulle riforme in Parlamento, dalla delega fiscale alla concorrenza passando per il Csm, e in ordine sparso sulle priorità alle quali destinare un eventuale nuovo scostamento di bilancio, su cui però Palazzo Chigi resta abbastanza freddo, i partiti della maggioranza si compattano, quasi all'improvviso, sul rapido irrobustimento della dote destinata alla Difesa. L'Aula della Camera ha approvato un ordine del giorno al decreto Ucraina, promosso dalla Lega e condiviso da tutte le altre forze politiche ad esclusione di Sinistra Italiana e di Alternativa, che impegna il governo a destinare una quota pari al 2% del Pil alla spese militari. Con il risultato di far salire il budget di cui, direttamente e indirettamente, dispongono le Forze armate da meno di 30 miliardi a oltre 37 miliardi nel giro dei prossimi tre o quattro anni. Una voto compatto, con il parere favorevole dell'esecutivo, che è chiaramente scaturito dallo scoppio del conflitto russo-ucraino, ma che non era da considerare scontato, viste le tradizionali posizioni del M5S, e anche di una fetta del Pd, contro gli armamenti.

La maggioranza a più volti

Dopo aver mandato il governo sotto quattro volte in commissione durante l'esame del decreto Milleproroghe e aver tentato di ripetere in due casi l'operazione sul nodo catasto durante le votazioni, sempre in commissione, sulla delega fiscale, la maggioranza è ancora alla ricerca di un faticoso compromesso su almeno tre riforme collegate al Pnrr e considerate strategiche dal governo Draghi: Fisco, concorrenza e Csm. Quella stessa maggioranza che sta cercando di favorire una mediazione sulle misure urgenti per contenere il caro carburanti. Anche se continua a puntare, con la Lega e i Cinque stelle in testa, a un significativo scostamento di bilancio per garantire aiuti e ristori a famiglie e imprese, colpite dall'impennata dei costi dell'energia, e delle materie prime in genere, e dalle negative ricadute del conflitto in Ucraina. Uno scostamento che però fin qui non è stato mai preso seriamente in considerazione da Palazzo Chigi. Che su questo punto mantiene una linea prudente, così come il Pd.

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Diverse scuole di pensiero anche sugli interventi più urgenti

Ma sugli interventi più urgenti per affrontare la crisi energetica e gli effetti dell'invasione russa in ucraina nella maggioranza sono continuate ad emergere diverse scuole di pensiero. Come nel caso del rafforzamento degli ammortizzatori sociali per puntellare lavoratori e aziende colpiti dall'attuale emergenza, che segue quella pandemica. Lega e M5S hanno insistito per la riproposizione di una super Cig scontata, sulla falsariga della cassa Covid, per 15 settori maggiormente messi in ginocchio. Il Pd, con il ministro Andrea Orlando, ha invece proposto una sorta di cassa d'emergenza con lo stop ai cosiddetti “contatori” delle aziende che accusano problemi per i costi troppo elevati o la carenza di materie prime.

Il sì unanime, o quasi, all'aumento delle spese per la difesa

Con l'ordine del giorno approvato a Montecitorio il governo viene impegnato ad «avviare l'incremento delle spese per la Difesa verso il traguardo del 2% del Pil, dando concretezza a quanto affermato alla Camera dal presidente del Consiglio il 1° marzo scorso e predisponendo un sentiero di aumento stabile nel tempo, che garantisca al Paese una capacità di deterrenza e protezione a tutela degli interessi nazionali, anche dal punto di vista della sicurezza degli approvvigionamenti energetici». Una decisione sostanzialmente in linea con quella adottata dal governo tedesco. Soddisfazione per il voto favorevole dell'Assemblea della Camera, con 319 sì, 19 no e 7 astenuti, è stata espressa anzitutto dalla Lega, che ha proposto l'ordine del giorno, ma anche da Fi e da Fdi.

Il no di Sinistra italiana e Alternativa

A prendere le distanze dall'ordine del giorno sono stati i deputati del gruppo di Alternativa, composto prevalentemente da fuoriusciti dal M5S. Contraria anche Sinistra italiana che ha sottolineato come in questo modo la spesa giornaliera per gli armamenti e i militari passerebbe da 68 a 104 milioni e quella annuale arriverebbe a 38 miliardi. «Faccio notare – ha affermato il leader di Si, Nicola Fratoianni - che l’ultimo Documento di Economia e Finanza del Governo Draghi prevede ad esempio un taglio di 6 miliardi di euro della spesa sanitaria, per gli anni 2023 e 2024».

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