La pinsa triplica le vendite e si moltiplicano gli investimenti dei brand
Già pronta e surgelata o da preparare a casa: consumi in netta crescita. Tra gli altri, il suo “inventore” Di Marco investe 10 milioni
di Manuela Soressi
3' di lettura
Gli italiani si stanno “rimpinsando”: la focaccia leggera e croccante, digeribile e dalla tipica forma ovale, nata a Roma ha ormai conquistato tutto il paese, tanto da essere uno dei trend più vivaci del momento. «La pinsa intercetta alcuni dei valori che guidano la scelta della pizza, ossia la digeribilità (indicata dal 72% dei consumatori), l'uso di ingredienti di qualità (76%) e la lunga lievitazione (66%)» spiega Daniela Conti, responsabile della divisione largo consumo di Doxa, che ha realizzato una ricerca sul rapporto tra italiani e pizza per conto di Eataly.
Il percorso di affermazione della pinza è partito dal mondo delle pizzerie, ma ora coinvolge anche la distribuzione moderna. Con una marcia imperiosa: dalle stime di Nielsen, nell'anno finito lo scorso agosto il sell-out ha sfiorato i 25 milioni di euro contro i 7,4 milioni di euro dei 12 mesi precedenti. Sono sicuramente aumentati gli acquisti ma è anche cresciuta l'offerta, soprattutto nel fresco, che ha quasi triplicato il giro d'affari nei 12 mesi, superando i 22 milioni di euro.
Più che raddoppiato il fatturato anche nel surgelato (2,2 milioni di euro) e arrivato a 150mila euro, partendo da zero, quello dei prodotti ambient per la pinsa fai-da-te. Infatti, chi voglia mettere la pinsa nel carrello della spesa non ha che da scegliere tra quella fresca pronta da farcire e infornare di Lapizza+uno a quella surgelata a marchio Buitoni, ma può anche deciderla di farla in casa usando le apposite farine create da alcuni produttori, come Spigadoro o Molino Vigevano.
Da qualche mese al supermercato si può comprare anche la base fresca Nuvola, il brand scelto per debuttare in Gdo dall'azienda Di Marco, che la pinsa l'ha inventata (e ne ha registrato la denominazione nella Ue) esattamente 20 anni fa. Era il 2001, infatti, quando Corrado Di Marco mise a punto quest'impasto speciale, molto digeribile perché realizzato con un mix di farine (frumento, soia e riso) e pasta madre, senza grassi animali e con una lunga lievitazione (72 ore). In pochi anni la pinsa targata Di Marco è arrivata in 7mila locali di tutto il mondo, facendo crescere l'azienda, arrivata a 15 milioni di euro di fatturato nel 2019. Quest'anno saranno 25 anche grazie all'ingresso in Gdo avvenuto a fine 2020. Una bella soddisfazione per l'azienda a cui, cinque anni fa, l'ufficio Ue per la proprietà intellettuale di marchi e brevetti ha tolto il copyright sul termine “pinsa” perché divenuto di uso comune.
«Noi abbiamo continuato a crescere e abbiamo creato l'associazione Originale Pinsa Romana, che ne ‘difende' l'autenticità nel mondo – spiega Alberto Di Marco, che segue il commerciale nel gruppo di famiglia – e abbiamo investito 10 milioni di euro, tutti autofinanziati, per la costruzione di due nuovi stabilimenti da affiancare ai due già esistenti».
La fiducia sulle potenzialità del mercato, nazionale ma soprattutto internazionale, sta spingendo diverse aziende a potenziare la capacità produttiva. La Spiga Food, azienda romana specializzata e presente anche sui mercati esteri, ha aperto a settembre il nuovo sito produttivo: 3mila mq con 12 forni a legna da cui esce la pinsa a brand La Rusticana, anche nelle versioni bio e senza glutine. Nuova linea di produzione (e cantiere aperto per un nuovo stabilimento) anche per PinsaLab, azienda nata nel 2017 e arrivata a sfiorare i 5 milioni di euro di fatturato, in cui pochi giorni fa è entrato il fondo di private equity Deutsche Invest Capital Solutions, che ha acquisito il 75% del capitale. L'azienda controlla circa il 30% del mercato con le basi precotte a marchio Pinsami.
«Vogliamo diventare il punto di riferimento della pinsa italiana di qualità e aumentare in modo significativo la produzione – spiega il ceo Fabio Grillo –. Nel 2022 investiremo sia sul fronte dello sviluppo di nuovi prodotti sia su quello della comunicazione (dove nel frattempo è arrivata la nota food blogger Benedetta Rossi come testimonial sui social, ndr), per arrivare a 10-11 milioni di euro di fatturato».
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