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La nuova Bce di Lagarde e i legami con Mario Draghi

Fino a che punto la Bce e la sua politica monetaria cambieranno sotto la sua guida? A ben guardare, il cambiamento potrebbe essere soprattutto una questione di forma piuttosto che di sostanza

di Isabella Bufacchi

Due donne alla guida dell'Europa

3' di lettura

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
FRANCOFORTE - La nomina di Christine Lagarde alla presidenza della Banca centrale europea suscita inevitabilmente un grande interrogativo: fino a che punto la Bce e la sua politica monetaria cambieranno sotto la sua guida? A ben guardare, il cambiamento potrebbe essere soprattutto una questione di forma piuttosto che di sostanza. I mercati stanno scommettendo su una Lagarde colomba in linea con Mario Draghi , perché in passato e anche recentemente, vestendo i panni di direttore generale dell’Fmi, si è espressa a favore della necessità di politiche monetarie accomodanti: tenuto conto del rallentamento economico in corso peggiore del previsto e delle crescenti incertezze che arrivano sopratutto dal fronte del commercio internazionale, ma anche da Brexit e da qualche turbolenza politica europea. Al G20 che si è appena concluso i suoi commenti sono stati di questo tenore.

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Lagarde tra la politica monetaria e crisis management

Per quanto la sua nomina abbia sollevato più di un sopracciglio, non essendo nota come esperta di tematiche tecniche monetarie ed economiche, in queste ore Lagarde viene citata da economisti ed analisti di mercato per i suoi commenti a favore della “simmetria” del target sull'inflazione, dei “tassi negativi” per sostenere il finanziamento di economie in affanno, del “QE” fin dal 2014 quale strumento necessario quando l'inflazione scende troppo. Forse se lo sentiva, che il suo nome sarebbe entrato nella rosa dei possibili candidati alla successione di Mario Draghi: non si è fatta problemi a commentare argomenti di politica monetaria.

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Come superesperta invece degli aiuti esterni ai Paesi in difficoltà, avendo guidato l’Fmi per otto anni, questo suo specifico know-how servirà ad oliare al meglio sia il meccanismo mai finora utilizzato delle Omt (gli acquisti da parte della Bce sul mercato secondario di titoli di Stato di un Paese che ha ottenuto una linea di credito precauzionale presso il Mes, meccanismo di stabilità europeo) sia il rapporto tra la Bce e il Mes dopo la recentissima riforma di quest'ultimo. E resta da vedere se sotto la sua guida la Bce si aprirà di più al ruolo di prestatore di ultima istanza.

Lagarde è spiccatamente e chiaramente pro-euro e pro-eurozona (una caratteristica che contraddistingue e sempre segnerà tutti i membri del Board della Bce) ed è apprezzata in alcuni ambienti anche per le sue doti di crisis manager: in questo, il suo profilo si avvicina a quello di Mario Draghi, con il quale si dice abbia un solido rapporto di stima reciproca. Un rapporto che potrebbe proseguire dal primo novembre, anzi non è escluso che diventi più stretto dopo che la Lagarde si sarà insediata in Bce, assicurando così soprattutto agli occhi dei mercati la continuità dell’era Draghi.

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Lagarde la discontinuità e la comunicazione

Lo stile della comunicazione della Banca centrale europea, dunque una questione di forma, è prevedibile che cambierà dopo l’uscita di scena di Mario Draghi: non tanto perché sarà per la prima volta una donna a guidare questa giovane banca centrale che ha appena compiuto venti anni. Ma soprattutto perché Lagarde passa per essere una campionessa non solo di nuoto ma anche di comunicazione. E non c’è niente di peggio di un banchiere centrale che di questi tempi non riesca a farsi ben capire dai mercati, e questo rischio con Lagarde non si dovrebbe correre. In quanto alla sostanza, la Bce resta un organo collegiale formato da 26 superesperti di politica monetaria e di economia: metterli d'accordo sarà una delle grandi sfide per Christine Lagarde.

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