LIFESTYLE

La nuova vita (social) su tetti e terrazzi: un po’ palcoscenico, palestra e altare

Finito il lockdown, da Roma a New York, continua la riscoperta dello spazio comune che espande la casa e sostituisce la piazza

di Donata Marrazzo

3' di lettura

Come un palcoscenico, una piazza, un altare, un giardino, una palestra, una fattoria, un orto. In quartieri di periferia o nei centri storici, in edifici di lusso o popolari, terrazzi condominiali e tetti diventano spazi e sfondi di una nuova socialità. Da sempre luogo iconico del cinema - ricordate Sophia Loren e Marcello Mastroianni tra i panni stesi del terrazzo condominiale di Palazzo Federici nel film di Ettore Scola “Una giornata particolare”? - il lastrico solare, riveduto e corretto, si è trasformato in bosco con i progetti dell'architetto Stefano Boeri: gli alberi come elemento costitutivo. E in serre e giardini pensili sul tetto dell'Urban Rural di Istanbul (dello studio Eray Carbajo). Ma erano solo gli anni '60 quando il rooftop del numero 3 di Savile Row, a Londra, entrava nella leggenda del rock, ospitando l'ultima esibizione dal vivo dei Beatles.

Nel Brasile prima di Bolsonaro, i tetti delle baraccopoli di Rio de Janeiro hanno fatto da spazio espositivo per la mostra aerea “Deu Na Telha”: le opere, realizzate da collettivi di artisti, hanno coperto la sommità delle favelas per 680 metri e coinvolto i giovani delle aree più degradate. Sempre a Rio, Regina Tchelly, cuoca totale, ha lanciato “Favela Organica”, piccoli orti sui tetti per un’economia domestica, biologica e sostenibile.

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Ma è stato il lockdown, cui ci ha costretto la pandemia, a farci riscoprire nuove forme e nuovi spazi da abitare, modificando le fisionomie urbane. I sacerdoti sono saliti sui tetti per celebrare messa con i fedeli affacciati a balconi e finestre. Come al Tuscolano, a Roma, sulla sommità di San Gabriele dell'Addolorata: don Simone ha ovviato alle restrizioni dei decreti arrampicandosi sulla scala antincendio che sbuca sul tetto. E così don Pietro, che la domenica di Pasqua era con casse e microfono sulla cupola della chiesa di San Salvatore in Lauro.

E tutte quelle foto degli skyline al tramonto postate sui social durante la quarantena? Scattate sul tetto. L'appuntamento era in terrazzo, pochi condomini per volta, distanziati. Prima un nucleo familiare, poi un altro. In cima a un edificio di Trastevere c'era chi praticava yoga alle 18,30, chi aspettava che calasse il sole con una birra un'ora dopo. E si continua a fare. A Roma come a New York. Cesare Vangeli, autore, regista, ballerino e insegnante di Tap, in lockdown nella Grande Mela, durante l'isolamento ha continuato ad allenarsi e a dare lezioni da remoto ai suoi allievi tra i tetti di Hell's Kitchen. In cima ai palazzi di Tel Aviv è da anni che si pratica yoga e krav-maga, si mangia e si fa musica.

Non è solo tendenza: «La pandemia ci ha costretti ad accelerare tanti processi – spiega Gianni Massa, architetto e vicepresidente vicario dell'ordine nazionale degli Ingegneri – in particolare quelli che riguardano l'abitare e gli stili di vita connessi. Dobbiamo ripensare tutto il costruito e comprendere che c'è la necessità di espandere gli spazi delle case. Ripartire da Le Corbusier e capire quale sia oggi lo spazio minimo abitabile per arrivare a considerare i terrazzi condominiali come una estensione della casa. Adattarla ad altre forme di vita, a nuovi bisogni, che comprendono sport, smart working, orti urbani – continua Massa – e immaginare degli spazi “filtro” comuni. Tecnicamente possiamo fare molto, gli incentivi del 110% per interventi legati all'efficientamento energetico sono un segnale. Ma manca una visione culturale più ampia, quella dell'architettura della rigenerazione».

Ne sono una rappresentazione gli orti urbani, in Italia e nel mondo: la loro installazione in cima agli edifici è ormai quasi un passaggio obbligato di ogni processo di costruzione, recupero e rigenerazione, da Torino a Parigi, da Shangai a New York. I vantaggi sono ambientali e sociali. Il più grande sarà a Parigi, sul tetto del padiglione 6 della fiera a Porte de Versailles, un esempio di ecosostenibilità, sul modello dei giardini pensili di Babilonia. A New York sulla sommità di due stabili è nato Brooklyn Grange, 11 ettari di agricoltura urbana. A Torino la Lidl ha installato 1.400 metri quadrati di orti sul tetto. Milano punta a realizzarne 13 milioni di metri quadrati, con un progetto di fondi europei Horizon 2020. Intanto Boeri progetta a Tirana il quartiere del futuro di una vera smart (safe) city. Gli abitanti si ritroveranno sui tetti, come prima avveniva nei cortili, tra pannelli fotovoltaici, laboratori e orti.

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