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La Pianura Padana a due ruote dal Moncenisio a Trieste lungo Aida

Un’infrastruttura “leggera” costruita con poche risorse da Fiab collegando ciclabili esistenti e strade secondarie per esplorare bellezze nascoste di luoghi noti

di Manlio Pisu

5' di lettura

Un cicloviaggio attraverso la Pianura Padana? Pedalare in una delle aree più antropizzate del pianeta? Perché mai scegliere un territorio saturo, che si contraddistingue per una densità fra le più alte al mondo quanto a insediamenti urbani, insediamenti produttivi, infrastrutture, aree industriali dismesse e coltivazioni intensive? Dove i paesaggi naturali non esistono più da millenni e dove lo sguardo si poggia a perdita d'occhio soltanto su paesaggi segnati nel tempo dalle attività umane?

L'idea può apparire bizzarra. Eppure Aida ci ha dimostrato che un cicloviaggio attraverso la Pianura Padana non solo ha senso, ma può anche essere molto bello. Di più: può diventare un'esperienza formativa che ci arricchisce, portandoci a conoscere da vicino un pezzo fondamentale di storia e di cultura del Belpaese.

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No, non è l'Aida di Verdi. L'Aida di cui qui si parla non è la principessa etiope protagonista dell'omonima opera lirica di Giuseppe Verdi. Aida in questo caso sta per “Alta Italia da attraversare”.

È un percorso ciclabile che si snoda per 930 chilometri dal Moncenisio, al confine tra Italia e Francia, fino a Trieste, tagliando da Ovest ad Est (e viceversa) la grande pianura del Po.

La Pianura Padana a due ruote con Aida

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Partendo dai 1.700 metri della Piana di San Nicolao, alle falde del Moncenisio, Aida scende in Val di Susa, entra nella Padania e tocca alcune delle principali città di Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli: Torino, Novara, Vercelli (dove incrocia la Via Francigena verso Roma), Milano, Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Treviso, Pordenone, Udine e Trieste.

Aida è priva di dislivelli in salita degni di nota; dunque è alla portata di tutti. Ma non è solo una pedalata facile.

È anche un cicloviaggio culturale, una sorta di Grand Tour del Nord-Italia che vanta una collezione di ben otto siti Unesco, tra cui la Palazzina di Caccia dei Savoia a Stupinigi, il Cenacolo di Leonardo da Vinci a Milano, l'Arena di Verona, il Teatro Olimpico del Palladio a Vicenza.

Ciclovia partita dal basso

Dal punto di vista sportivo l'impegno è modesto, ma comunque sufficiente a provare i benefici della bike therapy con il conseguente rilascio di dopamina e la sensazione di euforia e di buon umore che ne deriva.

Al tempo stesso l'itinerario si caratterizza per una forte componente culturale. Aida, infatti, è un premio che gratifica il corpo e la mente.

L'iniziativa è partita dal basso, dalla Fiab, Federazione italiana ambiente e bicicletta. Se ne cominciò a parlare nel 2016. Punto di partenza la constatazione del grande divario che sul piano delle infrastrutture ciclabili separa l'Italia da altri Paesi europei, avanti anni luce rispetto al nostro.

È nata così l'idea di provare a creare una ciclovia che collegasse quanto meno le principali città del Nord-Italia attraverso la Pianura Padana. L'obiettivo di partenza era molto pragmatico. Non si trattava di realizzare la pista ciclabile perfetta, con infrastrutture dedicate, con segnaletica orizzontale e verticale, punti di assistenza meccanica e tutte le specifiche tecniche che in giro per il mondo contraddistinguono le migliori ciclovie.

Si trattava piuttosto di fare quello che si può realisticamente fare in Italia nelle condizioni date. I più alti standard infrastrutturali in materia di piste ciclabili, come si possono trovare dalla Svizzera alla Corea del Sud, sono stati, quindi, lasciati almeno temporaneamente da parte.

Approccio minimalista, risultato eccellente

Per l'Aida la Fiab ha scelto un approccio diverso: valorizzare al massimo ciò che già esisteva; “cucire” insieme singoli tratti di ciclabili brevi, tra loro scollegate; esplorare le potenzialità della rete della viabilità secondaria a bassissima densità di traffico per connettere in rete queste infrastrutture minori; sfruttare tutto lo sfruttabile come argini di canali, strade poderali, vicinali.

È grazie a questo metodo, forse minimalista ma efficace, che la Fiab, forte di una rete di 19mila soci, è riuscita poco alla volta a dar vita all'Aida. Altre iniziative, molto più ambiziose, procedono, invece, a rilento per gli ostacoli burocratico-amministrativi e malgrado l'ottima qualità dei progetti iniziali e le risorse finanziarie stanziate.

