INTERMEDIARI

La pandemia non frena la propensione al rischio

Secondo uno studio di Pwc, i Family office vogliono investire di più in asset class illiquide come private market, private equity e real asset

di Lucilla Incorvati

4' di lettura

L’emergenza Covid non ferma la voglia dei Family Office di allargare i propri investimenti verso gli alternative investments ed in particolare nei confronti degli investimenti in Private Capital, dove attualmente, tralasciando la componente immobiliare, i Family Office italiani hanno ancora un gap consistente in termini di asset allocation rispetto agli operatori internazionali italiani. Se l’obiettivo principale dei family office resta quello di bilanciare la preservazione del patrimonio e la crescita del capitale, c’è tuttavia un apertura che prima non si era vista. E’ quanto emerge dall’ultimo studio sul tema realizzato da PWC che intervistato ben 36 family office basati tra l’Italia e la Svizzera. Dal un lato va detto che queste strutture nel mondo sono molto cresciute negli ultimi tre anni e oggi sono circa 7500 in tutto il mondo.

«Nei prossimi 12 mesi i Family Office dichiarano di voler ridurre l'allocazione nelle asset class tradizionali (come azioni, obbligazioni) a favore dei co-investimenti e degli investimenti in asset alternativi come Private Equity, Venture Capital, Private Debt - sottolinea Nicola Anzivino, Partner Deals di PwC Italia -. Le sfide passate e future poste dalla pandemia in Italia, la volatilità dei mercati finanziari e l'incertezza prospettica riguardo la salute del sistema economico mondiale, stanno costringendo le famiglie ed i loro FO a rivedere l'allocazione del proprio patrimonio rinunciando spesso alla liquidabilità degli strumenti finanziari, a favore di rendimenti attesi più elevati e ad una minore volatilità “realizzata”».

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PATRIMONIO MEDIO DELLE SINGOLE FAMIGLIE
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Dall’indagine emerge un focus sempre maggiore dei FO verso asset alternativi illiquidi quali Private Equity, Venture Capital, co-investimenti ed infrastrutture, a scapito delle asset class più tradizionali. Pertanto, nel corso del prossimo anno Pwc prevede un incremento dell’esposizione sugli asset di Private Equity, sia tramite investimenti in fondi ma anche tramite investimenti diretti e i co-investimenti con altri operatori.

Questo dipende in parte dalla sempre più moderata redditività attesa degli asset tradizionali, ma anche dalla natura delle wealthy family italiane. «Essendo per lo più di estrazione imprenditoriale - aggiunge Anzivino- successivamente ad un liquidity event o alla vendita della propria azienda, le famiglie preferiscono investire in un progetto di private capital dove possano sentirsi maggiormente coinvolte piuttosto che delegare la gestione a operatori tradizionali».

Il 56% degli intervistati appartengono alla categoria dei Multi Family Office mentre il 44%, sono Single Family Office (o “SFO”). Il 25% dei MFO intervistati gestisce e amministra i patrimoni di 20 o più famiglie, mentre il 40% segue tra le 2 e le 5 famiglie.Il patrimonio medio delle singole famiglie che si avvalgono dei servizi dei MFO è mediamente inferiore rispetto a quello delle famiglie seguite da un SFO: l’84% dei MFO indica che il patrimonio medio di ogni singola famiglia seguita è inferiore ad 100 milioni . Al contrario il 63% dei SFO sostiene che il patrimonio delle famiglie seguite è inferiore ad 100 milioni e il 37% dichiara che gli asset della famiglia seguita superano i 100 milioni. Circa il 50% del patrimonio delle famiglie seguite dai FO proviene dal settore secondario ed in particolare dall’industria e dalla manifattura (38%).

Per quanto riguarda l’asset allocation attuale, il 58% dei FO sostiene che oltre il 50% del patrimonio sia rappresentato da asset finanziari, mentre il rimanente 42% del campione ha un’allocazione in asset finanziari compresa tra il 20% ed il 50%. Infine, i dati rilevano che l’80% del campione ha un’allocazione tra il 10% e il 40% in asset immobiliari. Gli altri asset (collectibles, real assets, etc.) invece hanno un'incidenza residuale sull’asset allocation complessiva, con un’allocazione media di circa il 10%.

Nel corso dei prossimi 12 mesi secondo uno studio appena concluso da Pwc i FamilyOffice vogliono incrementare gli investimenti alternativi e i co-investimenti. Nello specifico, il 50% dei FO sostiene che aumenterà la propria allocazione sui fondi di private equity e venture capital, il 60% invece incrementerà l’esposizione sul private debt mentre il 53% aumenterà i co-investimenti con altri operatori (private equity o club deals). Infine, dalle risposte si evince come nei prossimi 12 mesi ci saranno maggiori investimenti anche in infrastrutture, una delle asset class più trascurate nel 2019. L’attività di investimento è gestita per lo più in modo diretto .

In alcuni casi la gestione diretta vienein parte delegata ad altri operatori. Nessuno dei Family Office delega interamente la gestione delle asset class a terzi e la maggior parte degli investimenti alternativi viene gestita dai FO. Invece, per quanto concerne le asset class più liquide, i FO tendono, almeno in parte, a delegare la gestione degli investimenti ad operatori terzi.

Quanto agli strumenti a cui si ricorre relativamente al patrimonio gestito esclusivamente dagli stessi FO, il 52% dell’asset allocation è investita in titoli, mentre il 48% in veicoli: il 24% in fondi aperti, il 13% in fondi chiusi e l’11% in ETP. Molti family office sono impegnati in co-investimenti spesso per capitalizzare il rapporto con altre famiglie ed altri FO. Tra i FO che hanno effettuanoco-investimenti, il 21% sostiene di essere intervenuto su operazioni con altri Family Office, il 6% su operazioni con un numero elevato di operatori facilitati da banche di investimento e il 16% ha svolto co-investimenti utilizzando entrambi gli approcci. Quasi la metà degli intervistati ( il 49%) ha intrapreso una politica di investimento secondo criteri ESG (il 14% nell’ultimo anno), il 33% lo farà entro il prossimo anno e solo il 19% non ha investito in fondi ESG e non lo farà . Per quanto riguarda il coinvolgimento in attività filantropiche, circa il 68% dei FO ha supportato,almeno una volta durante l’anno, le famiglie nelle attività filantropiche. Il 14% intraprende iniziative su base regolare, mentre il 54% ha supportato o supporta le famiglie non su base regolare.

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