DOPO la conferma

Rating, la pagella di Fitch: l’Italia delle imprese “salva” il Paese dalla bocciatura

di Gianni Trovati

Fitch conferma il rating BBB per l'Italia

2' di lettura

Italia promossa per il basso debito privato, la competitività delle imprese cresciuta nel 2018 nonostante le difficoltà e per il surplus delle partite correnti trainato dall'export. E bocciata per i rischi sugli obiettivi di deficit, la probabile risalita del debito pubblico e per una politica che aggiunge incognite invece di toglierle.

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Le agenzie di rating non sono il Vangelo, come si dice, giustamente, in ogni occasione. Le loro analisi offrono però indicazioni chiare su come investitori e mercati internazionali guardano all'Italia: a un'Italia «privata» giudicata solida nonostante tutto, e a un'Italia «pubblica», e soprattutto «politica», considerata inaffidabile.

Perché i mercati vogliono certezze. L'«oggetto non identificato» rappresentato l'anno scorso dal governo giallo-verde non ne dava, e questo spiega le revisioni al ribasso di rating e outlook nel 2018. Ora la situazione è un po' migliorata, ma fino a un certo punto. E la conferma della tripla B con outlook negativo arrivata da Fitch ne dà la misura. Tra Lega e Cinque Stelle le «distanze ideologiche» sono enormi, dice l'agenzia, e non è improbabile che il Carroccio, una volta incassato il dividendo elettorale alle europee di maggio, faccia saltare il banco e spinga per nuove elezioni. Si può storcere il naso finché si vuole leggendo considerazioni di politica politicante nel report di un'agenzia di rating. Ma a Roma non c'è corridoio di palazzo in cui non si facciano gli stessi ragionamenti ogni giorno.

Intanto la congiuntura fredda spinge in alto il deficit, al 2,3% quest'anno e al 2,7% il prossimo secondo le prudenti stime di Fitch, con un debito visto in rotta verso il 132,3% del Pil. E un governo animato in molte sue parti dall'«antipatia verso l'Unione europea e l'euro» continuerà a premere sul terreno della «sfida alle regole fiscali Ue», anche se la messa in atto di politiche che minaccino davvero un'Italexit resta «improbabile». Sono solo parole, sembra dire l'agenzia. Ma costano.

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