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La produttività in ufficio parla la lingua degli algoritmi

Da Gmail a Workspace, da Microsoft Teams a 365 Co-Pilot. I software di nuova generazine del terziario avanzato hanno integrato l’intelligenza artificiale. Ecco cosa sta cambiando e quali i limiti

di Gianni Rusconi

3' di lettura

Microsoft Teams e Microsoft 365, e poi Google Docs e Gmail: per chi lavora e studia sono una sorta di “must have” e in futuro “rischiano” di esserlo ancora di più grazie al pieno di intelligenza (artificiale naturalmente) che tutti questi strumenti applicativi stanno via via facendo per aprire una nuova era della produttività. Che ci viene promessa più personale, più responsive e più efficiente. Partiamo da Teams, lo strumento di collaborazione per eccellenza del gigante di Redmond: pochi giorni fa è stata annunciata l'anteprima pubblica della nuova app per Windows (la disponibilità generale è prevista per la fine dell'anno) all'insegna di concetti quali velocità, semplicità e flessibilità, oltre naturalmente a quello dell'intelligenza. Virtù, nel loro insieme, di cui l'ufficio “liquido” e distribuito del futuro non può fare oggettivamente a meno. Teams, come ricordano i portavoce di Microsoft, è nata (nel 2017) per riunire in un unico luogo tutti gli elementi utili per lavorare in gruppo e oggi si cambia d'abito per portare agli utenti prestazioni raddoppiate (grazie a un profondo intervento di ottimizzazione dell'architettura dei dati e del sistema di chat) e consumi di memoria dimezzati. Il nuovo Teams, soprattutto, è considerato da Microsoft la base per le esperienze di AI di prossima generazione, quelle che renderanno più fluida e partecipativa la collaborazione. L'investimento miliardario della società di Redmond in OpenAI gioca ovviamente un peso importante: se già a inizio febbraio l'abbonamento Premium di Teams andava a integrare alcune funzionalità di Gpt 3.5 (trascrizione delle videochiamate, ordinamento dei contributi condivisi dai relatori, traduzioni in tempo reale), con il successivo annuncio di Microsoft 365 Copilot ecco che l'AI generativa che alimenta ChatGpt è entrata ufficialmente in ufficio con uno strumento che combina la potenza dei modelli linguistici di grandi dimensioni (i cosiddetti Large Language Model) con i dati presenti nelle app di Office (Word, Excel, PowerPoint, Outlook e tutte le altre) e quelli di calendario, e-mail, messaggistica istantanea e contatti. BigData e applicazioni aziendali, nella visione di Microsoft, avranno dunque un pilota intelligente per estrarre informazioni da distribuire comodamente a tutti i componenti di un workgroup e tenerli costantemente aggiornati sul “work in progress”, avviare il processo creativo di un testo senza partire da zero, semplificare la redazione di presentazioni partendo da una semplice richiesta o ancora analizzare tendenze e creare infografiche in tempo reale.

La svolta che porta in dote l'AI generativa va quindi ben oltre la possibilità di incrementare la produttività individuale: la sfida è creare un nuovo modello di conoscenza sfruttando la grande quantità di dati e insight oggi in gran parte inaccessibile (e non sfruttata) che risiede dentro un'organizzazione. Google, da parte propria, ha annunciato (prima della rivale) l'integrazione dell'Ai generativa nella suite Workspace che comprende Gmail e Docs, oltre che Search a Maps. L'obiettivo? Aiutare gli utenti della propria galassia di servizi (circa tre miliardi di persone nel mondo) a creare e condividere contenuti avvalendosi della capacità degli algoritmi, a connettersi e collaborare “come mai prima d'ora” al riparo da malware e attacchi di phishing. Si parte con una prima serie di funzionalità intelligenti per i programmi di posta e di scrittura nell'ambito di una sperimentazione che durerà per tutto il 2023: il punto di arrivo è un'AI che opererà trasversalmente fra gli applicativi della suite per aiutare a produrre testi e a prendere appunti, a generare presentazioni e fare brainstorming, a passare dai dati grezzi agli insight in modo del tutto automatico. In una parola tutto. A fornire intelligenza artificiale ai creativi per professione ci penserà invece un altro nome storico del mondo office come Adobe. Con Firefly, infatti, l'azienda americana ha ampliato la collana dei servizi della suite Sensei con una nuova serie di modelli per la generazione di contenuti, immagini ed effetti di testo con l'intento di rendere più precisi i flussi di lavoro delle piattaforme e delle applicazioni (Creative Cloud, Document Cloud, Experience Cloud e Adobe Express, Photoshop e Illustrator) dove i contenuti vengono creati e modificati. Anche nel campo dell'editing grafico e fotografico, insomma, siamo al cospetto di una nuova frontiera. L'AI generativa, ce lo conferma David Wadhwani, presidente della divisione Digital Media Business di Adobe, “è la nuova evoluzione della produttività guidata dagli algoritmi, il mezzo per trasformare la conversazione tra creativo e computer in qualcosa di più naturale, intuitivo e potente”.

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