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La Rai è sempre la Rai, e non è per nulla agonizzante

Nulla di nuovo sotto il cielo della televisione di Stato perché è sempre stato così fin dai tempi della Prima Repubblica

di Giancarlo Mazzuca

(Maria Laura Antonelli / AGF)

2' di lettura

Non sarà la Bbc, ma mai come nelle ultime settimane la Rai è stata al centro dell'attenzione di tutti i “mass media”: dopo il festival di Sanremo d'inizio febbraio c'è stata una vera e propria “escalation” di riflettori puntati sull'ente radiotelevisivo pubblico.

Basta rileggere gli articoli di certi giornali: chi accusa il colosso tv per le troppo esternazioni anti-governative, con tanto di possibili dimissioni dell'amministratore delegato Fuortes per il quale era pronto (ma lui ha detto no) il posto alla guida del “Maggio” fiorentino, chi invece, lo critica per essere diventato troppo governativo.

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È proprio vero che, comunque si muova, “mamma Rai” - che, come Unione radiofonica italiana nacque quasi un secolo fa e, nelle attuali vesti, quasi cinquanta anni fa quando andava in onda da corso Marconi, a Torino - è sempre più al centro dell'attenzione generale a conferma che il cavallo agonizzante di viale Mazzini non è, in realtà, così agonizzante, anzi. Del resto, a ben vedere, non c'è nulla di nuovo sotto il cielo della televisione di Stato perché è sempre stato così fin dai tempi della Prima Repubblica: comunque intendesse muoversi, la Rai (che ho anche conosciuto all'interno come membro del suo cda) è sempre stata una primadonna.

Ricordando appunto i tempi eroici della tv di Stato, mi auguro che i vertici dell'ente siano ancora in grado di risalire la corrente e di tenere la barra sempre dritta nonostante le polemiche e le tante censure. Del resto, è sufficiente dare un'occhiata agli ultimi programmi per avere conferma che la nostra Bbc, a dispetto di tutto, non perde troppi colpi, anzi: è il caso dei “cinque minuti” condotti da Bruno Vespa che da una settimana sono trasmessi da Rai Uno subito dopo il telegiornale delle 20.

Questo brevissimo “talk show” si riallaccia ad un programma della stessa lunghezza condotto, tanti anni fa, da Enzo Biagi. Proprio Biagi nella prefazione ad un mio vecchio libro scritto con Claudio Lindner, confessò che lui era sempre stato un grandissimo ammiratore di Franz Kafka tanto che era anche andato a visitare a Praga il palazzo dove ogni mattina, dopo aver trascorso la notte in bianco, il grandissimo scrittore boemo lavorava in una compagnia d'assicurazioni italiana. Ecco, bisognerebbe proprio che anche i vertici dell'azienda radiotelevisiva siano oggi un po' kafkiani in modo da superare tutte le polemiche e gli “j'accuse”: la Rai è sempre la Rai.

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