La profezia della gallina scampata al brodo
di Gino Ruozzi
4' di lettura
Alberto Casiraghy è poeta, musicista, artista, editore. Nel 1992 ha fondato la casa editrice Pulcinoelefante, che ha finora stampato diecimila titoli ed è un punto di riferimento della piccola odierna editoria d’autore, tenacemente ancorata alla concretezza artigianale del lavoro e insieme fertile officina di sogni. Già il nome della casa editrice si prefigge un ambizioso traguardo di fantasia, partire dalle cose minime per farne di grandi: pulcini che diventano elefanti ed elefanti che vogliono tornare pulcini, con lo sguardo innocente dell’aurora.
Per questo Casiraghy e Pulcinoelefante si sono da sempre naturalmente rivolti ai bambini e ai giovani, spesso chiamati a illustrare i preziosi «libricini». Basta richiamare alcuni titoli dei libri di Casiraghy, autore di disegni e di testi, con particolare inclinazione per gli aforismi: Dove è nato il pulcino? Aforismi per bambini amanti della libertà (Pulcinoelefante, 1995); Aforismi per bambine inquiete (La Vita Felice, 1997); Dove volano gli occhi. Domande per giovani filosofi (La Vita Felice, 2002).
Ora Casiraghy ripresenta il fruttuoso connubio di testi e di illustrazioni con Il vocabolario degli animali (e altre libertà). Le illustrazioni sono di Fabio Sironi, collaboratore del «Corriere della Sera» e di altre testate nazionali e internazionali. L’unione è molto riuscita: parole e immagini si coniugano con naturalezza ed efficacia, comunicando stupore e lucidità.
Il vocabolario animale di Casiraghy manifesta un chiaro progetto educativo, che coinvolge e mette alla prova bambini e adulti: conoscere, rispettare e amare gli animali, così come tutta la natura, dalle piante ai fiumi (Il fiume ha sempre ragione è il nome del film documentario che Silvio Soldini gli ha dedicato nel 2016). Occorre riscoprire questo essenziale patto esistenziale, ridargli contenuti e forme; è l’unico modo per potere vivere in modo autentico da “umani” e da “animali”. Casiraghy non ha toni imperativi ma suggerisce e interroga, prospetta punti di vista diversi, alternando affermazioni e quesiti. Nel volume Dove volano gli occhi aveva concepito queste domande “per giovani filosofi”: «Se ho il mare nel cuore tutti i pesci sono miei fratelli?»; «Sapete che le mosche hanno figli?»; «Cosa sognano i conigli prigionieri?».
In questo vocabolario Casiraghy e Sironi tracciano un altro alfabeto dei rapporti tra uomini e animali. Gli uni e gli altri si confrontano pensando a un mondo fatto di condotte alternative. Si comincia con le galline e il pensiero corre subito alle memorabili galline pensierose di Luigi Malerba, maestro di quelli che egli definiva i “libri anfibi”, destinati a piccoli e grandi. «Alle galline», afferma Casiraghy, «piace farsi guardare anche quando sono vive»; e ancora, con affetto e incitazione alla ribellione vitale: «Siamo pieni d’amore per una gallina che è scappata dal brodo». Gli animali di Casiraghy sono costretti a capovolgere il linguaggio degli umani, da cui devono difendersi per potere sopravvivere. Come in questo bellissimo e tragico aforisma: «Nel vocabolario dei pesci la parola amo non esiste». Casiraghy si fa portavoce del lacerante dolore degli animali, quello gridato e quello silenzioso: «L’aragosta contemporanea odia il Natale»; «Ogni prosciutto ha il suo dolore nascosto»; «Il destino delle zanzare non interessa proprio a nessuno». C’è profonda stima della natura e della saggezza degli animali, da quelli nobili a quelli quotidiani e fastidiosi. Tutti hanno la loro assoluta dignità: «Quello che fanno imparare le mosche è sublime»; «Non oserei mai sbadigliare davanti a un rinoceronte che dorme». Casiraghy attribuisce agli animali una valenza profetica. Osservandoli possiamo apprendere molto di loro ma anche tanto di noi e del nostro destino. Dobbiamo imparare a leggere i loro comportamenti, trarne senso e insegnamenti: «Ascoltate i topi se volete capire la fine del mondo»; «Quando le formiche piangono comincia la fine del mondo».
Le illustrazioni di Sironi accompagnano e condividono la medesima sintonia espressiva. I suoi ritratti trasmettono (soprattutto con gli occhi) i sentimenti di angoscia e di simpatia che caratterizzano i testi di Casiraghy, il precipizio della sofferenza che riflette la preghiera giornaliera «per gli animali prigionieri» e lo slancio estroverso e bizzarro che mette in scena l’idea che «un cane perfetto è anche un po’ gatto».
Nella presentazione della raccolta Gli occhi non sanno tacere («aforismi per vivere meglio»: Interlinea, 2010) Sebastiano Vassalli scriveva che gli aforismi di Casiraghy «si muovono in un territorio intermedio tra quello della poesia e quello della filosofia» e li qualificava «aforismi esplorativi: ragionamenti che si protendono nella realtà in cui viviamo come le antenne delle chiocciole, e che ci aiutano a vedere in quella realtà qualche significato nascosto» e «qualche idea che ci tornerà utile per vivere».
«Quando si chiude un uccello in gabbia una stella vacilla nel cielo» sostiene Casiraghy. Se vogliamo, tutti possiamo fare scelte diverse da quelle abituali e vincere ritrosie, indifferenza, luoghi comuni. Casiraghy ce lo consiglia con leggerezza sapiente ed epigrammatica: «Farò delle galline vecchie ottime amiche». Ben sapendo che pure tra gli animali esistono prospettive e lessici differenti. Tanto che «nelle preghiere del leone la gazzella sbadiglia».
loading...