previdenza

La pensione anticipata arriva 3 mesi dopo per chi svolge attività gravose

di Matteo Prioschi

2' di lettura

Per i lavoratori che svolgono un’attività “gravosa” la pensione quest’anno arriva tre mesi dopo rispetto all’anno scorso. Una conseguenza probabilmente indesiderata dell’introduzione delle finestre mobili avvenuta con il decreto legge 4/2019 varato dal Governo per attutire gli effetti della riforma Fornero.

Secondo le regole previdenziali sono considerate gravose quindici attività che spaziano dagli operai dell’edilizia agli addetti non qualificati ai servizi di pulizia, dai facchini alle insegnanti degli asili. Per le persone che hanno raggiunto i 30 anni di contributi e hanno svolto queste attività per almeno 7 anni negli ultimi 10, la legge di bilancio 2018 (articolo 1, comma 147, della legge 205/2017) aveva già previsto l’esenzione dall’adeguamento dei requisiti della pensione di vecchiaia e anticipata nel biennio 2019-2020.

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Di conseguenza quest’anno questi lavoratori sarebbero potuti andare in pensione di anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi, invece dei 43 anni e 3 mesi che sarebbero dovuti essere richiesti, in via generale, a tutti i lavoratori.

Il decreto legge 4/2019, in vigore dal 29 gennaio di quest’anno, da una parte ha “congelato” fino al 2026 incluso i requisiti in vigore l’anno scorso, quindi i 42 anni e 10 mesi per gli uomini, indipendentemente dall’attività svolta, ma dall’altra ha introdotto la finestra mobile di tre mesi. Ciò significa che dal momento in cui si matura il diritto alla pensione a quello in cui viene pagato il primo assegno, deve trascorrere un trimestre. In tale arco di tempo si può continuare a lavorare oppure smettere, rimanendo però senza stipendio e senza pensione.

PER SAPERNE DI PIÙ / Dossier pensioni 2019

Durante la fase di conversione in legge del decreto si era ipotizzata la cancellazione delle finestre per i lavoratori che svolgono le attività “gravose”, proprio per evitare che nel biennio 2019-2020 l'accesso alla pensione di fatto venisse posticipato rispetto a quanto previsto in precedenza. Possibilità però che non si è concretizzata.

ECCO LE ATTIVITA' GRAVOSE

ECCO LE ATTIVITA' GRAVOSE


Quindi quest’anno chi svolge attività gravose se non vuole rimanere per un trimestre senza entrate deve lavorare fino a raggiungere i 43 anni e 1 mese di contributi, invece dei 42 anni e 10 mesi che sarebbero stati sufficienti con le vecchie regole.

PER SAPERNE DI PIÙ / Lavori gravosi e usuranti, congelati i requisiti per il biennio 2019-2020

Il decreto legge 4/2019 non ha invece inciso sulla pensione di vecchiaia, per la quale non è prevista alcuna finestra e al contempo, per la generalità dei lavoratori, è scattato l’adeguamento alla speranza di vita, con un aumento di 5 mesi dell’età minima richiesta che è salita a 67 anni rispetto ai 66 anni e 7 mesi sufficienti l’anno scorso. Chi svolge attività gravose anche quest’anno va in pensione di vecchiaia con il requisito dell’anno scorso, quindi cinque mesi prima degli altri.

Secondo le stime effettuate in occasione dell’approvazione della legge di bilancio 2018, la platea dei lavoratori interessati da questo ma anche da altri “sconti” sulla pensione (perché le attività gravose danno la possibilità di accedere anche ad altre agevolazioni previdenziali) sarebbe di circa 40mila persone.

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