La retrospettiva su Krasner fa il giro d’Europa per approdare al Guggenheim
L’artista americana prima al Barbican a Londra poi a Francoforte, ora è a Berna per arrivare in autunno a Bilbao. Charlotte Filnt spiega le ragioni del successo
di Mario Gatti e Beatrice Tedeschi*
4' di lettura
L'ultima tappa della mostra «Lee Krasner: Living Colour», già esposta presso il Barbican Centre di Londra (30 maggio - 1 settembre 2019), la Schirn Kunsthalle di Francoforte (11 ottobre ’19 - 12 gennaio ’20 ) e in corso presso il Zentrum Paul Klee di Berna (7 febbraio-16 agosto 2020), è il Guggenheim di Bilbao. L’esposizione in agenda il 29 maggio è stata sospesa a causa dell'emergenza Covid-19 (mentre è stata prolungata al Zentrum Paul Klee) e la prossima data di apertura non è ancora indicata dal museo basco. Questa retrospettiva che sta girando in Europa dimostra quanto l'interesse verso il lavoro di Lee Krasner (1908–1984) sia cresciuto nell'ultimo biennio. ArtEconomy24 ha intervistato Charlotte Flint, curatrice della retrospettiva al Barbican insieme ad Eleanor Nairne, per capire gli effetti della mostra sul mercato dell'artista e l'accoglienza di pubblico e critica.
Perché avete scelto di dedicare una retrospettiva a Lee Krasner?
Lee Krasner fu una dei pionieri dell'Espressionismo Astratto e l'unica donna a far parte di questa piccola cerchia artistica della New York del dopoguerra. Il suo contributo viene spesso riconosciuto negli Stati Uniti, dove il suo lavoro fa parte di molti musei importanti, tra i quali il MoMA di New York, il Philadelphia Museum of Art , il San Francisco Museum of Modern Art e il Los Angeles County Museum of Art , ma Krasner è poco conosciuta in Europa, quindi, sembrava importante celebrare il suo lavoro con una mostra qui al Barbican.
Come dialoga con le altre artiste dell'Espressionismo Astratto?
Krasner fece parte della prima generazione degli artisti dell'Espressionismo astratto e la sua lotta per poter essere riconosciuta come artista in quanto donna contribuì all'incremento di possibilità per le artiste astratte della seconda generazione, tra le quali Grace Hartigan, Joan Mitchell ed Helen Frankenthaler.
Le sue origini europee hanno influenzato la sua produzione artistica?
La famiglia Krasner emigrò da un piccolo villaggio russo nel 1907 per sfuggire alla brutale violenza antisemita e Lee fu la prima dei suoi fratelli ad essere nata in America. La famiglia Krasner era di religione ebraica ortodossa e parlava russo, yiddish e inglese, in questo modo l'artista mantenne le sue origini europee inglobandole con lo stile di vita americano. Nel 1930 Krasner scoprì l'arte moderna. Si innamorò dei lavori di Henri Matisse e Pablo Picasso dopo aver visto le loro opere al MoMA, che inaugurò l'8 novembre 1929. Krasner descrisse quell'esperienza come “un cambiamento radicale… una porta che si è aperta”. Krasner e molti dei contemporanei idolatrarono gli artisti parigini, e il suo fascino per il modernismo la condusse ad Hans Hoffmann, artista tedesco e insegnante che aveva conosciuto Picasso e Matisse a Parigi. Hoffmann formò la sua scuola d'avanguardia a New York nel 1934 e lì Krasner si immerse nelle sue lezioni sul Cubismo, trasformando radicalmente la sua pratica artistica.
Quali sono state le fasi più importanti della sua produzione artistica e quale la fortuna delle opere?
Krasner fu un'artista affascinante perché rifiutò di aderire ad uno stile particolare, infatti la sua produzione mutava costantemente. A mio parere, una delle sue qualità migliori fu l'insaziabile sete per la sperimentazione, e personalmente ho amato i collage esposti alla Stable Gallery che includevano suoi vecchi disegni dai colori forti. I dipinti che fanno parte delle “Umber” e delle “Primary's Series” sono di pari importanza perché fu quello il momento in cui cominciò a produrre di nuovo su larga scala. Dato che aveva uno spazio di lavoro più ampio (dopo la morte di Pollock) fu in grado di produrre opere molto più grandi, considerate dei veri capolavori.
La mostra “Living Colour” quali effetti ha avuto per lo studio della produzione artistica della Krasner?
Quando la mostra «Living Colour» ha aperto i battenti al Barbican molte persone hanno affermato di non aver mai conosciuto Krasner prima di quel momento, così l’esposizione si è rivelata un trampolino di lancio per far conoscere la sua arte ad una fascia di pubblico molto più ampia. Per lungo tempo il lavoro di Krasner è stato valutato solo in relazione a suo marito Jackson Pollock e alla sua produzione. Dato che abbiamo deciso di escludere i lavori di Pollock dalla retrospettiva le persone sono state in grado di dedicarsi unicamente a Krasner e riconoscere così il suo talento senza che l'ombra di suo marito la sovrastasse.
È stata ideata come una mostra itinerante? Dove andrà?
Si, la mostra di Lee Krasner è in tour. È stata presentata alla Schirn Kunsthalle di Francoforte, in Germania, e al Centro Paul Klee di Berna, in Svizzera, e c'è l'intenzione di esporla al Guggenheim di Bilbao in Spagna.
Chi sono stati i prestatori della mostra? Quali le opere più iconiche esposte?
Abbiamo avuto prestiti da vari musei, gallerie e collezionisti privati. È difficile scegliere quali siano le opere più iconiche, dato che ha avuto una carriera così incredibile e di ampio respiro! Ritenevo che fosse particolarmente speciale da esporre “Combat” (1965), proveniente dalla National Gallery di Victoria , e quattro dei suoi autoritratti, di cui ne sono rimasti un numero veramente esiguo, poiché molti sono stati distrutti nel corso di un incendio nella casa dei suoi genitori.
Questa retrospettiva può risvegliare l'attenzione anche sulle altre protagoniste femminili del movimento?
Nel suo ultimo libro “Ninth Street Women” l'autrice Mary Gabriel afferma delle pittrici femminili dell'Espressionismo astratto: “queste donne hanno cambiato l'arte e la società americana, facendo a pezzi il codice sociale prevalente e sostituendolo con una dottrina di liberazione”. Dunque è di vitale importanza mostrare il lavoro di queste artiste dove possibile. Sfortunatamente, molte artiste sono state messe in ombra dalle loro controparti maschili nel corso della storia dell'arte e le donne dell'Espressionismo Astratto non fecero eccezione. C'è la speranza che questa mostra aumenti la consapevolezza riguardo ad altre artiste che per troppo tempo sono state ignorate o messe a margine. È incredibilmente incoraggiante vedere realizzati progetti per tante altre mostre di Espressioniste femminili, ad esempio la retrospettiva di Joan Mitchell che è in calendario al Baltimore Museum of Art dal prossimo 13 settembre al 13 dicembre 2020. Sempre che la fine dell’emergenza lo consenta.
*Allievi della XVII edizione del Master in Economia e Management dell'Arte e dei Beni Culturali di Roma - 24Ore Business School
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