space economy

La Nasa, Musk, Bezos, Boeing e quella voglia di spazio dei privati, che puntano a Marte

Il razzo di SpaceX che porta gli astronauti americani sulla Stazione spaziale internazionale apre una nuova era nello spazio

di Leopoldo Benacchio

AFP

4' di lettura

Poche ore ci separano dal prossimo storico lancio di astronauti Nasa da Cape Canaveral. Partiranno alle 22:33 circa, ora italiana, verso la Stazione

spaziale internazionale, come hanno fatto decine di volte. Solo che questo lancio cambia tutto e non solo perché il razzo vettore, Falcon con 9 motori Merlin, e la navetta trasporto umano, Dragon, è di un'industria privata, la Space X di Elon Musk, ma perché se la missione riesce, come tutti speriamo, cambierà completamente lo scenario dell'accesso e dell’utilizzo dello spazio.

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È proprio molto, molto riduttivo pensare che si tratti solo di un trasferimento di compiti e di tecnologia da Nasa ai privati, siano essi visionari come Elon Musk o Jeff Bezos o grandi industrie consolidate come Boeing che finora ha però fallito il suo tentativo senza umani a bordo.

Musk infatti apre un nuovo capitolo con la sua SpaceX, ma sarà seguito da Blue Origin di Bezos e altri. Dieci anni fa si rideva dietro al povero Musk che veniva dal settore delle carte di credito e dintorni, ma si ironizzava al tempo di Blockbuster, oggi sparito, anche del progetto di Netflix.

I privati vogliono tutto

I privati vogliono il ricco mercato della bassa orbita, quella fino a 500–1000 chilometri dal suolo e la Nasa ha già detto che sarà un cliente come un altro con i suoi satelliti: solo che Musk, ma anche altri vogliono tutto, compresa Luna e Marte. Sono già, di fatto, una specie di altra potenza spaziale americana oltre all'America di Nasa, alla sonnacchiosa Europa e alla Cina.

Simonetta Di Pippo: "La space economy varrà 3 mila miliardi nel 2040"

Questa notte quindi si gioca una partita importante, che cambierà la scena dell'America e della Nasa, ma anche lo scenario globale, compresa la New Space Economy, che si sta riprendendo dalla sberla del Covid che qualche fallimento lo ha provocato, ma che comunque fa oltre 300 miliardi di fatturato globale e si pensa che possa aumentare di 5 o 10 volte nei prossimi 3 decenni. Comunque per sei viaggi alla Iss il contratto di Musk, sviluppo compreso, è di 2.6 miliardi.

Per approfondire / La crisi della «space economy» con il Covid-19

Sono circa 10 anni, un poco meno, che Nasa è fuori dal mercato dei lanciatori per equipaggi umani - incredibile a dirsi - e l'ultima volta che arrivò alla Iss con un mezzo proprio fu con uno Space Shuttle, che venne ritirato dopo tante missioni, due disgrazie importanti - il Challenger e il Columbia - e costi economici notevoli, nonostante dovesse essere il primo grande progetto che seguiva la filosofia del basso costo e del riusabile.

Questione di marketing

Per il primo viaggio privato Nasa ha scelto due astronauti molto esperti, Doug Hurley e Bob Behnken, con alle spalle missioni importanti con lo Shuttle, un paio a testa. Tutto è testato alla perfezione, i due astronauti sono stati tenuti in stretto isolamento, più attento del solito, per via del virus che circola in tutto il mondo: sarebbe un disastro se lo portassero a bordo, come nei film della serie Alien, ma la scena sarà diversa.

Stessa rampa di lancio del progetto Apollo a Cape Canaveral, la 39 A, altro razzo vettore, con 9 motori eguali per fare economia di scala, una navetta, Dragon, già collaudata e in esercizio per trasposto attrezzature alla Iss, ovviamente con un diverso allestimento, e coreografia curata da Musk.

Tanto per dare un'idea di discontinuità le tute sono semplici e aderenti, certo si vede che non le ha disegnate uno stilista dei nostri, ma sono diverse e sembrano quasi vestiti della serie StarTrek, caschi anch'essi quasi da moto di grossa cilindrata e per andare fino al razzo vettore non ci sarà il mitico Astrovan, il piccolo mezzo tipo campo di golf che ha sempre accompagnato gli astronauti, ma una fiammante auto Tesla. La pubblicità prima di tutto.

Nove minuti che cambiano tutto

Lo spirito anche è diverso, Musk parla apertamente di corsa allo spazio, termine abbandonato da tempo perché sa poco di collaborazione, quella che ha portato a costruire la Iss con un concerto di nazioni mai visti, dall'Europa agli Usa, dal Canada al Giappone. Ma l'animo degli industriali è spesso orientato più alla competizione che alla nuova filosofia collaborativa che è stata accelerata moltissimo dalle reti sociali.

Molti commentatori osservano che nello spazio va sempre a finire in un lavoro collaborativo, val la pena di ricordare che in piena Guerra fredda, 1975, la missione congiunta Apollo – Soyuz, in cui le capsule americana e russa si unirono nello spazio, aprì le porte a quel processo che portò proprio alla Stazione Spaziale Internazionale, verso cui oggi la capsula Dragon parte.

Saranno poche ore di viaggio, non più di 19, ma nove i minuti veramente cruciali dopo il decollo, e cambieranno tutto. Non si sa quanto i due astronauti resteranno a bordo della Iss, da 30 giorni in avanti, forse mesi, e poi torneranno sempre con la stessa capsula Dragon. Il tempo atmosferico non è dei migliori, la probabilità di non partire è alta, attorno al 50%, e si rischia di andare al 30 maggio, ritardando questo appuntamento che Nasa e SpaceX inseguono da 8 anni.

Come ha detto Elon Musk «non è detto che quel che oggi è fantascienza debba sempre rimanere tale

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