La Regione supporta i produttori di mascherine
Oltre cento aziende hanno dato la loro disponibilità: resta il nodo a certificazione
di Barbara Ganz
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Produrre in Italia, in Veneto, le introvabili mascherine protettive, ha un duplice significato. Da un lato, per far ripartire l’economia in sicurezza, occorre al più presto essere pronti a dotare le aziende e i luoghi di lavoro di tutti i dispositivi di protezione e sicurezza per i lavoratori che oggi scarseggiano. Non solo: «Supportare scelte di riconversione produttiva può servire a preservare, in un’ottica di lungo periodo, l’operatività e la produttività delle aziende, e ridurre, per quanto possibile, l’impatto di un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali».
Lo ha detto l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan, spiegando come la Regione ha messo a disposizione la propria Unità di crisi aziendali per accompagnare gli imprenditori e le imprese del Veneto che hanno pensato di riconvertire parte della propria produzione nella confezione d’emergenza di mascherine chirurgiche certificate.
Solo nei primi giorni, oltre 100 aziende hanno dato la propria disponibilità: imprese produttrici di intimo e materassifici, ma anche artigiani e cooperative sociali. Il vero nodo è la certificazione, che richiede una procedura autorizzativa complessa. La Regione Veneto ha redatto un vademecum a disposizione delle aziende del territorio che intendono produrre, importare o mettere in commercio mascherine e dispositivi di protezione individuale (Dpi) a uso medico, in deroga alle disposizioni vigenti come previsto dai decreti legge del 9 e del 18 marzo scorsi. Il documento è reperibile sui siti web della Regione, dell’Arpav e dell’Università di Padova. L’Ateneo, infatti, tramite Unismart è il riferimento al fine che i prodotti risultino adeguati nel garantire la tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori.
Nell’attesa, dopo le mascherine stampate da Grafica Veneta, tre aziende del Padovano specializzate nella produzione di valigie (Idea Plast, Valigeria Roncato e Meca2) e tutte con sede produttiva in Italia hanno convertito gli impianti per la realizzazione di una mascherina in materiale plastico, durevole, che necessita solo di essere lavata e disinfettata e può essere riutilizzata più volte, cambiandone il filtro.
Fra Padova e Treviso Assindustria Venetocentro ha iniziato a lavorare per trovare soluzioni, sia con importazioni di prodotti sia con l’assistenza a imprese del territorio che possano produrre presidi conformi alle certificazioni richieste. L’iniziativa ha censito e dato assistenza già a 15 aziende del territorio, operative per la riconversione della propria produzione, e sono stati attivati contatti con 35 aziende disponibili alla riconversione produttiva. L’obiettivo è definire una convenzione, con caratteristiche e prezzi delle mascherine, da mettere a disposizione di tutte le 3.500 imprese associate sia per le necessità immediate, sia per poter essere pronte a riprendere la produzione quando le disposizioni governative lo consentiranno.
La mobilitazione è trasversale a NordEst: in Trentino, a La Sportiva, avanza il progetto di riconversione di una parte del sito produttivo di Ziano di Fiemme allo scopo di produrre mascherine chirurgiche per la Protezione Civile di Trento presentato due settimane fa: «Stiamo cercando di proporre soluzioni innovative anche in questo campo per risolvere principalmente un problema sino ad ora sottovalutato, ovvero quello dell’impatto ambientale causato dalle attuali mascherine monouso oggi in commercio», ha detto il presidente Lorenzo Delladio. Il risultato è Stratos Mask, mascherina igienica sportiva di protezione generica realizzata in tessuto con filtro interno intercambiabile e facilmente sostituibile. La messa a punto è avvenuta grazie ai primi prototipi realizzati a partire dai tessuti tecnici della linea abbigliamento La Sportiva. Terminata la fase di collaudo l’azienda ha depositato domanda di brevetto e valuterà in una seconda fase se precedere con la domanda di certificazione sanitaria.
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