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La pandemia frena il sorpasso delle donne avvocato

di Antonello Martinez*

(Elnur - stock.adobe.com)

4' di lettura

L'avvocatura si tinge di rosa: se nel 1985 le donne avvocato in Italia erano 3.450, pari al 9,3% del totale, 35 anni più tardi, nel 2020, il loro numero era aumentato a 117.559, pari al 48% (fonte: Cassa di previdenza e assistenza forense). Quando tutto lasciava supporre che nella professione forense le donne avvocato avessero già acceso la freccia per il sorpasso, si è però verificata una battuta d'arresto: nel 2021, infatti, il loro numero è sceso a 115.250 (47,7% del totale), 2.300 in meno rispetto all'anno precedente, mentre quello dei loro colleghi uomini, nello stesso periodo, è diminuito di “soltanto” 891 unità. Una dimostrazione del fatto che, nel settore, sono state le professioniste ad essere le più colpite dall'impatto dell'emergenza Covid-19 specie nella gestione dei figli o di altri familiari fragili.
Il sorpasso è comunque già avvenuto al Nord, dove nel 2021 le donne avvocato sono il 51,15% del totale; al Centro, dove la componente femminile rappresenta il 48%, si segnalano tuttavia regioni “rosa” come l'Umbria e la Toscana, con rispettivamente il 52,7 e il 51,4% di professioniste sul totale.
Gli Ordini con la percentuale di presenza femminile più elevata sono quelli di Brescia, con quasi il 70% di avvocati donne (69,7%), di Busto Arsizio (61,2%) e di Rieti (59,8%) mentre, a livello di Distretto, la maglia rosa spetta a Perugia che, con il 52,7%, precede Bologna (52,5%) e Brescia (52,4%).
La Lombardia è la regione nella quale le donne avvocato hanno il reddito medio più elevato (38.732 euro), seguita dalla Valle d'Aosta (37.403 euro) e dal Trentino – Alto Adige (36.444 euro). Calabria (11.674 euro), Basilicata (12.851 euro) e Puglia (13.719 euro) sono invece quelle dove il reddito medio delle professioniste è più basso.
I dati della Cassa Forense evidenziano però in tutte le regioni un divario di genere, in termini di retribuzione, abbastanza netto fra uomini e donne: il reddito di queste ultime, infatti, è generalmente inferiore di oltre la metà rispetto a quello dei loro colleghi. Il divario è particolarmente evidente in Lombardia, dove il reddito medio delle donne avvocato equivale al 39,8% di quello degli uomini (97.387 euro) e nel Lazio (41,1%, pari a 26.614 euro vs 64.744 euro), mentre le regioni dove la sperequazione è meno marcata sono la Valle d'Aosta (70,1%, pari a 37.403 euro vs 53.309), la Sardegna (57,2%, pari a 18.475 euro vs 32.264) e il Friuli - Venezia Giulia (53,8%, pari a 31.450 euro vs 58.466). In genere gli avvocati cominciano a guadagnare di più dai 45 anni in sù e raggiungono l'apice nella fascia tra 65 e 70 anni. Così come i volumi d'affari medi sono più alti in Lombardia (110.188 euro) e i più bassi in Calabria (23.513 euro) mentre le pensioni più consistenti si rilevano in Trentino Alto Adige (38.888 euro).
Nel 1985, su una popolazione italiana di 56.597.823 abitanti, i professionisti iscritti alla Cassa erano 37.495: una media di 0,7 avvocati ogni mille abitanti. Trentasei anni dopo, su una popolazione che è cresciuta di circa 3 milioni di persone, il numero di iscritti (241.830) è sestuplicato, con una percentuale che balza a una media di 4,1 avvocati ogni mille abitanti che nel meridione e nelle isole sale al 5,3%. Fra le regioni, è la Calabria a vantare la media più alta in Italia (6,9 avvocati ogni mille abitanti), seguita dalla Campania (6,2) e dal Lazio (5,9). Le regioni che hanno, invece, il minor numero di avvocati sono nell'ordine Valle D'Aosta (1,3 ogni mille abitanti), Trentino Alto Adige (1,7) e Friuli Venezia Giulia (2,1).
I numeri dell'Italia fanno una certa impressione, soprattutto se messi a confronto con quelli di altri Paesi: in ambito UE il nostro Paese è al quarto posto per numero di avvocati in proporzione alla popolazione, preceduta da Lussemburgo, Cipro e Grecia (fonte: EU Justice Scoreboard 2022). Agli oltre 450 legali ogni 100.000 abitanti di Lussemburgo e Cipro, fanno da contraltare i 300 avvocati ogni 100.000 abitanti della Spagna, i 200 della Germania, i 100 della Francia, fino ad arrivare alla Svezia che, con circa 60 avvocati ogni 100.000 abitanti, è il Paese europeo con il numero di legali più basso.
Analizzando il dato di crescita in Italia, se nei primi 10 anni si è avuto un aumento progressivo di pochi punti, nel triennio 1995/1997 il numero di avvocati è cresciuto di oltre il 10% all'anno. Successivamente, la percentuale è scesa, stabilizzandosi fra il 3 e l'8% di incremento annuo, per poi arrivare registrare nel 2014 un picco del 26,4%. Un risultato senza precedenti, per il quale non riesco a trovare la motivazione che, da un punto di vista sociologico, ha spinto una percentuale così elevata di avvocati ad iscriversi alla Cassa. Un risultato che, inoltre, è rimasto un caso isolato, visto che già dall'anno seguente ha avuto inizio una discesa vertiginosa: dal +5% del 2015 si è infatti arrivati al -1,3% del 2021, dato, quest'ultimo, interpretabile come conseguenza delle ripercussioni economiche negative generate dalla pandemia.

* Presidente dell'Associazione Italiana Avvocati d'Impresa

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