La politica di coesione nel processo di integrazione europea
Giovedì 3 febbraio 12.00 – 12.40 webinar "La politica di coesione nel processo di integrazione europea"
di Antonino Iacoviello*
5' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Sono passati ormai più di trent’anni dall’avvio del primo ciclo di programmazione della politica di coesione (1989-1993). Nata per bilanciare le disparità che emergevano come conseguenza della progressiva rimozione di tutte le barriere alla libera circolazione di persone e servizi, di merci e di capitali, è divenuta nel tempo la principale politica di investimento dell’Unione europea. L’idea di fondo è rimasta quella iniziale, ovvero la riduzione del divario tra i livelli di sviluppo delle Regioni per migliorare il benessere dei cittadini. Sotto il profilo della governance, ovvero dell’insieme delle regole per la programmazione e la realizzazione degli interventi, resta centrale il principio del partenariato che garantisce un adeguato coinvolgimento dei livelli di governo più vicini ai cittadini, destinatari ultimi dei benefici degli investimenti europei. Le regole fondamentali di riferimento sono oggi contenute nel Titolo XVIII del TFUE. Per ogni ciclo di programmazione sono poi approvate regole specifiche. Nel tempo è stata valorizzata la dimensione territoriale, che consente il raggiungimento degli obiettivi strategici mediante interventi di diversa intensità a seconda delle caratteristiche delle diverse parti del territorio (secondo la logica place based suggerita dal Rapporto Barca del 2009).
L’efficacia della politica di coesione
La complessità della materia non consente di individuare indicatori per dimostrare in maniera univoca l’efficacia degli investimenti effettuati negli anni. Tuttavia, le analisi controfattuali evidenziano in maniera chiara che gli investimenti europei hanno inciso notevolmente sullo sviluppo delle aree più svantaggiate del territorio degli Stati membri e comunque sulla convergenza delle economie nazionali. In concreto, gli investimenti europei hanno consentito di sostenere la crescita delle economie nazionali e dei livelli di occupazione, di migliorare i livelli di assistenza e di istruzione della popolazione, di potenziare le infrastrutture nazionali. Si può quindi dire raggiunto l’obiettivo fondamentale, che può essere individuato nella capacità di dimostrare la volontà comune di migliorare le condizioni di vita dei cittadini dell’Unione europea indipendentemente dal luogo in cui sono nati (cfr. Rapporto del Commissario George Thomson adottato nel 1973, e richiamato nel Rapporto Barca del 2009).
Le sfide di oggi
Il contesto storico, politico, economico e sociale è ben diverso rispetto a quello del tempo in cui ha preso avvio il processo di integrazione europea. Tuttavia, ancora oggi esistono nell’Unione Europea importanti disparità di ordine economico, sociale e territoriale. Inoltre, è urgente trovare risposte convincenti per contenere il fenomeno della progressiva disaffezione dei cittadini verso le Istituzioni e i tentativi di rallentamento del processo di integrazione ispirati dall’idea di recuperare spazi di azione a livello nazionale. La strada maestra per assicurare una crescita duratura, inclusiva e sostenibile sembra ancora essere la solidarietà tra gli Stati membri, che è alla base del progetto di integrazione europea. La politica di coesione è un’applicazione concreta di tale principio, che è poi alla base anche dell’ambizioso programma di sostegno alle economie nazionali del PNRR, che è stato infatti reso possibile grazie alle regole europee per la realizzazione degli obiettivi della coesione (art. 175, co.3, TFUE). Per comprendere le ragioni che giustificano oggi i significativi investimenti per la promozione della coesione economica, sociale e territoriale, si deve dare risposta ad almeno due domande, strettamente collegate tra loro. Vale ancora la pena che l’Unione europea si faccia carico di favorire la riduzione del divario di sviluppo delle diverse regioni, o tale compito potrebbe essere svolto meglio dagli Stati membri? In che modo la dimensione territoriale può contribuire al raggiungimento degli obiettivi del processo di integrazione europea?
I temi dell’incontro online
Il Prof. Antonino Iacoviello risponde alle domande pervenute durante il Webinar Radiocor del 3 febbraio: “La politica di coesione nel processo di integrazione europea”.
Per dare maggiore chiarezza alle imprese e cittadini, dove si possono trovare e consultare i bandi e le calls relative alla Politica di Coesione e Pnrr?
