La Perla, disattesi gli impegni è di nuovo emergenza: 350 persone senza stipendio
Il fondo Tennor, proprietario dell’eccellenza della lingerie, non eroga la liquidità promessa
di Giulia Crivelli
2' di lettura
Nel sito produttivo bolognese La Perla è (di nuovo) emergenza e, complice il rallentamento estivo di ogni attività privata e pubblica, non si intravede una soluzione a breve.
Che invece sarebbe necessaria: da questo mese le 350 lavoratrici della fabbrica dove si produce abbigliamento intimo di lusso (La Perla fu tra i soci storici di Altagamma, prima di entrare, oltre dieci anni fa, in profonda crisi) sono senza stipendio. Buste paga che erano già state alleggerite da un accordo di solidarietà, parte di un piano di rilancio concordato tra rappresentanti dei lavoratori, management e proprietà, il fondo olandese Tennor, guidato dal finanziere tedesco Lars Windhorst.
Le proteste dei sindacati...
«Siamo di fronte al mancato rispetto di impegni presi in primavera dal fondo e messi nero su bianco in regione – spiegano Stefania Pisani di Filctem Bologna e Simone Cavalieri di Filctem Emilia-Romagna –. A inizio maggio la proprietà aveva annunciato che entro un mese sarebbero arrivati i 60-70 milioni necessari per pagare i fornitori, rimettere in marcia lo stabilimento di via Mattei e riprendere a sviluppare prodotti a pieno ritmo».
I segnali di scorrettezza, per usare un eufemismo, da parte dal fondo erano arrivati già all’inizio dell’estate e i sindacati – Filctem, Femca e Uiltec – avevano richiesto a metà luglio un incontro a Roma, presso il ministero delle Imprese e del made in Italy. «Non abbiamo ricevuto risposte e a questo punto speriamo almeno che l’incontro venga messo in agenda appena i lavori dei ministeri e del Parlamento torneranno a pieno regime – conferma Sonia Paoloni, segretaria nazionale di Ficltem Cigl –. Ma occorre un intervento immediato e diretto: 350 persone sono senza stipendio e senza alcuna certezza sul loro futuro. Parliamo di lavoratrici di altissima professionalità, con esperienza di decenni in un settore, il tessile-abbigliamento di fascia alta, che, stando a molti proclami, è il patrimonio del made in Italy».
... E delleistituzioni regionali
Parole dure sono arrivate anche dal presidente dell’Emilia-Romagna e dall’assessore allo Sviluppo economico della regione: «La decisione presa dalla proprietà di La Perla – hanno detto Stefano Bonaccini e Vincenzo Colla – è una palese violazione degli impegni assunti con le istituzioni e con i sindacati».
C’è un’ulteriore anomalia, oltre al mancato rispetto delle intese: superata la crisi del Covid, che ha creato difficoltà persino alla resilienza del lusso, la domanda di lingerie di alta gamma è tornata a livelli pre Covid. «Quando si riesce a produrre e poi vendere online, le collezioni La Perla vanno esaurite, grazie alla qualità del prodotto e alla notorietà del marchio – sottolineano i sindacati –. Appare chiaro che il fondo non vuole impegnarsi nel rilancio. Oltre a risolvere l’emergenza stipendi, si cerchino allora acquirenti interessati a questa eccellenza».
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