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La neve salva l’Appennino ma la stagione farà -30%

Dopo le disdette dei giorni di Natale, presi d'assalto i comprensori dell'Abruzzo. Saliere e Frontignano 360 a regime, sui monti Sibillini torna l’ottimismo

di Michele Romano

3' di lettura

Il maltempo che si è abbattuto nei giorni scorsi in particolare nel Centro Italia ha risolto, almeno in parte, quella che il presidente del consiglio comunale di Abetone Cutigliano, nella montagna pistoiese, ha definito come «la crisi peggiore, simile a una calamità naturale»: la mancanza di neve, che ha cancellato l’intero mese di dicembre e metà di quello di gennaio per la maggior parte delle stazioni sciistiche appenniniche. Una perdita secca di almeno il 30% del fatturato, che per un effetto domino ha coinvolto albergatori, ristoratori e il piccolo commercio di prossimità. Così, quella che doveva essere la stagione della ripartenza dopo i lunghi di mesi della pandemia parte ufficialmente solo in questi giorni, grazie all’abbondante coltre bianca caduta nell’ultima settimana, che ha coperto terra e sassi.

Gli effetti delle nevicate

La prima vera nevicata della stagione ha consentito che solo ieri fosse collaudata la sciovia di Colle del Caprio, a Campitello Matese, una delle stazioni più frequentate dalla clientela del Lazio e della Campania. “Tutti gli altri impianti aerei erano già pronti e quindi partiamo da oggi – dice Giovanna Capone, amministratrice di Matese Sky, la società che gestisce gli impianti -. Finalmente c'è tanta neve e i 40 chilometri delle nostre piste sono completamente usufruibili”. «C'è tanta voglia di sciare» per Francesco Cangiotti, amministratore delegato di Bolognola-Ski, che gestisce anche le piste delle Saliere e di Frontignano 360. Sui Sibillini del Maceratese torna l’ottimismo: l’aumento della bolletta energetica non è stato scaricato sui clienti, un’operazione di marketing destinata ad attrarre «in particolare chi, nelle regioni vicine alle Marche, sceglie abitualmente le Alpi e che è alla ricerca di una destinazione più vicina, economica e ugualmente suggestiva». «Se il flusso continua a essere quello di questi giorni – sottolinea Cangiotti – riusciremo a recuperare qualcosa in termini di business e ad andare avanti almeno fino a metà marzo».

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L’Abruzzo

«Nell'ultimo week-end, sui 248 chilometri di piste nei 18 comprensori sciistici dell'Abruzzo sono stati presi d'assalto, principalmente da turisti di prossimità – dice Daniele D'Amario, assessore regionale al Turismo e alle Attività produttive -. Con le spolverate di dicembre gli operatori erano riusciti a contenere le disdette durante le festività natalizie, ma subito dopo sono arrivate in numero significativo. Una mazzata per imprenditori e lavoratori della montagna».

«Finalmente, dopo tanto penare - afferma Rolando Galli, presidente di Abetone Funivie (Saf) - la neve è arrivata e anche in maniera cospicua. Chiaramente ci ha riempito il cuore di gioia e ci ha messo a dura prova per approntare tutto il comprensorio in tempi brevissimi». Anche Confcommercio parla di prenotazioni diffuse per strutture alberghiere, esercizi della ristorazione, scuole di sci ed ogni altra componente della filiera, dall’alta montagna fino a valle. «È una boccata d’ossigeno - sottolinea l’associazione - di cui, al netto delle perdite dei mesi scorsi (stimate in circa 10 milioni, ndr.), si avvertita profondo bisogno».

La neve artificiale

Il Consorzio del Cimone ha speso 5 milioni per la produzione di neve artificiale, un investimento andato praticamente a vuoto perché fino alla scorsa settimana le temperature sono state abbondantemente sopra lo zero. «Ora siamo a -9, gli impianti sono tutti aperti, c'è la neve naturale – dice il presidente Luciano Magnani -, ma tutto questo non salva la stagione, che è iniziata solo sabato: impianti fermi, maestri di sci a spasso, lavoratori stagionali non utilizzati. Abbiamo perso tra il 40% e il 50% del fatturato. Ogni biglietto che vendiamo rende all'indotto sei volte il suo costo». Perdite diffuse oggetto di un primo confronto con la ministra del Turismo, Daniela Santanché, le Regioni e gli operatori del settore, dal quale sono emerse due richieste: prorogare di un anno la sospensione delle rate dei mutui e destinare i fondi non utilizzati dalle Regioni per l’emergenza Covid per le aziende della montagna. L’interlocuzione è aperta e ha dato vita anche a un Tavolo della Montagna, focalizzato alla creazione della macro-destinazione Appennini.

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