Una app come cicloguida

Già, le risorse finanziarie. Non certo un dettaglio da poco. I soldi la Fiab li ha trovati grazie a un crowdfunding, l'equivalente digitale della vecchia colletta tra amici, parenti e conoscenti. Nel 2019 sono stati raccolti 40.600 euro.

Non un granché, ma quanto basta per realizzare un sito web (www.aidainbici.it), la segnaletica di base sul territorio attraverso il sistema degli adesivi disposti sul percorso come i sassolini bianchi di Pollicino e soprattutto l'app (Ciclovia Aida).

Aida, infatti, è anche una app scaricabile gratis dal web su smartphone. Ed è un'app di qualità, realizzata da ItinerAria di Alberto Conte, la stessa società che ha sviluppato anche l'app della Via Francigena.

La app fornisce non solo le tracce Gps, che fungono da navigatore da bici, ma anche altre informazioni a corredo utili per il cicloviaggio: dove dormire, dove mangiare, i luoghi di interesse, le tappe, le mappe.

L'iniziativa dal basso ha poi sviluppato un effetto traino anche sulle amministrazioni locali di alcuni dei Comuni attraversati, che hanno integrato lo sforzo, apponendo a loro volta una segnaletica molto utile.

L'Aida ha anche un gioco: il Grand Tour scaricabile dal web. Chi vuole partecipare, fa una donazione di pochi euro alla Onlus, registra il proprio passaggio presso le varie tappe e ottiene in premio la “Toppa celebrativa”.

L’amministrazione pubblica conta

Oggi Aida è un'infrastruttura della mobilità ciclistica di livello europeo. «Siamo riusciti a rendere fruibile la ciclovia in tempi relativamente brevi, ma senza trascurare la qualità, che in buona parte è in linea rispetto agli standard europei», sottolinea Michele Cremonesi, referente nazionale Aida per Fiab.

L'intento, aggiunge, era quello di «far arrivare quanto prima ai territori, alle comunità locali e alle loro amministrazioni i benefici che possono derivare dall'indotto del cicloturismo». La Fiab ha sviluppato una “pressione dal basso”.

Tuttavia, aggiunge Cremonesi, «per la realizzazione di una rete di mobilità ciclabile di qualità resta imprescindibile l'interlocuzione con le istituzioni e con le amministrazioni pubbliche a tutti i livelli, centrale e periferico».

Da questo punto di vista, aggiunge, «negli ultimi anni sono stati fatti passi in avanti significativi». E comunque, conclude, «il futuro di Aida dipende sì dal sostegno delle comunità locali, ma in parte anche dal coinvolgimento delle amministrazioni pubbliche», per esempio per quanto riguarda la manutenzione e la promozione in Italia e all'estero.

Un cicloviaggio di riscoperta

Potete, dunque, montare in sella e cominciare a pedalare. Con il duplice ausilio dell'app e della segnaletica il cicloturista, per quanto poco esperto dei luoghi, è messo in condizione di percorrere l'itinerario, senza timore di perdersi.

I siti che andrete a vedere potranno anche esservi in parte già noti. Ma visti dalla prospettiva della bicicletta tutto vi apparirà diverso e molto, molto più interessante e più bello che non dal finestrino della macchina o di un treno a 200 all'ora. Sarà una scoperta e una riscoperta.

È il bello del viaggio lento, che vi regala un'immersione profonda nel territorio e fa sì che i paesaggi vi entrino dentro e si sedimentino per sempre nella memoria.

La Pianura Padana vi regalerà delle emozioni. Non solo per lo straordinario patrimonio storico-artistico, racchiuso nei suoi borghi e nelle sue città. Ma anche per gli scorci di natura, che per quanto fortemente antropizzata, potranno affascinarvi. Tra aprile e inizio giugno, per esempio, le risaie allagate sono uno spettacolo da non perdere.

Pedalerete dentro la storia d'Italia tra i luoghi del Risorgimento. Vi imbatterete in Leri Cavour, il minuscolo borgo sorto intorno alla fattoria modello voluta nell'Ottocento da Cavour, che realizzò anche l'omonimo canale di alimentazione dei campi di riso.

Più avanti, avvicinandosi a Brescia, la Franciacorta, dove nascono i migliori spumanti d'Italia. E poco oltre le colline del Soave nel Veronese. E poi ancora i Colli Berici, le ville venete, i fiumi della Grande Guerra, la vista delle Prealpi fino al Castello di Miramare, tanto caro a Ferdinando Massimiliano d'Asburgo, che annuncia l'imminenza del traguardo nella splendida Piazza Unità d'Italia a Trieste. Buona pedalata!

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