La magra figura delle banche sulla trasparenza dei costi
Brusco dietrofront proprio quando gli stessi intermediari fanno appello ai progressi compiuti negli ultimi anni su questo fronte, per fermare il giro di vite prefigurato nei mesi scorsi dalla Commissione Ue
di Gianfranco Ursino
2' di lettura
La trasparenza sui costi degli strumenti finanziari procede a passo di gambero. Dopo i progressi registrati lo scorso anno in termini di tempistica di invio e chiarezza espositiva dei costi, quest’anno le rendicontazioni degli oneri in termini di trasparenza hanno innestato una decisa retromarcia. In particolare diversi intermediari se la sono presa comoda non rispettando le indicazioni Consob di inviarle entro fine aprile, come emerso dall’inchiesta di Plus24.
Inoltre a scorrere le pagine dei resoconti già inviati ai clienti, è facile scorgere una serie di escamotage che gli intermediari hanno cercato di trovare per non far percepire agli investitori quanto spendono per i propri investimenti.
Un passo indietro in termini di trasparenza sui costi, proprio quando gli stessi intermediari fanno appello ai progressi compiuti negli ultimi anni su questo fronte, per fermare il giro di vite prefigurato nei mesi scorsi dalla Commissione Ue.
Per fermare sul nascere la ventilata proposta della commissaria Ue, Mairead McGuinness, di porre uno stop totale agli incentivi che le case di gestione offrono ai consulenti per vendere i loro prodotti, le associazioni degli operatori finanziari tra le altre motivazioni hanno portato avanti anche gli sforzi fatti in questi anni per rendere più trasparenti i costi del servizio di investimento offerto ai clienti, come richiede la Mifid.
A questo punto, però, non gioca a loro favore presentarsi all’appuntamento con la rendicontazione dei costi pagati dai clienti nel 2022, con evidenti negligenze e ritardi. Proprio quando a Bruxelles stanno per decidere la strada da intraprendere per raggiungere, nell’ambito della revisione della Mifid, l’obiettivo di porre un freno ai costi della consulenza finanziaria introducendo ulteriori paletti ai potenziali conflitti di interesse. E se non si arriverà a un divieto assoluto di ricevere incentivi per il collocamento di specifici prodotti - grazie alle forti pressioni delle lobbies bancarie -, è ormai quasi certo che si cercherà quantomeno di seguire la via dell’innalzamento degli obblighi di trasparenza, con la consapevolezza che la trasparenza da sola non basta.
Senza soluzioni radicali, le scappatoie per aggirare i paletti regolamentari sono sempre dietro l’angolo. Nell’ambito della rendicontazione dei costi 2022, oltre a tergiversare nell’invio dei resoconti, gli intermediari hanno fatto di tutto per cercare di nascondere l’informazione alla clientela. La gran parte dei clienti “riceve” la comunicazione con la prassi, ormai seguita da quasi tutte le banche, di mettere la documentazione nell’area riservata dell’home banking, con il risultato di non attirare troppo l’attenzione del cliente, al quale non viene nemmeno richiesta una firma di presa visione. E potremmo andare avanti con altre consolidate prassi pregiudizievoli degli interessi dei risparmiatori. Sempre nel rispetto delle regole, che meritano, però, un ulteriore giro di vite.
loading...