La proposta di Parisi: gli investimenti in ricerca via dal calcolo del deficit
Il messaggio durante le celebrazioni per i cento anni dell’istituto presieduto da Maria Chiara Carrozza
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«Servono cambiamenti radicali che si possono ottenere a livello Ue scorporando gli investimenti statali in Ricerca e Sviluppo dal calcolo del deficit, evitando che la necessità di limitare le spese possa bloccare gravemente lo sviluppo scientifico e tecnologico dei Paese»: è la proposta presentata dal Nobel Giorgio Parisi, nell’evento per i 100 anni del Cnr. «Una revisione del Patto di stabilità Europeo con lo scorporo di questi investimenti permetterebbe un deciso cambiamento di rotta al livello europeo, di raggiungere gli obiettivi fissati a Lisbona nel 2000, di arrivare in tutti gli Stati a un’economia fondata sulla conoscenza».
Lunghi applausi per l’intervento del premio Nobel
La disamina di Parisi è partita dalla constatazione «dell’assoluta scarsezza dei finanziamenti» che ha limitato la ricerca ma «quali risultati avremmo ottenuto se i fondi fossero stati adeguati?», è la domanda lanciata dal Nobel nel suo intervento alla giornata di celebrazione per l’istituto presieduto da Maria Chiara Carrozza. Intervenendo al dialogo “Nella ricerca le gemme del futuro”, con la vice presidente del Consiglio Scientifico del Cnr, Luisa Torsi, Parisi - il cui discorso è stato accolto da un grande applauso - ha poi evidenziato che «non dobbiamo stupirci dell’immigrazione italiana verso l’estero».
Il Cnr sottofinanziato
Quindi il focus sul Cnr. «Ha una storia di successi straordinari, ma nonostante questi successi il Cnr, come tutto il comparto della ricerca, è sottofinanziato. I finanziamenti diretti dello stato coprono gli stipendi o poco più e la quasi totalità delle ricerche vengono finanziati con i fondi ottenuti mediante grant, italiani o europei, contratti con amministrazioni pubbliche e anche con privati».
Gli effetti della scarsezza di fondi
«L’assoluta scarsezza di fondi da destinare autonomamente a imprese scientifiche - ha proseguito il fisico italiano - impedisce al Cnr di essere in grado di fare scelte strategiche sulla direzione nella quale sviluppare la ricerca. Viene naturale la domanda, se abbiamo ottenuto tutto questo con finanziamenti scarsi per la ricerca, quali meraviglie saremmo stati in grado di ottenere con finanziamenti adeguati? La scarsità di finanziamenti ha come conseguenza l’incapacità di attirare, tranne rare eccezioni, i ricercatori residenti all’estero che esitano a venire in Italia. I risultati dei Grant dell’Erc sono chiarissimi. Solo la metà circa dei vincitori italiani dei Grant dell’European Research Council decide di utilizzare questi finanziamenti (di quasi due milioni di Euro per cinque anni) in Italia».
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