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La politica di coesione sotto osservazione

La mancata convergenza di alcune regioni europee, l'arrivo del NGEU disegnato dall'Europa nel post pandemia con criteri molto diversi, le dinamiche globali che tendono ad agglomerare le risorse verso il “centro” a discapito delle “periferie”, sono gli elementi principali che hanno negli ultimi anni messo in discussione l'impianto della coesione e imposto una domanda: ma la politica di coesione funziona?

di Gaetano Vecchione*

Il ponte di Pelješac, finanziato dal Fesr, dal 2022 unisce l'estrema parte meridionale della Croazia al resto del Paese, senza bisogno di attraversare i pochi chilometri di fascia costiera che assicurano alla Bosnia Erzegovina l'affaccio al mare

4' di lettura

È con il rapporto Delors del 1989 che l'Europa inizia a mettere al centro della propria agenda politica la convergenza delle regioni economicamente meno sviluppate. Vengono attivati allora i primi fondi per sostenere la crescita delle regioni più povere, fino al 2000, quando la politica di coesione viene organizzata per settennati, così come la conosciamo oggi. Dopo più di trent'anni, la politica di coesione viene messa sotto osservazione. La mancata convergenza di alcune regioni europee, l'arrivo del NGEU disegnato dall'Europa nel post pandemia con criteri molto diversi, le dinamiche globali che tendono ad agglomerare le risorse verso il “centro” a discapito delle “periferie”, sono gli elementi principali che hanno negli ultimi anni messo in discussione l'impianto della coesione e imposto una domanda: ma la politica di coesione funziona? Questa domanda è soprattutto viva in quei Paesi dove la coesione opera da decenni e dove, nonostante gli sforzi, i processi di convergenza si sono tutt'altro che attivati.

Coesione e Italia, coesione e Mezzogiorno

Il Paese più attenzionato da questo punto di vista è sicuramente l'Italia. La recente “Relazione sullo stato di attuazione della politica di coesione europea e nazionale, Programmazione 2014-2020” del Ministero per gli Affari Europei, il Sud, le politiche di Coesione e il PNRR, evidenzia un dato: la spesa certificata UE della programmazione 2014-2020 al 31 dicembre 2022 è pari a circa il 54%. Complessivamente, su circa 65 miliardi di risorse - di cui 33 Mld di Fondi Europei, 20 Mld di risorse nazionali e 12 Mld di REACT-EU (misura concepita nel NGEU) - poco più di 35 Mld sono state le risorse spese e certificate dalla Commissione Europea. Ma perché l'Italia spende così lentamente le risorse, correndo il rischio di vedersele “disimpegnate” dalla Commissione Europea?

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Dalla citata relazione si osserva come le regioni del Mezzogiorno registrano percentuali di spesa mediamente inferiori rispetto alle Regioni del Centro-Nord. In particolare, per i soli dati POR sul FESR (programmi di spesa gestiti direttamente dalle Regioni), la Sicilia si attesta al 56%, la Campania al 57%, Abruzzo 60%, Sardegna 70% e Puglia 84%; per le regioni del Centro-Nord: Lombardia al 63%, Piemonte 71%, Veneto 73%, Lazio 75% ed Emilia-Romagna 100%. Nonostante la diversa entità dei finanziamenti (esempio: la Campania ha un finanziamento pari a circa nove volte quello dell'Emilia-Romagna e quindi una maggiore complessità da gestire), vi è sicuramente un differenziale tra la capacità di spesa delle regioni del Mezzogiorno e quelle del Centro-Nord.

Quali sono le cause di questi ritardi? La coesione, così come è strutturata oggi, richiede elevate capacità di programmazione e attuazione delle politiche. Al Mezzogiorno tali capacità sono spesso disperse in un'elevata parcellizzazione dei programmi e degli strumenti da introdurre, in una PA carente sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, in un contesto normativo e procedurale complesso che tende a rallentare il già complesso processo decisionale piuttosto che accelerarlo. E non si tratta di un problema esclusivo delle regioni del Mezzogiorno ma di una dinamica che interessa anche le istituzioni centrali. Basti infatti osservare lo stato di avanzamento dei PON (progetti che dipendono direttamente dei Ministeri e non dalle regioni) e riscontrare stati di avanzamento ancora più bassi di quelli delle regioni meridionali: PON Imprese 55%, Cultura 42%, Ricerca 33%, Governance 26%, Lavoro (SPAO) 25%.

Coesione e PNRR

La scarsa capacità di spesa dei fondi della coesione non può dunque prescindere da una più ampia valutazione che riguarda un generale arretramento del sistema Paese sia dal punto di vista della sua capacità di programmazione che della qualità della PA, ovvero delle strutture che devono poi concretamente realizzare i programmi di investimento. Senza dimenticare, infine, la progressiva uscita di scena della politica ordinaria che, a seguito dei tagli iniziati negli anni della grande crisi 2008-2009, ha di fatto ceduto il posto alle risorse della coesione affidandole un compito che va ben oltre le sue reali capacità. C'è, infine, un dato che deve farci interrogare sullo stato di salute del sistema paese in tema di sua capacità di programmare, spendere e, soprattutto, crescere. Nella programmazione 2021-2027 le regioni Marche e Umbria, che nella 2014-2020 erano tra le regioni “più sviluppate”, sono state declassate a regioni “in transizione”. Questo ci indica un generale arretramento dell'Italia e dovrebbe indurci a pensare soluzioni per l'intero sistema Paese.

Il PNRR rappresenta senza dubbio un'occasione importante per testare un modello alternativo di governance dell'intervento pubblico, in un momento di crisi della coesione. Purtroppo, durante questa prima fase di implementazione del PNRR, sono emerse numerose criticità. La strada da intraprendere è quella della forte complementarità delle risorse PNRR e della Coesione 2021-2027 e, soprattutto, di un importante rafforzamento amministrativo della PA. Un rafforzamento in grado di produrre una nuova amministrazione pubblica pienamente europea – non solo più giovane e competente – ma anche più robusta, in particolare laddove, negli ultimi anni, si è registrato un tendenziale invecchiamento e depauperamento, senza ricambio.

(*) Università degli Studi di Napoli Federico II

Questo articolo riprende i contenuti di EU Talks, un format proposto da Il Sole 24 Ore insieme al CNR ISSIRFA per discutere, in diretta Instgram, di politica di coesione e fondi strutturali europei, e del loro ruolo nelle politiche di sviluppo in Italia. Nel secondo appuntamento che si è svolto mercoledì 5 aprile (e che è possibile recuperare online sulla pagina Instagram del Sole) si è discusso dell'impatto della politica di coesione nel Mezzogiorno. CNR ISSIRFA, insieme a Osservatorio Balcani-Caucaso, è partner del Sole 24 Ore nel progetto Work for Future, finanziato dalla Commissione europea

A che cosa serve e come potrebbe cambiare la politica di coesione europea

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