La moda junior tenta il rimbalzo con nuove licenze (da Chiara Ferragni a Belen)
I progetti delle Pmi e delle catene retail: attesa una ripresa 2021 soprattutto nella fasca alta
di Silvia Pieraccini
I punti chiave
3' di lettura
Orfana della fiera internazionale di riferimento, il Pitti Bimbo di Firenze costretto dalla pandemia a traslocare online, l’industria italiana della moda junior si rimbocca le maniche per progettare la ripartenza.
Il 2020 è stato un anno difficile - le stime di Confindustria Moda indicano un fatturato in calo del 13% appena sotto 2,7 miliardi, per il 41% all’export, risultato meno pesante della moda per adulti ma che riporta il settore indietro di un lustro – e il 2021 è partito con molte incertezze di mercato (più di quelle attese), come dimostra la campagna-vendite per il prossimo autunno-inverno, appena conclusa. «Difficile pensare a una ripresa, al massimo ci sarà un rimbalzo», prevedono gli operatori.
Il Covid ha scavato solchi profondi tra le aziende tricolori, che qui sono perlopiù di piccola taglia: va meglio chi esporta in Oriente e negli Usa, rispetto a chi è concentrato in Italia e in Europa; si salva chi ha negozi in provincia e ha investito nell’e-commerce, rispetto a chi ha boutique nelle località turistiche; resiste meglio chi è focalizzato su sportswear e casualwear, rispetto a chi produce linee eleganti e da cerimonia.
«Il fenomeno degli abiti comodi, indotto dal lockdown e dalla pandemia, ha avuto un impatto sul valore degli ordini – spiega Christian Simoni, amministratore delegato dell’aretina Monnalisa, leader nella fascia alta e unica azienda di moda junior quotata in Italia – perché i capi di uso quotidiano hanno prodotto un abbassamento del prezzo medio. Detto questo ci sono segnali positivi dalla Cina e da una parte degli Stati Uniti. Il problema resta l’Europa e lo stop di Hong Kong, dove la frontiera è ancora chiusa».
Monnalisa, l’unica quotata con 48 monomarca nel mondo
Monnalisa ha archiviato il 2020 con un fatturato a 33,6 milioni (-30%), per due terzi all’estero; l’unico canale che è cresciuto è l’e-commerce (+21%). Ora l’azienda punta ad allargare il target di clientela con la licenza della linea bimba Chiara Ferragni (0-10 anni) che sarà in vendita dal 1°maggio e che ha già raccolto consistenti pre-ordini. «È la prima volta che facciamo una collezione su licenza – aggiunge Simoni – e questo accordo ha aperto un mondo nuovo che potrebbe essere sviluppato».
Simonetta aggiunge Stella McCartney kids
La strada delle licenze è stata imboccata ormai da tempo da Simonetta, azienda marchigiana parte del gruppo Carisma che ha appena aggiunto Stella McCartney kids (dalla primavera-estate 2022) al portafoglio che conta i marchi Balmain, Emilio Pucci, Fay, Elie Saab, più i contratti di produzione con Fendi e Thom Browne e il marchio proprio Simonetta (vale il 5-8%). Nel 2020 il fatturato di Simonetta ha superato i 32 milioni (+20%), per il 50% all’export, e l’azienda è tornata all’utile. «La nostra strategia è chiara – spiega l’amministratore delegato Niccolò Monicelli – vogliamo essere una piattaforma flessibile per produrre linee bambino di lusso. Abbiamo chiuso la campagna vendite per il prossimo autunno-inverno a livelli record, grazie al mix vincente di brand, e ora ci prepariamo alla ripartenza del mercato del bambino di lusso, che l’anno scorso è sceso del 20% e che, secondo le nostre analisi, avrà un rimbalzo importante nel 2021-2022 per poi attestarsi a una crescita del 7-8% superiore a quella pre-Covid».
Miniconf aggiunge l’abbigliamento per Superga
Alle licenze ha cominciato a guardare anche la storica azienda toscana Miniconf della famiglia Basagni (marchi Sarabanda, Minibanda, iDo e Dodipetto), che ha chiuso il 2020 con 60,7 milioni di fatturato (-9%) e un export del 15%: produrrà e distribuirà (dalla primavera-estate 2022) la prima collezione youngwear di Superga che si inserisce nel segmento dell’athleisure rivitalizzato dalla pandemia.
Original Marines non ferma le nuove aperture
In un mercato della moda junior sempre più dominato dai marchi dell’adulto che producono – su licenza – linee per bambino, resta spazio per le catene nostrane come la campana Original Marines (470 negozi in Italia di cui 300 diretti) che fa capo alla famiglia Di Vincenzo, 135 milioni di fatturato retail 2020 (-20%) con un margine operativo lordo del 7-8%: «Il Covid è l’ultima delle tegole che cade sulla testa di un mercato asfittico da dieci anni com’è quello del bambino – spiega il presidente Antonio Di Vincenzo –. L’unica nota positiva è che la pandemia ha dato una scossa alle aziende: noi abbiamo risposto alla crisi con le consegne a domicilio, la possibilità di fare acquisti nel negozio di Napoli e ritirarli in quello di Milano, il personal shopper, e stiamo andando verso l’omnicanalità». Intanto Original Marines continua a investire nei negozi, con una ventina di nuove aperture quest’anno in Italia, e nel prodotto con una capsule newborn firmata dalla showgirl Belen Rodriguez che uscirà in estate e dalla primavera 2022 evolverà in una collezione completa. «Sarà un modo per arrivare nelle case di persone che non conoscevano il nostro prodotto», conclude il presidente che per il 2021 prevede un recupero di fatturato del 15% vicino a 158 milioni.
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