La prostituzione è una libera attività economica e il sindaco non ha il potere di bloccarla
Va oltre il suo potere il primo cittadino che, con la “scusa” di regolamentare la circolazione stradale multa con 500 euro l’automobilista che fa salire la lucciola
di Patrizia Maciocchi
I punti chiave
2' di lettura
La prostituzione, per quanto contraria al buon costume, è una libera iniziativa economica. E il sindaco va oltre il suo potere, se cerca di bloccarla attraverso un regolamento di polizia locale, che multa, con 500 euro, gli automobilisti che si fermano per far salire le lucciole. Con la sentenza 4927 la Cassazione, bolla come illegittimo il provvedimento del primo cittadino che riguardava l’intero territorio comunale, ed entrava in conflitto con la normativa primaria riservata allo Stato. L’unico che potrebbe, con una legge, ostacolare o intralciare lo svolgimento di un’attività non illecita.
La competenza dell’ente locale sulle strade
Non passa la linea della difesa, secondo la quale il divieto di fermarsi per far salire le prostitute non riguardava l’esercizio del meretricio in sé, ma solo quello esercitato sulle pubbliche vie, la cui tutela spetta all’ente locale come proprietario. Inutile il richiamo agli articoli del Codice civile sul potere per il comune di disporre, in modo pieno ed esclusivo, della rete stradale, come di difendere i beni demaniali. Non serve neppure il richiamo alla Costituzione che, con l’articolo 117, attribuisce alla competenza esclusiva dello Stato la disciplina dell’ordine pubblico e della sicurezza con esclusione della polizia amministrativa locale.
I provvedimenti urgenti del primo cittadino
La Suprema corte chiarisce che il sindaco, secondo il testo unico degli enti locali, ha il potere di intervenire con provvedimenti contingibili e urgenti per prevenire gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana, nel rispetto dei soli principi generali dell’ordinamento. Una deroga alle normative primarie, che vale solo per provvedimenti limitati nel tempo. Nello specifico invece l’ordinanza, finita nel mirino dei giudici, riguardava l’intero territorio comunale, non era «a tempo» e, soprattutto, non rispondeva alla finalità di regolare la circolazione stradale, ma aveva lo scopo di bloccare la prostituzione. C’è dunque un eccesso di potere da parte di un sindaco troppo zelante.
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