Coronavirus, l’Italia blocca l’ingresso da 13 Paesi a rischio. A quota 107 il contagio di bengalesi
Chi sbarca in Italia, se proviene da paesi extra Schengen, deve rispettare quello che tecnicamente si chiama «isolamento fiduciario», una sorta di quarantena precauzionale che dura 14 giorni
di Nicoletta Cottone
5' di lettura
La quarantena? Tutto è lasciato al senso di responsabilità del viaggiatore. O quasi. Chi sbarca in Italia da alcuni Paesi deve rispettare quello che tecnicamente si chiama «isolamento fiduciario», una sorta di quarantena precauzionale che dura 14 giorni. Chi arriva da quelle aree atterra al Terminal 3 dello scalo di Fiumicino e viene sottoposto alla misurazione della temperatura e deve sottoscrivere la dichiarazione di auto quarantena. Se alcuni passeggeri rivelassero sintomi del coronavirus in aeroporto c’è un presidio medico dedicato e ci sono ambulanze a biocontenimento per il trasporto in ospedale di malati.
Le restrizioni e i permessi
Dal 14 luglio è atteso un nuovo dpcm, che modificherà le regole sugli arrivi dall’estero, con il riepilogo di protocolli e linee guida. Sempre fino al 14 luglio sono state eliminate le restrizioni per chi arriva in Italia da 14 Paesi: Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Repubblica di Corea, Tailandia, Tunisia, Uruguay. Consentito l’ingresso di cittadini di Stati terzi soggiornanti di lungo periodo (direttiva 2002/109/Ce). A tutti si applica la sorveglianza sanitaria e l'isolamento fiduciario. Non sono invece soggetti a limitazione, sempre fino al 14 luglio, gli spostamenti da Stati membri dell’Unione europea; da Stati parte dell’accordo di Schengen; dal Regno Unito e dall'Irlanda del nord; da Andorra e dal Principato di Monaco; dalla Repubblica di San Marino e dallo Stato della Città del Vaticano. Per loro non è prevista la quarantena fiduciaria. Le persone che entrano in Italia da stati diversi da questi ultimi devono compilare una dichiarazione indicando i motivi del viaggio, dove trascorrono la quarantena e un recapito telefonico per ricevere le comunicazioni. Analoghe prescrizioni, senza la quarantena, per i transiti di breve durata. Restano vietati fino al 14 luglio gli spostamenti da altri Stati, a meno che non ci siano motivi di lavoro, di salute o di studio.
Divieto di ingresso da 13 Paesi
Ed è scattato il divieto di ingresso e di transito da 13 Paesi. Lo ha disposto il ministro della Salute Roberto Speranza per le persone che nei quattordici giorni antecedenti hanno soggiornato o sono transitati nei seguenti Paesi: Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù, Repubblica Dominicana. «Al fine di garantire un adeguato livello di protezione sanitaria - ha sottolineato il ministro - sono sospesi anche i voli diretti e indiretti» da quei Paesi. Speranza ha spiegato nei giorni scorsi che «nel mondo la pandemia è nella sua fase più acuta. Non possiamo vanificare i sacrifici fatti dagli italiani in questi mesi. È per questo che abbiamo scelto la linea della massima prudenza». Per Speranza, occorre adottare la massima prudenza: «dopo tutti i sacrifici fatti, non possiamo permetterci di importare contagi dall’estero».
Nei primi 7 giorni di luglio 14 evasioni dalla quarantena
Scorrendo i dati del Viminale emerge che le evasioni non sono molte. Su 439.087 persone controllate nei primi 7 giorni di luglio, sono state 14 le persone denunciate per «inosservanza del divieto assoluto di allontanarsi dalla propria abitazione o dimora per le persone in quarantena perché risultate positive al virus». Nel mese di giugno su 2,15 milioni di controlli sono state 115 le pesone che hanno violato la quarantena.
I contagi “da importazione” fanno risalire i dati del contagio
In Italia i contagi “da importazione” hanno fatto risalire i dati, in particolare collegati a passeggeri provenienti dal Bangladesh. Un problema esploso ormai da giorni, evidenziato dalla presenza su un charter da Dacca di 36 positivi su 274 passeggeri, che ha spinto il ministro a decretare la sospensione per una settimana dei voli diretti dal Bangladesh. Attualmente fra passeggeri di rientro e congiunti si contano ben 107 contagi nella comunità bengalese. E il ministro della Salute ha chiesto all’Europa un’azione comune e sono statio respinti i passeggeri di voli “indiretti”, che transitano da altri scali prima di atterrare in Italia. Nei giorni scorsi, prima dell’interruzione dei voli, a Fiumicino sono stati predisposti gli arrivi al terminal 5, completamente isolato, dove i passeggeri in arrivo dal Bangladesh hanno potuto fare il tampone e attenderne l’esito
La quarantena
In base all’attuale normativa nazionale chi ha sintomi da infezione respiratoria e febbre sopra i 37,5° C deve rimanere a casa, limitare al massimo i contatti sociali e contattare il proprio medico curante. È poi previsto il “divieto assoluto” di uscire da casa per chi è sottoposto alla misura della quarantena in quanto risultato positivo al virus. «Finora molto raramente chi è in sorveglianza si sottrae all’obbligo», ha spiegato Enrico Di Rosa, direttore del Servizio Igiene e sanità della Roma 1.
