La mossa anti-scalata di Generali scatena il mercato che guarda al possibile affondo di Intesa
di Laura Galvagni
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2' di lettura
Arriva, secca e immediata, la risposta delle Generali ai rumor di un possibile interesse di Intesa Sanpaolo a entrare nel capitale del Leone di Trieste. La compagnia ha comunicato di aver acquistato 505 milioni di azioni di Ca' de Sass attraverso un prestito titoli. Il numero di azioni è pari al 3,01% del capitale della banca per un investimento complessivo da 1,21 miliardi.
Per la normativa delle partecipazioni incrociate, quindi, verrebbero congelati i diritti di voto di Intesa se la partecipazione in capo alla banca dovesse superare il 3% del capitale del Leone. Sempre che la posizione non sia stata costruita con un derivato sottoscritto in precedenza alla mossa targata Trieste. Si tratta di una mossa difensiva dopo le indiscrezioni di un possibile interesse della banca sulla compagnia assicurativa. In base alla disciplina delle partecipazioni reciproche regolata dall'articolo 121 del Tuf (Testo unico della finanza), infatti, se Intesa salisse oltre il 3% di Generali, avendolo fatto per seconda, si vedrebbe sterilizzati i diritti di voto sulla partecipazione eccedente tale quota, che dovrebbe inoltre essere dismessa entro 12 mesi. Se questa dismissione non dovesse avvenire, inoltre, la sterilizzazione dei diritti di voto verrebbe estesa all'intera partecipazione in Generali. Questa situazione di stallo potrebbe essere sbloccata da Intesa lanciando un'offerta pubblica di acquisto su almeno il 60% del capitale Generali.
La tattica è simile a quanto fatto nel 2006 dall'allora a.d. di Capitalia, Matteo Arpe, che di fronte ad una possibile scalata da parte di Banca Intesa, comprò il 2% della banca guidata da Giovanni Bazoli, bloccando, di fatto, l'operazione. Capitalia venne poi acquisita negli anni seguenti in modo amichevole da Unicredit. Da capire, peraltro, se Intesa abbia o meno già mosso le sue pedine. Finora erano solo circolate voci di un possibile interesse dell'istituto guidato da Carlo Messina a scendere in campo per difendere l'italianità della compagnia. Voci non confermate e rispetto alle quali la banca aveva opposto una serie di no comment.
Intanto, a un anno dall'addio di Mario Greco al vertice delle Generali, si profila un nuovo riassetto nella prima linea del Leone di Trieste. Stando a quanto appreso da Il Sole 24 Ore, Alberto Minali, General manager e Group cfo della compagnia, sarebbe a un passo dall'uscita. Un consiglio di amministrazione è in programma per mercoledì: in quella sede dovrebbe dunque venir sancito l'addio del direttore generale alla compagnia di Trieste. Tra i motivi dell'addio del manager ci sarebbero divergenze sulla governance con l'ad Philippe Donnet e l'opposizione all'eventuale progetto di cessione di Generali France.
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