L'accessibilità delle informazioni per l'accesso agli strumenti di intervento finanziati dal Pnrr è un presupposto fondamentale per assicurare il raggiungimento degli obiettivi.
I bandi sono pubblicati secondo le regole ordinarie, e poi resi accessibili sui siti web dei soggetti attuatori. Al fine di consentire un accesso semplificato tutti i bandi e gli avvisi sono pubblicati sul sito internet italiadomani.gov.it alla pagina Bandi e Avvisi.
I bandi relativi ai fondi della politica di coesione sono accessibili sui siti web dei soggetti attuatori o attraverso sui siti web dedicati a ciascun programma.
Il crescente aumento dei prezzi del petrolio e del gas naturale ha messo in evidenza una grande debolezza strutturale dell' Europa. C'è coscienza da parte delle istituzioni europee che solo attraverso un forte stimolo finanziario da parte della Bce e della Banca Europea degli Investimenti, ci sarà la possibilità di accelerare sulla transizione energetica e diminuire la dipendenza dal gas naturale che attualmente sta gonfiando l' inflazione e creando l' aumento considerevole delle materie prime e dei prodotti alimentari?
La transizione energetica è uno degli obiettivi della programmazione strategica dell'Unione europea. Nel caso dell'Italia, per le particolari caratteristiche di Paese produttore di gas, il tema è oggetto di attenzione istituzionale.
La domanda riguarda un tema complesso, e stimola riflessioni di carattere geopolitico che richiedono specifiche competenze. Un collegamento diretto con la politica di coesione può essere individuato nelle politiche energetiche comuni, e in particolare nella creazione del mercato interno dell'energia dell'Unione.
Sotto un primo profilo, rileva la legislazione europea in materia di realizzazione di reti interconnesse che considera espressamente l'obiettivo di ridurre l'isolamento delle regioni meno favorite e insulari, accanto all'obiettivo generale di rendere sicuro e diversificare l'approvvigionamento energetico per tutti gli Stati membri (in particolare il Regolamento UE 347/2013).
Sotto un secondo profilo, con specifico riferimento al mercato del gas naturale, rileva la legislazione europea che disciplina l'approvvigionamento di gas (Regolamento UE 1938/2017). Come giustamente ricordato nella domanda, i Paesi membri dell'Unione europea importano un'ampia percentuale di gas da Paesi terzi; pertanto, in un sistema interconnesso, eventuali interruzioni dell'approvvigionamento di gas potrebbero ripercuotersi su tutti gli Stati membri con significative conseguenze.
Il diritto europeo ha dedicato specifica attenzione alla sicurezza dell'approvvigionamento energetico, introducendo specifici strumenti per fronteggiare eventuali crisi. Con specifico riferimento al mercato del gas, si vedano in particolare le direttive 2009/72/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, 2009/73/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, i regolamenti (CE) n. 713/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, n. 714/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, n. 715/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, e il Regolamento UE 1938/2017.
Proprio in attuazione del principio di solidarietà sono state concordate misure straordinarie di emergenza per assicurare livelli minimi di approvvigionamento per assicurare la funzionalità dei servizi essenziali.
È orientamento diffuso quello di auspicare la nascita di una sorta di Stati uniti d’Europa. Per quanto mi consta esempi di unione tra stati sono offerti dalla forma federale (Stati uniti) o confederale (Svizzera). Ritengo molto improbabile che sarà possibile addivenire anche in tempi lunghi a una delle forme note dati le differenti storie, ordinamenti costituzionali, culture, lingue, economie e così via. Ritengo pertanto che la maggiore coesione tra gli stati europei dovrà necessariamente conoscere percorsi nuovi e pervenire a nuove forme istituzionali di cui però non ho contezza che vi siano studi o elaborazioni. Chiedo vostro parere in proposito.
Il processo di integrazione europea procede da sempre alternando fasi di stallo e fasi di sviluppo. Nel tempo ci sono stati diversi studi che hanno indicato la via di un sistema federale, e anche di un sistema a tre livelli, fino a parlare di Europa delle Regioni.
A tutt'oggi il ruolo degli Stati rimane fondamentale in un sistema di governance che si poggia sul c.d. principio di attribuzione, secondo cui alle Istituzioni europee sono affidate solo le competenze espressamente attribuite dai Trattati, con alcuni correttivi.E' difficile prevedere evoluzioni di lungo periodo.
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