Viaggio nel Salento e Sentimento di Carmelo Bene
La moresca Santa Cesarea è Nostra Signora dei Turchi
La litoranea accarezza e provoca contemporaneamente Albania e Grecia, muovendosi nervosa e sinuosa sino alla Santa Cesarea Terme che Carmelo Bene amò visceralmente, tanto da farne il palcoscenico naturale parziale di Nostra Signora dei Turchi, forse la sua opera più celebre. Ancora così moresca, ottomana nelle sue architetture anche oggi che il fenomeno termale è quasi definitivamente evaporato, questa cittadina sembra proprio appartenere più alla costa opposta a quella salentina per le trame e le cupole delle sue case, in particolare Villa Sticchi e l'azzurro del suo mare. Vetusta, fanè, Santa Cesarea Terme cela lidi vertiginosi come gli Archi, piscine scoperte a pelo d'acqua sciupate e fascinose, scogli di dolomia, torri aragonesi, il fiordo dalla pietra calda di Porto Miggiano. Da lì in poi, Radio Corfù irrompe in ogni frequenza radio, e Castro col periplo delle sue imponenti mura messapiche si appresta a conquistare la scena: il suo castello aragonese è elegante, panoramico e d'intorno gli avventori nei bar si godono la vista e le zeppole ripiene di crema. Qui è un meraviglia bucolica di ulivi, araucarie, carrubi, querce che lottano tenacemente e strenuamente con le dolomia sino al limitare del mare, arrivando a circuire borghi dove la serendipity è assoluta e la gentilezza contagiosa come Marittima, in cui si può soggiornare al Trappitu dei Settimi facendo colazione tra le vecchie macine e le macchine per la spremitura delle olive e Alessano, poco all'interno della baia di Novaglie e del Sentiero delle Cipolliane che porta al fiordo del Ciolo: alla Tessitura Le Tre Campane ci si può fare già il guardaroba in lino della prossima estate, dai caffetani ai pantaloni alla turca, un look che sarebbe piaciuto all'uomo più intenso, carismatico e orientale del Salento.