La partnership tra manager pubblico e privato chiave per l’attuazione del Pnrr
Occorre creare un circolo virtuoso che possa rendere vantaggiosa la collaborazione delle imprese e attivare un volano di innovazione nella Pa
di Giancarlo Senatore *
3' di lettura
Dopo mesi dedicati alla stesura, discussione, approvazione di un testo che ha dovuto raccogliere e razionalizzare il fabbisogno del Paese inquadrandolo in una visione strategica, il Pnrr italiano è entrato in una nuova fase cruciale. Il dispositivo, che rappresenta un’occasione senza precedenti per il nostro Paese, ora richiede alla Pubblica amministrazione un enorme sforzo di programmazione per rendere i progetti esecutivi. E la chiave per mettere realmente a terra gli interventi è avviare un processo di partnership pubblico - privato. Solo se il manager della Pa e quello delle imprese lavoreranno fianco a fianco, sarà possibile accelerare il percorso di spesa e accedere a tutte le risorse a disposizione per lo sviluppo dell’Italia di domani.
Il percorso del Pnrr italiano è stato tutt’altro che semplice. Il governo, in pochi mesi, ha dovuto riportare in una cornice strategica centinaia di progetti raccolti dai diversi ministeri nel rispetto del framework europeo. Ma la fase che abbiamo ora di fronte non è da meno: in 24 mesi dovrà essere realizzata quasi tutta la programmazione esecutiva, uno sforzo importante di policy design da compiere in tempi ridotti, sia per la programmazione a livello centrale che per gran parte di quella territoriale.
È necessario passare rapidamente alla fase esecutiva. Non servono altre leggi o sovrastrutture: è il momento dell’execution, semmai correggendo in corso d’opera le eventuali disfunzioni. Con la Pa nel ruolo di attuatore del Pnrr, serve potenziare l’efficacia del settore pubblico nel suo complesso. Ed è necessario coinvolgere il settore privato, senza di cui il Pnrr non potrà essere davvero attuato. Bisogna costruire un circolo virtuoso, che da una parte possa rendere vantaggiosa la collaborazione delle imprese, dall’altro consenta di attivare un volano di innovazione nella Pa.
Mentre si dota di adeguata capacità di programmazione, il manager della Pubblica amministrazione deve ascoltare il territorio per definire la progettualità esecutiva, comprendendo i bisogni delle imprese e della società civile. In questo senso, il Pnrr può rappresentare più livelli di management della Pa centrale e locale l’occasione per strutturare un nuovo approccio di partenariato, costruendo un modello diverso rispetto al passato.
La vera sfida dei manager pubblici, non solo per i livelli apicali, è l’ordine di grandezza dei fondi da gestire: è diverso, ed è davvero rischioso pensare di usare le stesse regole della progettazione ordinaria. Ai singoli decisori pubblici è quindi affidata la non banale responsabilità di fare gioco di squadra nella programmazione degli interventi, usando tutte le forze qualificate in campo. E su questo la consulenza può supportare da un lato nelle competenze di gestione, dall’altro nella formazione e affiancamento del personale che sarà assunto ma avrà pochissimo tempo per rendersi operativo.
Il manager pubblico può avvalersi di consulenza privata nell’analisi dell’impatto degli interventi, nell’analisi della cantierabilità, nella verifica della sostenibilità ambientale, sociale ed economica e nella verifica sull’accountability dei soggetti attuatori, definendo strumenti di supporto cuciti su misura per loro. Per abilitare questo processo è fondamentale il capitale umano. Si tratta infatti del momento cruciale e di maggiore importanza nella vita e nella professione di manager pubblici che per anni hanno assistito, talvolta impotenti, all’alternarsi delle riforme e delle contro riforme progettate dalla politica e spesso non attuate o solo parzialmente attuate.
Il Pnrr è la grande sfida del manager pubblico.In questo scenario sono importanti anche gli asset tecnologici: la robotic process automation è un elemento utile per aiutare le persone nella gestione di ingenti risorse economiche in un tempo così limitato. Un propellente giusto per realizzare riforme e investimenti può essere quello dell’open innovation. È il momento delle straordinarie opportunità (la sola Missione 1 dedicata all’innovazione del Pnrr investe oltre 40 miliardi nell’innovazione tra pubblico e privato), grazie alle quali è davvero possibile costruire una nuova logica strategica per l’innovazione aperta, costruendo nelle organizzazioni consolidate unità e processi che si occupino stabilmente di scouting, assessment, validazione e adozione di opportunità che provengono dall’ecosistema dell’innovazione.
Attraverso progetti comuni di amministrazioni pubbliche, imprese e università sarà possibile sfruttare al meglio i vantaggi della collaborazione pubblico-privato. E, di nuovo, questo è il momento nel quale le persone, i manager e i funzionari della Cosa Pubblica possono e devono aprirsi a collaborazioni con i privati.
Da un lato, Università e startup innovative possono produrre tecnologie emergenti e modelli di business innovativi, dall’altro le grandi organizzazioni attivare percorsi di validazione di queste opportunità. In un siffatto scenario, le amministrazioni, oltre ad essere finanziatori dell’innovazione, potranno finalmente esse stesse adottare processi di sviluppo basati sull’open innovation: le Pa, oggi più che mai, hanno l’opportunità di dotarsi di Uffici di Innovazione, co-progettando e co-sviluppando le nuove soluzioni con l’ecosistema dell'innovazione che le circonda. Una logica di sviluppo nuova per il settore pubblico e di grande potenzialità.
* Ceo di Intellera Consulting
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