Preoccupano i contagi “da importazione”
L’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato ha ricordato che «occorrono regole ferree e chiare se vogliamo impedire rischi effettivi di ritorno» e ha chiesto all’Enac di dare chiare indicazioni alle linee aeree affinché non imbarchino, per il tempo stabilito dalla massima autorità sanitaria del Paese, questi passeggeri. Mercoledì 8 luglio sono stati subito rimpatriati 40 cittadini del Bangladesh arrivati alle 12.45 nell’aeroporto lombardo di Malpensa con un volo della Qatar Airways proveniente da Doha. Ripartiti alle 16,30.
La comunicazione di ingresso dai paesi non Schengen
Un’ordinanza della regione Lazio impone a «chiunque abbia fatto ingresso in Italia negli ultimi quattordici giorni dopo aver soggiornato in
zone a rischio epidemiologico», deve comunicare l’arrivo al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria territorialmente competente che lo comunica al medico di medicina generale o al pediatra di libera scelta. Si può anche contattare il numero verde 800.118.800. Si devono generalità e recapiti per la trasmissione al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria territorialmente competente.
La telefonata dell’operatore pubblico
L’operatore di sanità pubblica contatta telefonicamente la persona entrata nel paese e si informa su zone di soggiorno e percorso del viaggio effettuato nei quattordici giorni precedenti. Obiettivo, avere gli elementi per un’adeguata valutazione del rischio di esposizione. Accertata la necessità di avviare la sorveglianza sanitaria e l’isolamento fiduciario, l’operatore informa dettagliatamente l’interessato sulle misure da
adottare. Informa anche il medico di medicina generale o il pediatra di
libera scelta se si tratta di un bambino. In caso di necessità di certificazione ai fini Inps per l'assenza dal lavoro, si procede a
rilasciare una dichiarazione indirizzata a Inps, al datore di lavoro e al medico o pediatra curante in cui si dichiara che per motivi di sanità pubblica la persona è stato posto in quarantena, specificando la data
di inizio e fine.
Le informazioni alla persona in quarantena
L’operatore di sanità pubblica deve anche accertare l’assenza di febbre o altra sintomatologia del soggetto da isolare e dei suoi conviventi. Informare la persona su sintomi, contagiosità, modalità di trasmissione della malattia, misure da attuare per proteggere gli eventuali conviventi in caso di comparsa di sintomi. Deve informare la persona della necessità di misurare la temperatura corporea due volte al giorno (mattina e sera). Indispensabile informare sul significato, le modalità e le finalità dell’isolamento domiciliare. É necessario mantenere l’isolamento per quattordici giorni, c’è il divieto di contatti sociali, di spostamenti o viaggi, l’ obbligo di rimanere raggiungibile per le attività di sorveglianza.
Che fare se compaiono i sintomi
Se comparissero sintomi della malattia, la persona in sorveglianza deve avvertire subito medico o pediatra, oltre all’operatore di sanità pubblica che attiva presso il domicilio la procedura di esecuzione del test. Bisogna indossare la mascherina chirurgica (che viene fornita all’avvio del protocollo) e allontanarsi dagli altri conviventi. Bisogna rimanere nella propria stanza con la porta chiusa, garantendo un’adeguata ventilazione
naturale, in attesa dell'eventuale trasferimento in ospedale. É previsto che l’operatore di sanità pubblica contatti quotidianamente la persona in sorveglianza per avere notizie sulle condizioni di salute. Il prefetto e il Commissario del governo territorialmente competenti, informando preventivamente il ministro dell’Interno, assicurano l’esecuzione delle misure avvalendosi delle forze di polizia.
Cosa rischia chi non rispetta e regole
Chi non rispetta le regole rischia l’arresto fino a sei mesi e una ammenda che, in base all’articolo 260 del Regio decreto 27 luglio 1934 n. 1265, oscilla fra 40mila lire (206 euro) e 800mila vecchie lire (413 euro). Se il fatto è commesso da persona che esercita una professione o un’arte sanitaria la pena è aumentata. Se il fatto rappresenta una violazione dell’articolo 452 del codice penale è punito con la reclusione dino a dodici anni.
Articolo aggiornato il 10 luglio 2020 alle ore 16
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