GIOVANI E DESIGN/2

La progettazione del domani. Come saranno le nostre case secondo i designer under 40

Qualità e bellezza accessibili e sostenibili: il nuovo lusso non è un concetto universale, ma contestuale.

di Sara Deganello

Lampada Arya per CAPPELLINI: da tavolo (da 350 a 735 €, iva esclusa) e sospensione (da 400a 750 €, iva esclusa), di Antonio Facco.

4' di lettura

Per Antonio Facco, nato a Milano nel 1991, le parole d'ordine per il design che emergono dalla crisi e da questa pandemia, sono pulizia, essenzialità, digitalizzazione, durata, trasversalità. Ha presentato da poco le lampade Arya con Giulio Cappellini per l'omonimo brand, ha firmato i tavolini Olo per Mogg, in cemento, monolitici e primitivi. Ha avviato – insieme ad Alessandro Luchetti e Daniel Cabezas – il ristorante Pante Madrid, nel barrio Salamanca della capitale spagnola, ispirato a Pantelleria, curandone marchio e interni. Infine, si prepara a lanciare un nuovo brand di design. «Come designer cerco di ragionare sul lungo periodo. Ha senso fare un progetto che ha una vita di un mese? No. Spero venga eliminato tanto superfluo. Cerco di andare all'essenza delle cose, che non vuol dire per forza essere minimalista. Se è giustificato, mi piace esprimermi anche con la decorazione». Per Facco fare la cosa giusta è quello di cui abbiamo bisogno. Che passa anche dalla «sostenibilità concreta, che crea un impatto. Con le lampade Arya, per esempio, si usa lo stesso stampo anche per i vasi: un unico investimento per diversi prodotti». E continua: «Stare a casa ci ha dato la consapevolezza che spendere per cose che ci consentono di vivere meglio ha senso. La crisi economica, purtroppo, ci spaccherà in due: chi potrà scegliere e chi deve sopravvivere. Aumenteranno le differenze. Allo stesso tempo, però, qualcosa è cambiato: aziende medie stanno proponendo pezzi più di fascia alta. Guardiamo a Ikea, ai suoi prodotti sempre più sofisticati. Chi ha uno stipendio medio, se ha cultura e gusto, oggi può avere qualità e bellezza».

Antonio Facco, milanese classe 1991.

Tavolini Olo per MOGG, in cemento (da 367 a 704 €), di Antonio Facco.

La pandemia ha accelerato transazioni già in atto. A partire da quella digitale. «Capitava che dovessimo prendere un aereo per un incontro di un'ora in un'altra città o Paese. Oggi abbiamo imparato che molte cose possono essere gestite facilmente con una videochiamata. Dovremmo utilizzare la tecnologia per creare piccoli, ma importanti cambiamenti: ora sembra così facile trasformare un menu di carta in un QRCode che non ha impatto sull'ambiente». A parlare è Christophe Penasse, nato a Vilvoorde in Belgio nel 1983, metà del duo Masquespacio, lo studio di base a Valencia fondato nel 2010 con Ana Milena Hernández Palacios, nata a Bogotà nel 1982. La spinta alla smaterializzazione digitale non esclude l'avanzata del lavoro manuale. Se devono immaginarsi come sarà il design del futuro, i Masquespacio parlano di «un trend dell'artigianato che, speriamo, venga rafforzato da questo momento». Una scelta che è anche una riflessione in ottica di post pandemia. «È una buona cosa cercare di lavorare di più con i fornitori locali. Ciò non solo aiuterà a mantenere un Paese in una buona posizione economica, ma eviterà anche i danni causati alla natura dal trasporto delle merci. L'artigianato può essere sostenibile, non solo il progresso tecnologico». Anzi, potrebbe essere «il nuovo lusso». In questa accezione si inserisce il nuovo marchio del duo, Mas Creations, che avrebbe dovuto essere presentato durante il Salone del Mobile: «È una collezione con un certo approccio “lussuoso”. Alla fine, a causa del lockdown e della cancellazione dell'evento, abbiamo posticipato il lancio a luglio e, accanto ai mobili già prodotti, abbiamo iniziato a sviluppare progetti che si collegassero direttamente all'artigianato e, di conseguenza, alla sostenibilità». Ne fanno parte Too Much, una sedia a dondolo che combina velluti colorati e marmi all'interno di una cornice di acciaio inossidabile, e Ball Pot, un vaso da fiori di grandi dimensioni che accosta legni e marmi.

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Il duo Masquespacio, con studio di base a Valencia, formato da Christophe Penasse e Ana Milena Hernández Palacios.

Sedia a dondolo Too Much, con struttura in acciaio e marmo e imbottiti in velluto (8.703 €), del duo Masquespacio.

Si sono trovati sospesi tra materialità e digitale anche Alessandra Covini e Giovanni Bellotti, 32 e 33 anni, di Studio Ossidiana, fondato nel 2015, di base a Rotterdam: «Siamo legati al lavoro con i materiali, ai modelli in scala in gesso, ai prototipi testati uno a uno. Non li abbandoniamo, nonostante la digitalizzazione. Gli oggetti sono la materia, la connessione con la terra, gli odori. D'altra parte, all'improvviso, il web ci ha dato grandi possibilità, per esempio invitare ospiti lontani durante una lezione. Allo stesso tempo, è stato strano guardare dentro alle case dei nostri studenti: vedevi chi aveva il giardino o chi era stretto in un monolocale». Per gli architetti è cambiata la gerarchia di che cosa vuol dire stare bene, sono cambiate le priorità: poter andare fuori, per esempio. E poi la qualità dello spazio, tanto più se è un bene collettivo. «Horismos», raccontano quasi con orgoglio, «il nostro parco giochi per la scuola di Vleuten, composto da muri con una serie di forme, era aperto durante il lockdown, i bambini ci andavano». Il mondo di Studio Ossidiana è popolato di spazi pubblici galleggianti che diventano giardini abitati da minerali, piante, uccelli, pesci, persone, e altri animali (Amsterdam Allegories), sedute e trespoli per umani, costruiti insieme al pappagallo Coco (Wooden Furniture for Humans and Birds), oggetti che mediano il rapporto tra uomini e animali, e ne possono essere a loro volta modificati. Di base c'è un'idea di relazione che va oltre la mera premessa progettuale: «È l'idea di felicità e benessere a essere cambiata», raccontano. «Coincide maggiormente con il coltivare, con il prendersi cura dello spazio. Una dimensione un po' più orizzontale e democratica».

Giovanni Bellotti e Alessandra Covini, 33 e 32 anni, di Studio Ossidiana, fondato nel 2015 e di stanza a Rotterdam.

Variations on a Birdcage, dello Studio Ossidiana, doveva essere presentato alla Biennale di Venezia, spostata al 2021.

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