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La pandemia peggiora lo sfruttamento del lavoro minorile

La denuncia di Ilo-Unicef nella Giornata contro il lavoro minorile. Nuove linee guida per migliori condizioni nell’industria della moda, da Adidas a H&M

di Alessia Maccaferri

(AungMyo - stock.adobe.com)

4' di lettura

Nella Giornata Mondiale contro il lavoro minorile il simbolo è Zohra, la bambina pakistana di 8 anni uccisa dai suoi datori di lavoro, per la sola colpa di aver liberato i pappagalli dalla gabbia. Ma di Zohra nel mondo ce ne sono 152 milioni: bambine e bambini costretti a lavorare, sfruttati e a volte torturati e uccisi come la piccola Zohra. Con la pandemia la situazione rischia di peggiorare secondo il report Ilo-Unicef presentato a Ginevra.

Dopo 20 anni di progressi, per la prima volta rischiano di crescere di nuovo il lavoro minorile, come effetto della crisi Covid-19. Secondo il report dell’International Labour Organization (Ilo) e Unicef «According to COVID-19 and child labour: A time of crisis, a time to act», il lavoro minorile è diminuito di 94 milioni di casi dal 2000 ma l’avanzamento ora è compromesso: i bambini che già lavorano rischiano di lavorare per più ore o in condizioni peggiori, spiega il report. La maggior parte potrebbe essere costretta a svolgere i lavori peggiori, che causano danni alla salute e alla sicurezza.

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«Non appena la pandemia provoca un effetto devastante sui redditi delle famiglie, senza supporto, molti possono ricorrere al lavoro infantile» spiega il direttore general dell’Ilo, Guy Ryder. «La protezione sociale è vitale in tempi di crisi, dal momento che fornisce l’assistenza ai più vulnerabili. Integrare le preoccupazioni per il lavoro minorile in politiche più ampie per l’educazione, la giustizia, il mercato del lavoro, i diritti umani fa la differenza».

Il fattore povertà

Secondo il report, un punto percentuale di crescita della povertà induce almeno un +0,7% di aumento del lavoro minorile in certi paesi. «In tempi di crisi il lavoro minorile diventa un meccanismo di coping per molte famiglie - spiega la direttrice dell’Unicef r Henrietta Fore. - Appena la povertà cresce, le scuole chiudono e diminuiscono i servizi sociali, molti bambini vengono spinti a lavorare».

Ci sono sempre più evidenze che il lavoro minorile aumenta con la chiusura delle scuole che, durante la pandemia, ha riguardato più di un miliardo di studenti in 130 paesi. Quando le scuole ripartiranno, non tutti i genitori potrebbero permettersi di mandare i figli a scuola. Bambini e ragazzi che potrebbero essere spinti in lavori pericolosi e in condizioni di sfruttamento. Le disparità di genere possono crescere in modo serio, con le ragazze particolarmente vulnerabili allo sfruttamento in agricoltura e nei lavori domestici, spiega il report.

Nello studio vengono proposte diverse misure:

1) maggiore protezione sociale

2) più facile accesso al credito da parte delle famiglie povere

3) la promozione di un lavoro decente tra gli adulti

4) misure di recupero scolastico, inclusa l’eliminazione delle tasse scolastiche

5) più risorse per le ispezioni sui luoghi di lavoro

6) miglioramento legislativo

Vittima 1 bambino su 10

Sono 152 milioni i bambini - 64 milioni di bambine e 88 milioni di bambini - coinvolti nel lavoro minorile nel mondo, vale a dire 1 su 10; di questi, 72 milioni sono coinvolti in lavori pericolosi; questa proporzione aumenta nei paesi più poveri del mondo, dove più di 1 bambino su 4 è coinvolto nel lavoro minorile.

Nei paesi colpiti da conflitti armati - dove vivono circa 250 milioni di bambini - l’incidenza del lavoro minorile è più alta del 77% rispetto alla media globale. Nelle sue forme peggiori, il lavoro minorile può tramutarsi in schiavitù, sfruttamento sessuale ed economico, e morte. Diversi settori sono coinvolti nel lavoro minorile, come agricoltura, manifattura, lavoro nelle miniere e nelle cave e lavori domestici. Spesso questi lavori si nascondono alla vista. Per esempio, gli stimati 15,5 milioni di bambini che svolgono lavori domestici nel mondo - la maggior parte ragazze - sono raramente visibili, ma affrontano molti pericoli.

Nuove regole per l’industria della moda

Nel mondo, oltre 60 milioni di lavoratori sono impiegati nel settore dell’abbigliamento e delle calzature. Molti di loro sono genitori o persone che si prendono cura di bambini, che supportano le famiglie. L’Unicef stima che oltre 100 milioni di bambini siano coinvolti nella catena di fornitura di abbigliamento e calzature globali - come lavoratori, figli di genitori che lavorano e membri delle comunità vicino ad aziende agricole e fabbriche. In occasione della Giornata Mondiale contro lo Sfruttamento del Lavoro Minorile, l’Unicef e la Norges Bank Investment Management hanno rilasciato nuove linee guida che aiuteranno le aziende di abbigliamento e calzature a rispondere meglio ai diritti dei bambini nelle loro catene di fornitura globali; questo strumento è il risultato di una partnership tra Unicef e Nbim, che gestisce le attività del Fondo Pensione Governativo Norvegese Globale e ha coinvolto aziende leader nel settore dell’abbigliamento e delle calzature, tra cui Adidas, H&M e Vf Corporation.

Cosa fa l’Unicef?

L’Unicef promuove un approccio integrato per eliminare il lavoro minorile, che include il rafforzamento di iniziative per i genitori e la risposta alle pericolose norme sociali che perpetuano il lavoro minorile, in aggiunta a un rafforzamento del supporto legale e sociale e dei meccanismi di segnalazione per arginarlo. Tramite questi sistemi si cerca di aumentare l’accesso a istruzione di qualità e rafforzare le strategie di riduzione della povertà. L’Unicef collabora a stretto contatto con i governi nazionali e locali per supportare lo sviluppo e l’implementazione di strategie per rispondere al lavoro minorile. L’Unicef ha infine proposto delle azioni per eliminare il lavoro minorile: rendere i bambini visibili (i governi devono investire nella raccolta di dati nuovi e migliori sul lavoro minorile); includere i bambini lavoratori nelle iniziative e nei programmi di protezione sociale; cambiare le norme sociali e permettere l’empowerment delle comunità; rendere l’istruzione accessibile e maggiormente pronta a rispondere ai bisogni dei bambini lavoratori.

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