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La professione di avvocato e l'intelligenza artificiale

L'Intelligenza Artificiale ha preso parte non solo attiva ma anche diretta in un processo penale

di Antonello Martinez

(AdobeStock)

3' di lettura

Proprio nei primi giorni di questo nuovo anno abbiamo appreso che, per la prima volta al mondo, l'Intelligenza Artificiale (ovvero un “avvocato virtuale”) ha preso parte non solo attiva ma anche diretta in un processo penale. Tale evento si è verificato presso un tribunale inglese durante un processo e l’AI (una app sviluppata dalla startup DoNotPay) in pratica è intervenuta tramite uno smartphone fornendo direttamente all’imputato precise indicazioni in cuffia. Sempre recentemente abbiamo avuto modo di sapere che negli Stati Uniti la pena inflitta a un imputato è stata determinata in base alla valutazione della sua pericolosità sociale operata in modo esclusivo dall'intelligenza artificiale e, conseguentemente, di fatto pronunciata da una macchina.

Non è fantascienza ma è una realtà che fortunatamente in un paese come l'Italia, senza ombra di dubbio la vera e assoluta “culla” del diritto, non può assolutamente succedere, perlomeno in tempi brevi, proprio per la corretta struttura dei nostri codici di procedura e della tutela e delle garanzie che l'imputato giustamente gode unitamente all'ampia portata del diritto alla difesa. Al di là di queste notizie che, personalmente, vedo come abbastanza “folkloristiche” per non dire barbariche credo che, in realtà, non ci sia il benchè minimo dubbio che l'AI sia di fatto già entrata e sia destinata ad entrare sempre di più nella vita quotidiana degli studi legali.

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L'intelligenza artificiale si è infatti di fatto già imposta da tempo, in modo assolutamente prepotente, rendendosi già indispensabile nell'ambito della professione legale in particolare sotto forma di ricerca legale, revisione e gestione dei contratti, revisione dei documenti, previsione dei risultati legali e altro ancora. Un efficacissimo aiuto in considerazione delle decine di milioni di dati attraverso i quali oggi un avvocato si deve districare per avere un quadro preciso riguardante un determinato procedimento. Basti pensare che, secondo un recente progetto di ricerca commissionato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, le leggi in Italia sarebbero in tutto tra le 150 e le 170mila. Tale numero peraltro non tiene conto delle leggi regionali, di quelle comunali e dei regolamenti di enti e autorità di cui il nostro Paese è pieno.

Ci sono leggi che hanno oltre 100 anni e altre poche ore, leggi che sono ancora in vigore nonostante non vengano mai utilizzate e altre invece che continuano a modificarsi e a sovrapporsi a quelle precedenti. Ogni giorno in Italia vengono scritte, nel loro complesso, mediamente 21 pagine di nuovi provvedimenti normativi. Un numero semplicemente immenso. Tanto per avere un'idea di natura comparativa le leggi nel loro complesso in Gran Bretagna sono 3000, in Germania 5500 e in Francia 7000. A questi numeri impressionanti vanno aggiunti i milioni di dati relativi alla nostra Giurisprudenza, cioè a tutte le sentenze dei vari Giudici di Pace, Tribunali e Cassazione, con i quali necessariamente ogni giorno bisogna confrontarsi e, per quanto oggi l'avvocato debba essere certamente specializzato e non generalista, non v'è dubbio che quello di riferimento è un vero e proprio oceano di dati ed elementi.

Se è vero, quindi, che ogni studio legale deve investire importanti risorse finanziarie, sia per l'acquisto di strumenti all'avanguardia sia per il costante aggiornamento dei propri professionisti, va parimenti tenuto in giusta considerazione che, a fronte di tali investimenti, c'è un notevole risparmio collegato ai sistemi innovativi che consentono di automatizzare determinate attività, garantendo l'ottenimento di risultati certamente molto più completi ed esaustivi, e concedendo agli avvocati più tempo da dedicare a analisi complesse e interazione con i clienti. Per coloro i quali temono che l'AI possa gradatamente far scomparire la figura dell'avvocato mi sembra che tale ipotesi sia davvero irrealizzabile in quanto la tecnologia può reperire molti più dati in tempi evidentemente molto più brevi ma l'analisi dei dati, la scelta di ciò che va utilizzato o meno e l'individuazione delle strategie processuali modellate sul singolo caso possono essere fatte unicamente dall'avvocato, dalla sua capacità e dalla sua esperienza diretta “sul campo”.

Naming partner Studio Martinez&Novebaci
Presidente dell'Associazione Italiana Avvocati d'Impr
esa

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