La Monarchia inglese? Costa meno di un biglietto della Tube ma rende 20 volte tanto
La Corona inglese costa 86 milioni di sterline (quasi 100 milioni di euro) all’anno, ma genera un indotto da 1,7 miliardi tra turismo, ospitalità e musei.
di Simone Filippetti
I punti chiave
3' di lettura
Folle di turisti, perlopiù inglesi del Nord scesi a Londra ma anche stranieri arrivati apposta, affollano la Tube, la metropolitana della capitale: vogliono tutti assistere all’incoronazione di Re Carlo III, evento che capita una volta nella vita (e nel caso di Elisabetta II anche meno).
I più smaliziati appoggiano direttamente la carta di credito sui lettori ai tornelli ed entrano direttamente, risparmiando tempo (e carta). La maggior parte. Però, si mette in fila alle macchinette per comprare il biglietto o ricaricare la Oyster Card, tessera magnetica che fa viaggiare in tutta la città: una corsa in metro costa 2,70 sterline. Paradosso, un biglietto costa ai sudditi di Sua Maestà più che mantenere tutta la corte di Buckingham Palace.
Ogni anno la Monarchia pesa per circa 80 milioni di sterline sulle tasche dei cittadini britannici. La cerimonia dell’incoronazione, seppur ridotta rispetto alla madre Elisabetta II, comporterà pure un extra costo, visto che non si tratta di spese ordinarie e ricorrenti, ma è un costo irrisorio.
Agli inglesi la millenaria monarchia, iniziata ufficialmente nel 1066, costa 2,40 sterline all’anno per contribuente (esclusi neonati, bambini e indigenti). Il calcolo arriva dal centro studi “Uk in a Changing Europe”. Briciole che inoltre portano un beneficio enorme al paese: circa venti volte tanto gli 80 milioni iniziali. Un’analisi del 2017, risalente a sei anni fa ormai, stimava in 1,7 miliardi tutto l’indotto che la monarchia genera per il Pil britannico. Mica male, al costo di meno di un biglietto della metropolitana.
Quanto mi costi?
Re Carlo III è il nuovo sovrano della Gran Bretagna (e anche, giuridicamente parlando, capo di stato di al 14 nazioni del Commonwealth tra cui Canada e Australia), ma anche lui è un “dipendente” che riceve un salario. Il Parlamento di Westminster ogni anno versa una somma alla corona, per i suoi impegni pubblici come rappresentante del paese, il “Sovereign Grant”: per il 2023 è di 86 milioni di sterline. Definirlo salario fa sorridere, visto l’ammontare, ma di fatto anche il Re d’Inghilterra è uno stipendiato. All’assegno “pubblico” si aggiunge anche l’introito del Ducato di Lancaster, latifondo privato della corona la cui proprietà passa di sovrano in sovrano, e che porta circa 20 milioni nelle tasche private di Carlo III.
Anche il Re soffre il Caro Vita
Il Sovereign Grant è una invenzione recente. Per secoli i Re inglesi hanno vissuto delle rendite dei loro possedimenti (e delle gabelle); in tempi più recenti, di una annualità che ciascun membro riceveva dal Parlamento. Nel 2011, una legge del Parlamento ha introdotto il meccanismo, più trasparente, del “Fondo per il Sovrano”. Il funzionamento è complesso: tutto il patrimonio della monarchia, che spazia da innumerevoli palazzi del centro di Londra, incluso l’intero quartiere di Mayfair, fino ai fondali marini, è stato fatto confluire nel Crown Estate, la “tenuta della Corona”, anch’essa costituita da una legge del parlamento. Tutto quello che l’Estate ricava lo gira al Parlamento che a sua volta fissa la somma annuale da restituire alla monarchia per le sue spese. Il “grant” però viene fissato con cadenza biennale: per il 2023-2024 è già stato deciso a 86 milioni. Tuttavia, a causa dell’inflazione, che in Inghilterra galoppa al 10%, mentre il “salario” del Re rimane fermo, la casa reale ha perso, in termini reali, circa 12 milioni di sterline. Anche i ricchi piangono (il caro vita).
Dio salvi la Monarchia
Retrograda, fossile di un Ancien Regime ormai sepolto dalla Storia, casta di snob coccolati che conducono vite da sogno mentre i cittadini arrancano, emblema di ingiusti privilegi, la monarchia, seppur sempre più criticata (molto spesso a sproposito), rimane il miglio investi che i taxpayer inglesi abbiamo mai fatto e possano ancora fare. A fronte di una manciata di sterline (nemmeno a famiglia, ma solo per contribuente), la monarchia alimenta un indotto ingente, che tiene in piedi l’economia e crea posti di lavoro.
Il vero sovrano? Il marketing
Lungo Piccadilly, il cuore pulsante di Londra, ogni vetrina è addobbata per l’incoronazione. Tutta la via, come ogni angolo della capitale, è un tripudio di merchandising al nuovo Re Carlo III, dalle tazze dei negozietti di souvenir di immigrati, a 10 sterline, ai biscotti a forma di corona della pasticceria extra lusso Peggy Porschen (17 sterline ciascuno). La drogheria Fortnum&Mason, oggi grande magazzino meta di ogni anglofilo, è lì dal 1707 e ne ha viste di incoronazioni. Negli ultimi decenni ha iniziato a creare souvenir e oggetti speciali per le occasioni reali: la teiera, in fine porcellana, fatta apposta per l’evento costa 160 sterline. La mattina del 6 maggio, Re Carlo sarà ufficialmente insignito sovrano, con l’olio sacro. Ma il vero sovrano è il marketing.
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