La Pubblica amministrazione è diventata più digitale (ma non per tutti)
Resta ancora a doppia cifra il tasso di errore dei siti della Pa italiana in termini di accessibilità: disponibile un sito per visualizzare le carenze
di Alessandro Longo
3' di lettura
Pubblica amministrazione sempre più digitale, ma non per tutti. I siti della Pa italiana sono ancora poco accessibili, con un tasso di errori rispetto ai principi di accessibilità a due cifre percentuali. E la Lombardia si scopre ben poco virtuosa: è più o meno allo stesso livello della Calabria (circa il 20% di errori), mentre la Sardegna è tra i migliori col 14%; al secondo posto sul podio, dietro il più prevedibile Trentino Alto Adige (13%). Ultimi, i siti pubblici della Valle d'Aosta (24%).
Sono le evidenze pubblicate dall'Agenzia Italia Digitale, aggiornate al primo trimestre 2023. È online infatti una nuova dashboard che presenta, per la prima volta in Italia, i dati di monitoraggio dell'accessibilità dei siti web della Pubblica Amministrazione. Disponibile dal 31 marzo, in linea con le scadenze previste dal Piano operativo della misura, il sito permette di consultare l'elenco degli errori più frequenti relativi a oltre 14mila siti estratti da IndicePA, analizzati con sistemi automatici nel primo trimestre dell'anno.
Rendere i servizi della Pubblica Amministrazione più accessibili e inclusivi per tutti i cittadini, anche per chi si trova in condizioni di disabilità temporanea o permanente, è uno degli obiettivi della misura 1.4.2 del Pnrr.
«Si tratta di un passo avanti nella giusta direzione per garantire pari diritti di accesso ai servizi della Pubblica Amministrazione - ha dichiarato il Sottosegretario di Stato con delega all'Innovazione tecnologica, Alessio Butti – affinché nessun cittadino sia escluso dai benefici che la nuova tecnologia è in grado di portare nelle vite di tutti noi”.
Gli errori maggiormente riscontrati riguardano la mancanza di indicatore visivo del focus quando gli utenti navigano con la tastiera anziché con il mouse (33,8%), la presenza di informazioni veicolate esclusivamente attraverso il colore, come ad esempio i link non sottolineati (19,9%) e la presenza di testo con livello di contrasto del colore con lo sfondo non sufficiente (11,8%).
«A quanto risulta a un'indagine del nostro studio legale, i siti peggiori sono quelli delle scuole: abbiamo trovato errori di accessibilità molto gravi. Un grosso problema se si considera gli obiettivi di inclusione che un'istituzione scolastica dovrebbe avere», sostiene l'avvocato Elio Franco.
L'Agenzia per l'Italia Digitale è soggetto attuatore della misura 1.4.2 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per un investimento pari a 80 milioni di euro, che ha come obiettivo il miglioramento dell'accessibilità dei servizi pubblici digitali per tutti i cittadini e la promozione e diffusione del tema dell'accessibilità all'interno della Pubblica amministrazione e per i privati.
Oltre a realizzare specifiche attività di formazione e supporto tecnico rivolte alle PA, il progetto prevede il monitoraggio, tramite un sistema automatizzato chiamato MAUVE++, realizzato in collaborazione con il Cnr, di 31 dei 50 criteri previsti dalle Linee Guida e Principi delle Wcag 2.1 sull'accessibilità pubblicati dal World Wide Web Consortium (W3C). Grazie a questo strumento, che fotografa lo stato attuale dei siti della Pa, sarà possibile anche monitorarne i cambiamenti nel tempo, in un'ottica di trasparenza e di miglioramento continuo dei servizi digitali.
L'Agenzia per l'Italia Digitale fornirà alle pubbliche amministrazioni anche un accompagnamento di tipo tecnico-informatico e normativo, attraverso il supporto specialistico di 28 esperti e la condivisione di WebKit per sviluppare e riprogettare i servizi digitali. Inoltre, è prevista l'erogazione di un sostegno finanziario di 53 milioni di euro a 55 Pa target per realizzare attività formative specifiche in tema di accessibilità, assicurare che almeno il 50% delle tecnologie assistive richieste venga messo a disposizione di tutti i lavoratori con disabilità e ridurre di almeno il 50% il numero delle tipologie di errore su almeno due servizi digitali.
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